Tempo addietro, mentre mi stavo occupando di una storia che sfiorava in qualche punto quella della Uno Bianca, mi sono per caso imbattuta in una vicenda che risale al novembre del 1988 e di cui stranamente si è persa quasi completamente memoria. Si tratta della strage dei carabinieri di Bagnara di Romagna, comune al di là del fiume Santerno di 1.800 persone in provincia di Ravenna. Guidato in quegli anni da una giunta composta da PCI e PSI, è nella cittadina vicina a questo piccolo centro di provincia – Forlì – che il 16 aprile 1988 viene assassinato dalla Brigate Rossa Roberto Ruffilli, consigliere per i problemi istituzionali dell’allora presidente del consiglio Ciriaco De Mita.
Ed è per questo che la strage dei carabinieri fa pensare in un primo momento al terrorismo. Tuttavia questa pista viene scartata quasi subito a favore di quella malavitosa, altrettanto velocemente abbandonata. Ma che accadde a Bagnara di Romagna il 16 novembre 1988? Alle 12.20 di quel giorno, alla stazione dei carabinieri di Lugo di Romagna giunge la telefonata di un civile: nella caserma di Bagnara qualcuno sta sparando. Dieci minuti dopo i militari del vicino comune sono sul posto e alle 12.40 giunge l’ambulanza mentre in zona si portano elicotteri, pattuglie e ufficiali che arrivano da Faenza, Ravenna e Bologna.
Per entrare le forze dell’ordine utilizzano la porta laterale: quella principale è chiusa dall’interno e quella di lato invece è stata aperta dalla moglie del comandante della stazione quando, alle 12.15, si era precipitata fuori dall’edificio di via Garibaldi qualche secondo dopo l’inizio della sparatoria. Una furia, quella che si stava scatenando all’interno. Tanto che dall’ufficio del comandante fuoriescono nove colpi sparati ad altezza d’uomo da una mitraglietta M12 in dotazione ai carabinieri. Uno dei proiettili raggiunge il finestrino posteriore di un’auto di passaggio, una Fiat 126 che appartiene al postino del paese, Martino Zardi, che blocca la vettura, scende, va verso l’ingresso della caserma e invoca aiuto.
Una volta dentro, carabinieri e soccorritori scoprono un mattatoio: i cadaveri sono cinque, quattro dei quali crivellati di proiettili. Solo uno, il quinto, presenta a una prima ricognizione un’unica ferita alla tempia destra, provocata da un colpo esploso a distanza ravvicinata e proveniente da una pistola, probabilmente una Beretta d’ordinanza. Le vittime sono i militari in servizio nella stazione romagnola. Si tratta del brigadiere Luigi Chianese, il comandante, 30 anni, nato a Minturno (Latina) e sposato con due figlie. Era arrivato a Bagnara di Romagna nell’agosto 1987. Poi c’è Angelo Quaglia, 27 anni, carabiniere scelto, nato a Controguerra (Teramo), celibe, che è in servizio qui da sei anni ed è rientrato da due giorni da una licenza. Paolo Camesasca di anni ne ha 21 anni, è nato a Giussano (Milano), e presta servizio in Romagna dal maggio 1988. Altra vittima è Daniele Fabbri, 20 anni, carabiniere ausiliario, nato a Cesena, trasferito a Bagnara nell’agosto 1987 dopo il corso. Infine viene rinvenuto il corpo dell’unico militare che ha una sola ferita: è Antonio Mantella, 31 anni, penultimo di cinque figli, se ne va nel 1981 da Vibo Valentia per raggiungere la Romagna, dove vive già il fratello, Nicola, carabiniere che comanda la stazione di Sant’Agata sul Santerno (Ravenna). Qui si arruola, si sposa e ha due figlie, rispettivamente di due anni e di pochi mesi. Al tempo dei fatti è un carabiniere scelto e sta alla stazione di Bagnara da tre anni.
Alla strage scampa solo il carabiniere scelto Alessandro Trombin, 25 anni, tre di servizio a Bagnara. Quel giorno era in licenza e si trovava nel paese natale, Gavello (Rovigo). Appena dopo l’identificazione delle vittime, viene contattato e richiamato a Bagnara dal comandante della stazione di Cerignano.
Subito si cerca di capire che è accaduto. Mentre a Roma il ministro dell’interno Antonio Gava si ritrova immediate sollecitazioni da parte dei comunisti Pecchioli e Imposimato e dal capogruppo del MSI Filetti, in loco, tralasciate le ipotesi legate al brigatismo e alla criminalità organizzata, si inizia a parlare di «raptus», di «dramma della follia»: Antonio Mantella, il militare con l’unico colpo alla testa, sarebbe «impazzito» e avrebbe massacrato i colleghi togliendosi poi la vita. E allora l’obiettivo successivo è la ricostruzione di ciò che è accaduto quella mattina.
