Cesare Serviatti: viene da lontano la storia del Landru del Tevere

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«Pensionato, 450 mensile, conoscerebbe signorina con mezzi, preferibilmente conoscenza scopo matrimonio». È il 1931 quando esce questo annuncio. Chissà se l’autore si è ispirato a quanto accadeva in Francia più di quindici anni prima, quando un uomo, Henri Landru, si faceva passare con lo stesso sistema per un vedovo benestante in cerca di moglie. Dieci donne riuscì a irretire o almeno dieci furono le sue vittime, a cui si aggiunse un bambino di 10 anni. Si appropriava dei loro beni e le strangolava facendone a pezzi i corpi per bruciarli infine nel forno della sua villa.

Tutto questo, all’inizio degli anni Trenta, di certo non lo sa Paola Gorietti, Paolina, che ha 39 anni e che il 4 novembre 1931 lascia Roma, dove lavora come domestica, per andarsene con l’autore dell’annuncio a La Spezia senza più dare notizie di sé. L’uomo si chiama Cesare Serviatti e non è di bell’aspetto. Di corporatura robusta, è stempiato e ha baffi neri. Nato nella capitale da genitori ignoti, ha 59 anni ed è sposato, anche se Paolina non sa nemmeno questo. Niente figli e neanche una vera professione.

E il 9 dicembre 1932 finisce in galera perché un pezzo del corpo di Paolina, il tronco, viene trovato in una valigia sul treno Torino-Napoli. Peraltro, a carico di Serviatti c’è anche un coltello da quindici centimetri sporco del sangue di Paolina. Interrogato per quattro giorni, alla fine però cede. Cesare e Paolina hanno avuto una relazione e l’ha uccisa per sbaglio il 13 novembre 1932 con un calcio al ventre, al culmine di un litigio. Poi, in preda al panico, ha fatto a pezzi il corpo con un coltello a portata di mano, che però risulta appena comprato. Inoltre l’autopsia dice che la donna è stata strangolata.

A quel punto tornano alla mente altri casi simili. C’è quello della livornese Giuseppina Bartolini, Pasqua, 54 anni, che risponde a un annuncio identico a quello di Paolina, ne conosce l’autore e nel 1928 vende tutto per andare con lui a La Spezia scomparendo. E salta fuori anche la sparizione di Beatrice Garucci, Bice, una domestica di 50 anni che ritira tutti i risparmi e il 20 ottobre 1930 se ne va sempre nella stessa città. Entrambe hanno conosciuto lo stesso uomo, Cesare Serviatti, che confessa: le ha uccise e depezzate lui.

«Di delitti», dice, «posso averne commessi altri cinque, ma bisogna provarli. In quanto alle vittime, cercatele» e rimane il sospetto che abbia ucciso ancora. Processato per omicidio, furto e vilipendio di cadavere, viene condannato alla pena capitale l’8 luglio 1933 tentando invano il ricorso in Cassazione. Giustiziato il 13 ottobre successivo davanti a una folla di quasi seimila persone radunate sul campo intorno al poligono di tiro di Chiaravecchia, vicino a Sarzana, Serviatti è rimasto agli annali come il sezionatore di domestiche. O anche come il Landrù del Tevere.

(Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale In famiglia)