Segreti di Stato sulle questioni scomode

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Gli appuntamenti importanti non si mancano e Romano Prodi dice che ci sarà alla riunione dei 45 del partito democratico. Lo scrive forse in fretta mentre conferma quanto si afferma sul rapimento di Giuliana Sgrena: consultatosi con i servizi, non vede altra strada che apporre il segreto di Stato sulle attività condotte per arrivare alla liberazione della giornalista del Manifesto.

Intanto, sull’altra vicenda che si vuole mettere sotto chiave, il sequestro dell’imam Abu Omar, i magistrati titolari dell’inchiesta preparano le controdeduzioni per difendere l’indagine e i rinvii a giudizio. Si legge su Aprile Online:

I magistrati milanesi ribadiscono che non è mai stato opposto il segreto di Stato alla Procura in relazione agli atti acquisiti nel procedimento a carico di alcuni agenti del Sismi, tra i quali l’ex direttore Nicolò Pollari, e agenti della Cia. Che non sono mai stati utilizzati nell’indagine atti coperti dal segreto di Stato. Che la lettera inviata dal presidente del Consiglio in carica Romano Prodi alla Procura, nella quale si ribadiva il segreto di Stato, non può che riferirsi ad atti mai acquisiti dalla magistratura. Che le intercettazioni disposte su 8 (e non 180) utenze di agenti, all’epoca indagati, del Sismi sono assolutamente legali perché autorizzati dal gip e perché non esiste un divieto ad intercettare gli 007 del Sismi.

Infine, che è falso che siano state esercitate pressioni su indagati e testimoni, nel corso delle indagini svolte, per indurli a violare il segreto di Stato. A questo proposito, la Procura di Milano si riserva di denunciare, per reati ancora da prospettare, coloro che hanno redatto l’atto relativo al conflitto tra poteri dello Stato e quanti l’hanno approvato.