Intorno alle 8 del 16 novembre 1988, Mantella e Daniele Fabbri prendono servizio davanti alla banca del paese, il Credito Romagnolo di piazza della Repubblica, e devono restare lì fino alle 13. Li vede l’allora sindaco, Ludovico Muccinelli, che non sembra notare niente di strano. Di fatto, da ciò che viene accertato, alle 12 ricevono una chiamata dal comandante, Chianese, perché rientrino. Il motivo dell’ordine invece non si conosce. Sulla via del ritorno, Mantella e Fabbri si fermano per la spesa, chiacchierano con la fornaia e con il vigile urbano: parlano di calcio e Mantella commenta le gesta della Juventus e scherza invece sulle disavventure di Bologna e Cesena. Intanto due operai dell’Amiu, l’azienda rifiuti di Imola, si rivolgono ai due militari per denunciare un piccolo furto: è stato forzato il loro furgone e rubate un paio di tute da lavoro. Ma viene detto loro di rivolgersi alla stazione di Mordano. «Noi abbiamo da fare, ci ha chiamati il comandante», avrebbero ribattuto alla coppia di operai. Quella mattina, mentre Mantella e Fabbri sono davanti alla banca, in caserma passa anche un dipendente comunale per portare una richiesta di permesso per una gara ciclistica e parla con Chianese, Quaglia e Camesasca. Sembra tutto a posto.
Ma manca poco a mezzogiorno e mezzo quando scoppia il finimondo. E c’è chi ha iniziato a dire che forse non tutto era a posto, in quella caserma, che Mantella era «roso da una sofferenza interiore», come si legge sui giornali dell’epoca. Mentre si comincia timidamente a insinuare che il carabiniere scelto fosse esageratamente geloso della moglie o avesse avuto attriti con Chianese o ancora che fosse tormentato da telefonate anonime, il parroco di Bagnara di Romagna, don Francesco Borrello, avrebbe detto a Repubblica che «qualcosa so, ma tacerò». Nei giorni successivi smentirà di aver fatto un’affermazione del genere e di essere a conoscenza di qualsiasi elemento che possa far luce sulla vicenda. Intanto quella mattina tre ragazzi sono in piazza Marconi in bicicletta e un quattordicenne dice di aver sentito parlare dell’«opera di una persona portata in caserma per un controllo». Ma non ci si capisce nulla: i familiari di Mantella smentiscono storie legate a depressione, aggressività o gelosia. Un ufficiale anonimo, parlando con un giornalista, accenna a una «causa improvvisa e gravissima». E sono in tanti in paese a giurare che tra quei carabinieri c’era armonia. Tanto che la sera prima della strage sarebbero usciti tutti insieme a cena e, a detta di chi li aveva incontrati, il clima era gioviale e disteso.
L’autopsia, secondo la versione ufficiale fornita, viene eseguita il giorno dopo da un medico legale di Ferrara e da uno di Ravenna. Si accerta che sono stati esplosi 96 colpi di mitra e 15 di pistola, 111 in tutto. Dalle prime indagini, emerge che Mantella avrebbe usato tre mitragliette M12 scaricando i caricatori contro Chianese, Fabbri e Camesasca. Prima una sventagliata verso l’alto e poi un’altra verso il basso. Poi si scaglia contro Quaglia. Prende quindi la sua pistola e spara quindici colpi al colleghi. Infine metterebbe i mitra e la pistola sulla scrivania del comandante e afferrerebbe la pistola di Camesasca per spararsi dato che la sua si è scaricata.
Questa in sostanza la vicenda di Bagnara di Romagna, così come ricostruita da chi indagò all’epoca. Prossimamente tornerò a parlarne perché, di fatto, la storia non si conclude con i funerali, celebrati due giorni dopo il massacro. Ci sono altre vicende che si intrecciano con essa. Vicende che tratteggiano un periodo travagliato, ben lontano dall’immagine di tranquillità che la provincia romagnola infonde in chi la visita. Da sottolineare fin da subito che del destino di quei cinque carabinieri si parlò pochissimo: nel giro di qualche giorno, i riferimenti alla storia si fanno flebili, le indagini si cristalizzano sull’omicidio-suicidio, i giornali passano ad altre vicende. I familiari delle vittime, tra cui il fratello di Luigi Chianese, Giuseppe, denunciano il fatto che gli inquirenti «si sono chiusi a riccio e non dicono più nulla». Mentre Nicola Mantella, fratello di Antonio, continua a porsi domande e a rifiutare la versione ufficiale.
Se ci sono censure e’ inutile continuare.
Resta pero’ da vedere cosa e’ stato censurato.
Si tratta di spam e di commenti che veicolano informazioni commerciali non desiderate. Informazioni si trovano qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Spam
Per questo è stato applicata l’approvazione in attesa di risolvere il problema. Se poi si considerano commenti interessanti interventi come “?” o “^^^” (mandati con nickname differenti ma rispondenti tutti allo stesso IP), sta di fatto che aggiungono poco alla discussione.
Non aggiungono niente.
Dispiace apprendere che ci sono persone che non hanno niente da fare se non disturbare in questo modo infantile.
Non e’ “Bagnara” in se che dobbiamo cercare,non dico di risolvere,bensi’ di capire.Ma e’ tutto quello che avveniva in quegli anni e in quel territorio che merita di essere analizzato piu’ a fondo.
Abbiamo il piacere di avere un abitante del luogo che potrebbe aiutarci nella nostra “ricerca”.
Ma soprattutto,scrive in questo blog la figlia di quella persona che viene ritenuta responsabile della strage.Ma sara’ stato Antonio Mantella l’autore della tragedia?
E.Signol e’ un “fake”?
Anche altri che partecipano alla discussione lo sono?
164° A.C.A si sono la figlia di mantella a tutti gli effetti..te lo assicuro..al mille per mille…infatti nell’articolo di apertura del blog c’è scritto che mio padre era il penultimo di 5 figli,ma è il penultimo di 6 figli e tante altre piccole inprecisioni….comunque non penso che la conferma di una frase ipoteticamente detta possa darti conferma che io sia vera…ti dico che ero una bambina all’epoca per poter sapere se l’abbia detto oppure no,anche se è una frase che già ho letto su vari articoli.
un’altra cosa io so che loro si sono fermati a parlare con quelle persone del paese prima di montare il piantone e no dopo che sono stati richiamati in caserma..
Non mi fraintenda Luce,non mi permetterei.
Semmai volevo avere conferma sulla veridicita’ di quella frase perche’ – a mio parere – racchiude un’importanza determinante.
E’ mai possibile che in questa piccola regione(perche’ la Romagna e’ una regione,seppur unita all’Emilia),vi siano stati cosi’ tanti fatti di cronaca nera che hanno avuto come protagonisti in negativo i carabinieri?E in un lasso cosi’ breve di tempo?
Addirittura a Bologna vi era un brigadiere che disseminava prove e depistaggi ancor prima che quelli della Banda della Uno bianca mettessero a segno l’azione.
Io personalmente ho una mia personale ipotesi su quanto sia accaduto in quella zona,in quegli anni.Ma prima di esporla sarebbe opportuno continuare ancora la discussione.
Per 164° A.C.A. Credimi : sono di Bagnara e non avrei alcun interesse a mentire. Perdonami se passo al Tu ma quando sono punto nel vivo mi sembra giusto chiarire subito la cosa in modo diretto ed amichevole. E ovviamente pretendo del Tu e questo vale per tutti i partecipanti al blog. Ho 40 anni, sono cresciuto a Bagnara e amo questo paese che sta cambiando rapidamente. Quel 16 novembre del 1988 Bagnara e’ divenuta famosa in maniera tragica e proprio quel giorno forse molti hanno capito che non era piu’ quella isola felice che tutti credevano di abitare. Chi passa da qua si fermi: saro’ lieto di stringere la mano a chiunque voglia vedere questo angolo di Romagna.
Pablo,si intuisce che sei molto attaccato al tuo paese e alla tua terra.
Venti anni fa pero’ si e’ sviluppato un qualcosa di maligno.
Dobbiamo capire se questo male si e’ creato perche’ ha trovato improvvisamente terreno fertile,oppure se e’ stato sviluppato “appositamente in laboratorio” e poi “gettato” nel territorio con il chiaro intento di terrorizzare.
Man mano che il dibattito si sviluppera’ esporro’ la mia teoria.
Qualcosa di maligno ? Difficile da credere ma anche difficile da escludere data la casualita’ degli eventi. Effettivamente quello che e’ successo in quegli anni e strano: tutti quegli episodi sono collocati in breve tempo e nel tratto Bologna – Cattolica. O e’ un disegno precostituito oppure e’ una strana e beffarda casualita’. A questo punto 164° ACA devi illuminarci sulla tua teoria……
Non sono in grado di illuminare.Pero’ io mi sono fatto un’idea,due ipotesi per la precisione.Partendo dalle possibili cause scatenanti questi eventi.
Prima ipotesi:La forza dell’Arma dei Carabinieri sta anche – ma non solo – nel fatto che esiste una scala gerarchica solida.Parliamo,non dimentichiamocelo,di un corpo militare.Cio’ che tiene uniti i carabinieri nella loro rettitudine e’ l’appartenenza al Corpo,ma anche “ubbidire tacendo”.Il comandante generale(che fino a non molti anni fa proveniva dalle FF.AA,questo per le note inchieste di meta’ anni sessanta)e’ solo la punta dell’iceberg.Poi,fino al piu’ giovane milite della piu’ piccola caserma ,vi e’ una capillare ramificazione gerarchica.Una volta che questo controllo gerarchico viene a mancare,magari anche solo un anello della catena,potrebbe favorire quello che e’ accaduto in quegli anni in Romagna.Poco controllo gerarchico = militari che “deragliano”,che si fanno sopraffare dalla loro parte maligna.Mancando i controlli,i controllati hanno iniziato a delinquere.
Seconda ipotesi.Qui “lavoro” un po’ piu’ di fantasia:In quegli anni si e’ volutamente creato un gruppo,ramificato in piu’ squadre,di appartenenti alle forze dell’ordine.Un gruppo parallelo a quelli istituzionali.Il loro scopo?Non saprei dirvelo.Non escludo pero’ che gli appartenenti a questi gruppi si siano sentiti coperti da un’immunita’ extra che ha portato alcuni di loro a compiere delitti efferati,pensando di poterla fare franca.O di venire coperti.
I Savi attori principali,Macauda(piu’ ignoti)i registi.Ma chi sono gli sceneggiatori?
Certo,fa molto pensare che un brigadiere metta in atto un depistaggio prima che il delitto venga compiuto.E fa pensare la frase del Mantella che ho citato in un messaggio poco sopra.
Spero anche che Approssimaivo si faccia rileggere e spieghi meglio questo suo messaggio:
l’approssimativo ha detto,
IL 30-09-2008 ALLE 8:56 AM,
X 164° A.C.A.
[i]ho solo rilevato un furto molto strano, che coincide con il non sporcarsi di quel giorno, ho fatto domande sul PRIMO FURTO della uno bianca e su chi era il titolare e, ho solo affermato un dato certo, i colpi sparati quel giorno non sono 111 ma bensì “112″… se non sbaglio, quì ci si pongono solo delle domande, daltro canto invece, le risposte mi sembrano poche e aleatorie basate proprio sull’approssimazione ecco l’origine del nick… Saluti [/i]
Resta comunque troppo complicato scrivere supposizioni,oppure incentrare i dubbi su fatti,omicidi e testimonianze specifiche.
Non possiamo scrivere in pubblico di certi argomenti,e dire che ce ne sarebbero da approfondire.
Per esempio le decine di militari,carabinieri e agenti,che si sarebbero dovuti candidare nelle liste dell’allora PSDI proprio nel 1992,alla guida dei quali vi era il famoso Col.Pappalardo.
E cosa dire del ferimento di Roberto Savi al Pilastro?Sia lui che il fratello Fabio hanno sempre insistito nel dire che Roberto si era curato da solo ……
Oltre cento azioni sanguinarie messe a segno e di conseguenza oltre cento occasioni per rimetterci loro stessi la pelle.Se erano interessati ai soldi,i Savi non potevano mettere a segno uno,o al massimo un paio,di colpi grossi?
Altre incongruenze si riscontrano nelle prime dichiarazioni ai giudici di Roberto e Fabio.Soprattutto in merito alla dinamica dei fatti.In poche parole i racconti/confessioni tra i due non collimano.A volte sembra che non siano stati loro a compiere una determinata azione.O almeno uno dei due sembra quasi che non vi partecipasse.Non erano soli?E chi coprirebbero con le loro non confessioni?La stessa domanda me la sono sempre posta seguendo il caso Moro.Vi ricordate la dinamica dell’agguato di via Fani?Ci vollero anni e anni perche’ uscissero fuori dalle bocche dei brigatisti i nomi di alcuni partecipanti a quella strage.Inoltre i br indossarono per l’attacco alla scorta delle divise dell’Aeronautica civile.Per riconoscersi tra loro?
Poi ci sarebbe da dire ancora sulla tragedia di Bagnara,magari su qualche bagnarese che ha ascoltato qualcosa ma che non ha testimoniato …
Tutte ipotesi che non possiamo fare in pubblico,ricordiamoci che esistono delle sentenze giudiziarie in merito.
La curatrice del blog,Antonella Beccaria,potrebbe ragguagliarci meglio su questo argomento.
X 164° A.C.A.
Io non vedo nulla di illegale, nell’avanzare delle ipotesi!
Anzi, se servisse a fare chiarezza, ben vengano!!!
Nel caso contrario, sarebbe a dire, che nessuno ha il diritto di cercare la verità, in questa assurda Storia!
@ 164° A.C.A. (anche se di questi argomenti preferirei non scrivere a un nickname) – Le sentenze sul caso Uno bianca parlano di rapinatori. Hai ragione a dire che un rapinatore di solito si comporta in modo diverso e minimizza il rischio cercando di massimizzare il profitto, ma dal punto di vista del percorso giudiziario questo e’ quanto si e’ concluso. Peraltro lasciando molto poco margine a “persone ignote”: se la pubblica accusa parla in diversi casi di concorso di individui non identificati, in sentenza viene dato per certo che ci fossero solo i componenti della banda, con rarissime eccezioni (per esempio la rapina alla Coop di Casalecchio del 1988). Sta di fatto che comunque, a prescindere dal fatto che convincano o meno, leggere gli atti di quei processi e’ molto interessante e altrettanto interessante e’ ascoltare le udienze di primo grado di Bologna e Rimini registrate da Radio Radicale (vedi qui, anche se immagino avrai già avuto modo di accedere alle schede audio): dalla documentazione, infatti, almeno emerge un’atmosfera di contesto da cui partire. E questo vale in generale, non solo per la questione specifica. Le sentenze (ma ancor di piu’ i singoli atti) sono un elemento fondamentale da studiare per poterle poi incrociare con altre fonti. Non sempre pero’ e’ cosi’ facile accedervi, ma questa e’ una questione di burocrazia macchinosa. Ben vengano, a questo proposito, siti come quello dedicato alla memoria del 2 agosto 1980 dove l’associazione dei familiari sta lavorandoper digitalizzazione e pubblicare la documentazione giudiziaria. Altri casi del genere fortunatamente ci sono: per esempio il sito dedicato a Fausto e Iaio, quelli sui giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo o il più recente Supporto legale sui fatti di Genova 2001. Ma rimangono pur sempre casi rari.
Le documentazioni audio di Radio Radicale sono udibili solo con il RealPlayer,un programma a mio parere un po’ troppo … invasivo.
Accontentarsi di alcune verita’,a volte di comodo,non piace a nessuno.
Il sottoscritto avrebbe piacere che venisse restituita dignita’ ai Carabinieri caduti in questi tragici fatti.Indipendentemente dalla ragion di Stato.Se di ragion di Stato si e’ trattato.
Come hai scritto ci sono delle sentenze alle quali dobbiamo comunque attenerci.I Savi sono sai giudicai come rapinatori,non terroristi.
Ipotesi e’ bello farne,Marco,ma dobbiamo ricordarci che questo e’ un blog pubblico.
Sicuramente tenuto in “osservazione”.
Io, non ho paura di fare delle supposizioni.
Mi baso sopratutto su dati di fatto.
Per quanto posso essere coinvolto emotivamente, cerco sempre di essere obbiettivo, senza mai offendere nessuno.
dove sorge il problema che è un blog pubblico?e qual’è il problema se è tenuto in osservazione?io non paura di dire le cose come stanno,non ho paura di affrontare le persone..
siamo in un paese democratico almeno così si dice,ognuno è libero di pensare e dire ciò che vuole..
se hai paura di esporre le tue teorie allora non dovevi proprio commentare nel blog o sbaglio?
Brava Luce!
Scusa se te lo domando….
Qualche tempo fa, ti avevo consigliato di contattare Antonella.
L’hai fatto?
no ancora no…
X Luce
Cosa aspetti!
Credimi è una persona squisita!
Ciao Pablo,
credo di aver capito che tu abiti, vicino/di fronte alla Caserma dei C.C. i tuoi genitori hanno notato qualche movimento strano subito dopo il fattaccio? cioè ha visto entrare delle persone in Borghese nella caserma e portare via subito degli oggetti, o c’è stato solo un via-vai di persone?
Riescono a ricordare chi, per primo è entrato in Caserma?
Ciao Marco. All’epoca abitavo a 50 metri dalla caserma. Mio padre ricorda il via vai di persone in borghese che entrava ed usciva dalla caserma, oltre alle decine di carabinieri che andava e veniva dai paesi vicini. Ti ripeto: erano momenti molto confusi. Difficile dire chi fu il primo ad entrare: la zona era off-limits perche’ non si sapeva chi sparava dall’interno. Anche dopo che si scopri’ che erano tutti morti nessuno era autorizzato ad avvicinarsi alla caserma: i rilievi durarono molto a lungo.
Se hai letto, i post precedenti, avrai capito che sono il nipote del Comandante della stazione, e sono alla ricerca disperata di notizie utili, a far luce su questa assurda vicenda!
Se hai altre informazioni, più o meno interessanti me le puoi far sapere.
Se tu mi dai l’autorizzazione chiederò la tua e-mail al resp. del blog, o se vuoi, tutte le info, le puoi passare a Lei.
I carabinieri intervenuti dopo la strage sono accorsi perche’ avvertiti dalle telefonate dei cittadini ma anche perche’,sicuramente,e’ scattato qualche allarme interno.A mio parere conta di piu’ sapere dopo quanto tempo sono arrivate le persone in borghese oppure i militi in divisa.Insomma,quanto tempo e’ passato dall’inizio della sparatoria all’arrivo dei primi militari?
Pablo,dobbiamo mandarti in missione nel tuo paese,per acquisire informazioni su un determinato gruppo di persone! Sei pronto?
Salve a tutti. Scusate il ritardo nella risposta ma sembra che il mio PC abbia dato di matto dopo avere installato un programma firewall. Ora pare tutto a posto. Rispondo a Marco che mi chiede un indirizzo e-mail al quale scrivermi: ho gia’ chiesto ad Antonella via mail di girartelo. Per quanto riguarda ACA: il tempo di arrivo degli altri militari mi sembra di capire che fu nell’ordine dei 5-10 minuti. La stazione di Mordano dista circa 3 kilometri e quella di Solarolo circa 5 km. Poi lo chiedero’ meglio a mio padre. Mi scuso in anticipo ma mi trovo in difficolta’: voi sapete io da dove scrivo e io non so proprio voi da dove scrivete. Qualcuno vuole essere piu’ preciso ?
salve a tutti, io vorrei cercare di cambiare il discorso rimanendo in tema riflettendo su delle domande che in qualche modo possano essere “utili”. E’ chiaro che ognuno dice la “Sua” ma occorre dare un filo logico al discorso rispettando anche la tempistica altrimenti mi sembra un blog sterile. se non vi dispiace io inzierei con delle domande banali ma che hanno un senso nelle vicende trattate, ad esempio:
è possibile che in un atto di follia improvviso e inaspettato, il “protagonista” (chiedo scusa per il termine) abbia poi, prima di uccidersi, rimesso le armi in ordine sulla scrivania?
Perchè nessuno reagisce? Perchè vengono richiamati in Ufficio?
cosa era successo ad alfonsine? Perchè il tutto avviene nel triangolo “BOFERI”
io provo a dare una risposta basata sulla logica ma senza nessuna pretesa. comincio dall’ultima.
forse perchè proprio loro non dovevano sfuggire alla strage.
forse perchè erano sotto tiro.
quando una persona compie della gesta del genere, difficilmente poi si mette a riordinare, mentre se fossero stati uccisi, è logico mettere le armi sul tavolo.
infine c’è da dire che altri due carabinieri sono stati giustiziati senza avere nessuna reazione.
Forse ad Alfosine successe qualcosa che scosse alcuni semplici Carabinieri fino ad allora ignari ma che poi si sono “ribellati”.
Riguardo al triangolo BOFERI, sembrano delle linee di un confine da dove non poter sconfinare, dove erano presenti boss in soggiorno obbligato, dove ci sono dei traffici illeciti di grande importanza strategica.
Benvenuta Gloria,a chi ti riferisci quando scrivi che altri due carabinieri furono giustiziati senza avere nessuna reazione?
Per quanto riguarda il triangolo BOFERA,chiaramente qualcosa in quelle zone e’ andato fuori controllo,ma di boss in soggiorno obbligato e di traffici di stupefacenti ce ne sono in ogni provincia.
Per quanto riguarda le armi sul tavolo,potremmo anche pensare che qualcuno(ovviamente non l’idraulico o il falegname…)abbia fatto “visita” ai militi di Bagnara con una scusa del tipo:”Dobbiamo verificare le matricole delle armi,tutti i militari si facciano trovare in caserma per il controllo…”e che poi qualcuno abbia sparato?Chi?Oltre ai militari in servizio c’era gia’ qualcun altro all’interno della caserma?
Ciao A.C.A.
BOFERI e non BOFERA ricordi? la prima fiat uno di colore bianco è stata rubata a rimini…
da quelle parti c’erano molti pregidicati per reati di stampo mafioso.
per quanto riguarda le armi, perchè sparare con tutti i mitra?
forse si, con una reale fantasia si potrebbe dire che:
forse qualcuno è andato in caserma perchè tutti lì sapevano delle cose scottanti…. con l’intento di fare ciò che hanno fatto, poi visto che mancavano due carabinieri li hanno fatti richiamare per non lasciare nessuno in circolazione. Altri due carabinieri di pattuglia furono assassinati senza motivi apparenti. quì entrò in poi in gioco Macauda…
Antonella scusa per l’e-mail ma tu sai….
Gloria, no, non so: la mail non viene pubblicata e dunque non capisco perche’ non fornire la tua, invece di usare la mia. Che si ricorra ai nickname ci sta, che non si diano informazioni pubbliche personali pure, ma che si usino le mail di altri (ripeto, l’indirizzo di posta elettronica non e’ un dato che viene reso pubblico) molto meno perche’ c’e’ chi qui si e’ firmato e si e’ qualificato. SInceramente non credo ti approvero’ altri messaggi in questo modo.
Allora sarebbe piu’ corretto … BOFERN.
Ho capito ora che ti riferisci al duplice omicidio di Castelmaggiore,Gloria.
Per quanto riguarda i pregiudicati dell’area riminese,probabilmente intendi il Parco Covignano.Pensi che ci siano connessioni?
Scusate ma qualcosa non mi torna: se volevano farli fuori tutti allora come potevano dimenticarsi dell’unico superstite che si trovava in licenza ? Dubito ci fosse qualcuno dentro la caserma al momento dell’eccidio: uscire dopo tutto quel casino senza essere notati e’ molto difficile. Chiudo con una domanda e la rivolgo a Gloria: cosa c’entra Macauda con questa vicenda ?
Ciao Antonella, io mi permetto di insistere ma se vuoi non pubblicare ciò che dico tanto si parla solo di fantasie.
A.C.A. il triangolo rimane BOFERI perchè all’epoca dei fatti Rimini non faceva provincia…
non intendevo il Parco Covignano come lo chiami tu, ma di “possibili” basi logistiche e strategiche dove risiedeva il famoso contabile…
Infatti, a mio avviso, il carabiniere in licenza era stato escluso perchè tenuto al di fuori delle “conoscenze” in quanto giovane, inesperto e forse non ancora pronto..
Pablo, se fosse come abbiamo ipotizzato, chi lo ha fatto ha studiato tutto nei minimi particolari, quindi anche come farla franca…
Cosa centra Macauda? non lo so. Ma di sicuro ci sono delle attinenze, come il fatto di essere Carabiniere, di lavorare nella stessa regione, di essere a conoscenza delle indagini, di voler depistare da qualcosa, come se avesse paura… c’è riuscito?
Una nuova domanda: che fine hanno fatto i Carabinieri arrestati in quei periodi? A distanza di anni sono usciti di galera, che fanno? perchè nessuno gli va a chiedere qualcosa? forse sarebbe utile…
io so che qualcuno si trova in toscana sullo stesso parallelo di Alfonsine, quando si dice il destino…
Quel triangolo era la sicuramente una “culla” molto comoda….
Grazie Antonella
Vorrei porre altre domande per guardare dall’alto un’area geografica (BOFERI):
Su cosa indagava il magistrato Gia Giacomo Ciaccio Montalto ucciso nei primi anni ottanta? Perchè Paolo Borsellino accompagnato da un Poliziotto si recò nel triangolo di BOFERI?
Perchè poi quel Poliziotto fu ucciso in un agguato in sicilia?
La fantasia a volte arriva dove la realtà tiene prigioniera la verità..
scusate non vorrei apparire frivola ma ciò che non si può provare lo si deve immaginare..
Tutto ruota intorno e sempre a pochi…
Gloria,perche’ scrivi che il carabiniere in licenza (Trombin)era troppo giovane? All’epoca aveva 25 anni,mentre Camesasca e Fabbri rispettivamente 20 e 21.
Cosa possiamo chiedere agli ex carabinieri ora scarcerati?Sono stati condannati ed hanno scontato la pena per altri fatti?Cosa dovrebbero dire in piu’?
Intendi dire che uno di questi ex carabinieri ora lavora/abita ad Arezzo?
Pablo,se c’era gia’ qualcuno dentro,quel qualcuno potrebbe essere uscito insieme agli uomini in borghese arrivati subito dopo la strage.Ecco perche’ ho chiesto dopo quanto tempo sono arrivate queste persone.Se il tempo e’ stato breve,brevissimo,potremmo pensare a qualcosa di studiato,di pianificato.
Ciao A.C.A.
agli ex carabinieri si potrebbero chiedere molte cose….
il parallelo di Alfonsine (così chiamato) non è chiaro alla letta ma si riferisce al parallelo di rimini indicando il dove erano i soggetti al fine di capirne l’identità…
se posso avanzare un’ipotesi su chi eventualmente avrebbe potuto trovarsi all’interno della caserma, sempre rimanendo nel tema della fantasia, potrei dire che nessuno poteva entrarvi se non dei colleghi…
scusate ancora, errata corrige, chi andò con Borsellino non era un poliziotto ma il capitano dei Carabinieri: Emanuele Basile…
Mmmm……Mi pare si stia “sparando un po troppo in alto”….. Secondo me qualcosa stava succedendo nel cosiddetto triangolo BO-FE-RI ma era spiegabile solo nel fatto che la zona in questione era assai ricca e prosperosa e anche poco soggetta al controllo del territorio da parte di Polizia e Carabinieri. Le due cose sicuramente hanno incentivato la nascita di settori “deviati” delle forze dell’ordine che hanno fatto quello che hanno fatto: il caso della Uno Bianca ne e’ un esempio. Io almeno per ora la vedo cosi’……..
Ciao Pablo,
si è vero “sparo in alto” perchè credo che in basso ci siano solo i “pupi”. in ogni modo la zona di cui trattasi, non era e non è poco soggetta al controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine perchè in una zona così “piccola” ci sono Caserme dei Carabinieri ovunque anche a poca distanza tra loro, forse questo spiega molte cose, infatti chi non sa che spesso le stazioni dei CC cooperano insieme per il controllo del territorio? Quindi, forse, è proprio questa la motivazione che dava sicurezza a qualcuno, qualora fosse vero che c’era qualcosa di losco…
Per quanto concerne la uno bianca, c’è da dire che, con le rapine, non si sono mai introdotti in questo triangolo ma sempre al di fuori (vedete l’elenco e iluoghi delle rapine), infatti sono arrivati fino a Pesaro tenendosi sempre all’esterno della A14, ciò confermerebbe non un legame ma il sapere che quella zona era di qualcun’altro…
Caro Pablo in basso ci sono i piedi, in alto il cervello…
forse hanno
Mah….questa teoria non mi convince del tutto. Vorrei precisare che il controllo del territorio qua in provincia e’ una cosa tutta da verificare. Non voglio dire che le forze dell’ordine non fanno il loro lavoro ma qualcuno mi spiega perche’ qua nei paeselli le caserme dei carabinieri osservano orario d’ufficio ? Se io ho bisogno di aiuto alle 23 ad esempio, devo telefonare al 112 che arriva da Faenza. E questo assicura agli eventuali malviventi un vantaggio di almeno 15 minuti. Ogni tanto si verificano ondate di furti nelle abitazioni (mia madre addirittura in pieno giorno). Io stesso una sera ho avuto una “sgradita” visita ed erano le 22, per fortuna l’allarme ha fatto il suo dovere. E vi garantisco che queste bande di svaligiatori (non italiani, ovviamente) scorazzano indisturbate nella nostra zona. Eppure i carabinieri li dobbiamo chiamare da Faenza. Per fortuna il maresciallo di Bagnara e’ molto disponibile e se succede qualcosa arriva pure lui. Ma comunque la competenza e’ sempre di quelli che arrivano da Faenza. Se questo lo vogliamo chiamare controllo del territorio…….
