“Le condizioni di Giuseppe Uva erano fin da subito tali da imporre la chiamata al 118 […] con il duplice risultato di fornire al paziente l’assistenza necessaria facendo cessare ogni turbativa della quiete pubblica”. Invece la richiesta di intervento fu annullata e “sproporzionato” è stato il dispiegamento di forze dell’ordine – una gazzella dei carabinieri e tre volanti della polizia – per avere ragione di due uomini che avevano alzato troppo il gomito.
Questi sono solo alcuni passaggi della durissima richiesta alla Corte d’assise d’appello da parte del sostituto procuratore generale di Milano Massimo Gaballo. La vicenda è quella di Giuseppe Uva, l’operaio di 43 anni morto all’ospedale di Varese la mattina del 15 giugno 2008 dopo essere stato fermato da due carabinieri e sei poliziotti, processati e assolti in primo grado dall’accusa di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona.