Querelati per gli eserciti privati e condannati da un giudice di cui hanno scritto

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Kitbash Private Military Contractor - Foto di Shaun WongSe scrivi di un magistrato il cui nome compare nell’ambito di un’indagine (e non come inquirente né giudicante), c’è caso che in seguito quello stesso magistrato possa trovartelo di fronte come giudice monocratico. Se in quell’occasione sei imputato del reato di diffamazione, c’è anche caso che – malgrado gli elementi presentati a conferma della correttezza di ciò che hai scritto – finisci condannato. È quello che è accaduto un mese fa a Torre Annunziata ai giornalisti Rita Pennarola e Andrea Cinquegrani della Voce delle Voci. Ed ora due parlamentari chiedono procedure ispettive per verificare che tutto si sia svolto regolarmente. Qui il pezzo, riportato per esteso, di ciò che è accaduto.

Lo scorso 2 marzo i senatori di Italia dei Valori Elio Lannutti e Pancho Pardi hanno presentato un atto di sindacato ispettivo rivolto ai ministri della Giustizia, Angelino Alfano, e dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. Il documento riguarda la vicenda giudiziaria capitata al mensile La Voce delle Voci, i cui direttori Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola erano stati querelati per diffamazione da Giacomo Spartaco Bertoletti, socio di Roberto Gobbi nella IBSA di Genova, la società che aveva addestrato Fabrizio Quattrocchi prima della sua partenza per l’Iraq. L’articolo querelato rientrava in una serie di inchieste giornalistiche, pubblicate dalla Voce dopo la morte di Quattrocchi, che mettevano in luce il fenomeno dei contractor e degli eserciti privati sui luoghi di guerra. «Cinquegrani e Pennarola – ricordano nell’atto ispettivo Lannutti e Pardi – erano stati rinviati a giudizio senza mai essere ascoltati dalla Procura di Torre Annunziata».

Negli articoli veniva riferito fra l’altro che Giacomo Spartaco Bertoletti è membro ufficiale del “Parlamento mondiale per la sicurezza e la pace”, organizzazione che è stata oggetto di indagine nell’ambito di inchieste giudiziarie quali quelle per la strage di Brescia, le stragi del ’92 e il caso Telekom Serbia. Veniva inoltre ricostruito che Bertoletti è stato alto esponente anche della IBSSA (International Bodyguard and Security Service Association, casa madre in Ungheria e sede italiana presso la IBSA di Bertoletti a Genova), cui aderiscono sigle di contractor nel mondo.

«All’udienza del 4 febbraio scorso dinanzi al Tribunale di Torre Annunziata – viene sottolineato nell’atto ispettivo – il teste Piera Amandola, consulente di numerose procure italiane che indagano sulle stragi, ha confermato gli scenari nei quali è coinvolto il “Parlamento mondiale” di Palermo ed i collegamenti massonici di questa organizzazione». Ma nelle sue conclusioni l’avvocato di Bertoletti, Gaia Inverardi di Milano, ha affermato che il suo assistito non è in alcun modo collegato alla IBSSA International, prontamente smentito per tabulas dal difensore di Cinquegrani e Pennarola, Gennaro Lepre.

«Al termine dell’udienza – scrivono Lannutti e Pardi – il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 9 mesi di reclusione per Rita Pennarola, autrice dell’articolo, e 5 mesi per il direttore Andrea Cinquegrani, oltre alle spese di giudizio e danni, quantificati in 20.000 euro, da liquidare alla parte offesa. Dopo due ore di camera di consiglio il giudice monocratico, Roberta Ianuario, ha condannato Rita Pennarola e Andrea Cinquegrani al risarcimento dei danni in favore di Bertoletti e al pagamento delle spese processuali».

«Il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno – viene sottolineato nell’atto ispettivo – in un articolo del 18 marzo 2007 riportava che il momento investigativo-informativo nell’ambito del procedimento penale “Toghe Lucane” ha riguardato la dottoressa Ianuario, nonché, nella qualità di indagato, il dottor Giuseppe Galante, già Procuratore della Repubblica di Potenza». E ancora: «La Voce delle Voci è stato il primo giornale italiano a pubblicare, nel 2008, un’inchiesta tratta dalle indagini di Salerno sul caso De Magistris, che ponevano in luce l’assoluta correttezza del magistrato e le trame messe in atto ai suoi danni dai colleghi di Reggio Calabria e Potenza».

Alla luce di tutto questo, i due senatori dell’IDV chiedono ai ministri Alfano e Scajola «se non ritengano opportuno attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall’ordinamento, anche al fine di prendere in considerazione ogni eventuale sottovalutazione di significativi profili di accertamento» e «se il Governo non ritenga che la libertà di stampa rappresenti una delle garanzie che un Governo democratico, assieme agli organi di informazione, dovrebbe garantire ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l’esistenza di una stampa libera».