…ma questo non c’entra nulla con l’argomento del blog. Scusate lo sfogo. Rientrando nel discorso Gloria ha concluso il suo intervento con un “forse hanno”. Era una frase rimasta a meta’ ?
E’ chiaro che le varie territoriali collaborino tra loro,Gloria.
Il messaggio pero’ non e’ finito,sembra interrotto: “forse hanno…”?Cosa volevi aggiungere?
E’ vero quello che scrivi:quelli della Uno Bianca non hanno mai colpito nella Romagna “interna”,ma solo nel riminese.Forse perche’ i Savi erano originari di Verucchio e conoscevano quelle zone?
Ciao Pablo Ciao A.C.A.,
Pablo ti chiedo scusa ma devo esprimere un concetto a mio avviso fondamentale: non solo in romagna per chiamare i CC occorre comporre il 112 ma bensì in tutta Italia quindi ciò è ancora a favore dei “deviati”, infatti, sapere queste cose, aumentava per loro la possibilità di farla franca, sempre qualora ci fossero deviazioni naturalmente;
e poi una domanda:
tu credi che chi ti ha fatto “visita” sia un delinquentello comune o pensi che sia parte di un raket?
A.C.A., Io credo che è strano che tutte le malefatte dei banditi della uno bianca siano avvenute fuori da questo triangolo in quanto le banche sono ovunque così come gli uffici postali, i distributori ecc..
quindi di conseguenza ritengo possibile una “collisione” con la malavita organizzata o meglio, prima di iniziare le rapine, i poliziotti, considerata la loro “conoscenza” della materia, abbiano chiesto l'”autorizzazione” al capo dell’attuale cosca criminale e questi, per convenienza, gli abbia dato l’ok tenendoli però lontani dalla zona franca. Si la fantasia lavora molto ma ci sono molte altre tesi che combaciano con quel periodo come sequestri, traffico d’armi, droga ecc… e, il forse anno.. era riferito a questa ipotesi. sempre rimanendo sulla fantasia, chissà se si potranno riaprire le indagini su un fatto ormai archiviato come “atto di follia di un Carabiniere” semplicemente con delle ipotesi, sinceramente non penso ma se qualcuno con le strumentazioni e la visuale di oggi, rilegga attentamente tutti gli atti è plausibile,almeno me lo auguro, un verdetto differente, almeno sulle responsabilità del Mantella, le quali mi sembrano alquanto diffamanti….
Quella del chiedere il permesso ai capiclan non mi convince molto,ma questa e’ – ovviamente – la mia opinione.
Pero’ e’ strano che questi agenti partissero da Bologna per raggiungere la riviera e compiere i loro crimini(addirittura arrivavano a Pesaro)e che – al contempo – lasciassero stare la provincia ravennate,ovvero la parte che obbligatoriamente dovevano attraversare.Fatta eccezione per la rapina al Credito Romagnolo,uno degli ultimi crimini della banda.
Sul fatto che per chiamare i Carabinieri devo fare il 112 mi pare inutile soffermarsi. Intanto su chi mi ha fatto visita una sera d’estate non ho dubbi: sicuramente non e’ stata la criminalita’ organizzata. Non penso che questa si abbassi a svaligiare la casa di un normale cittadino. Su chi sia stato ho una mia personale opinione e me la tengo. Tornando sugli argomenti in questione: difficile sapere come i membri della Uno Bianca scegliessero i loro obiettivi: sicuramente studiavano i colpi e tutte le possibili vie di fuga. Certo e’ strano come la provincia di Ravenna sia stata diciamo “risparmiata” dalla banda. Ma forse, e lo ritengo piu’ probabile, la zona ravennate non era per loro strategicamente importante…..ma questa e’ comunque una mia teoria….
Io sono di Bagnara di Romagna, ho percaso trovato questo blog e mi ha incuriosito leggendolo, se ne sono dette tante qui che la fantasia ha superato il credibile, sono misteri che resteranno probabilmente irrisolti, conoscevo tutte le vittime ed erano bravissimi ragazzi, ciao
Benvenuto Abramo,perche’ non ce ne racconti qualcuna delle “fantasie” che circolavano a Bagnara?