Centoundici colpi: la storia di Bagnara di Romagna

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Immagine di Pensiero rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.0Tempo addietro, mentre mi stavo occupando di una storia che sfiorava in qualche punto quella della Uno Bianca, mi sono per caso imbattuta in una vicenda che risale al novembre del 1988 e di cui stranamente si è persa quasi completamente memoria. Si tratta della strage dei carabinieri di Bagnara di Romagna, comune al di là del fiume Santerno di 1.800 persone in provincia di Ravenna. Guidato in quegli anni da una giunta composta da PCI e PSI, è nella cittadina vicina a questo piccolo centro di provincia – Forlì – che il 16 aprile 1988 viene assassinato dalla Brigate Rossa Roberto Ruffilli, consigliere per i problemi istituzionali dell’allora presidente del consiglio Ciriaco De Mita.

Ed è per questo che la strage dei carabinieri fa pensare in un primo momento al terrorismo. Tuttavia questa pista viene scartata quasi subito a favore di quella malavitosa, altrettanto velocemente abbandonata. Ma che accadde a Bagnara di Romagna il 16 novembre 1988? Alle 12.20 di quel giorno, alla stazione dei carabinieri di Lugo di Romagna giunge la telefonata di un civile: nella caserma di Bagnara qualcuno sta sparando. Dieci minuti dopo i militari del vicino comune sono sul posto e alle 12.40 giunge l’ambulanza mentre in zona si portano elicotteri, pattuglie e ufficiali che arrivano da Faenza, Ravenna e Bologna.

Per entrare le forze dell’ordine utilizzano la porta laterale: quella principale è chiusa dall’interno e quella di lato invece è stata aperta dalla moglie del comandante della stazione quando, alle 12.15, si era precipitata fuori dall’edificio di via Garibaldi qualche secondo dopo l’inizio della sparatoria. Una furia, quella che si stava scatenando all’interno. Tanto che dall’ufficio del comandante fuoriescono nove colpi sparati ad altezza d’uomo da una mitraglietta M12 in dotazione ai carabinieri. Uno dei proiettili raggiunge il finestrino posteriore di un’auto di passaggio, una Fiat 126 che appartiene al postino del paese, Martino Zardi, che blocca la vettura, scende, va verso l’ingresso della caserma e invoca aiuto.

Una volta dentro, carabinieri e soccorritori scoprono un mattatoio: i cadaveri sono cinque, quattro dei quali crivellati di proiettili. Solo uno, il quinto, presenta a una prima ricognizione un’unica ferita alla tempia destra, provocata da un colpo esploso a distanza ravvicinata e proveniente da una pistola, probabilmente una Beretta d’ordinanza. Le vittime sono i militari in servizio nella stazione romagnola. Si tratta del brigadiere Luigi Chianese, il comandante, 30 anni, nato a Minturno (Latina) e sposato con due figlie. Era arrivato a Bagnara di Romagna nell’agosto 1987. Poi c’è Angelo Quaglia, 27 anni, carabiniere scelto, nato a Controguerra (Teramo), celibe, che è in servizio qui da sei anni ed è rientrato da due giorni da una licenza. Paolo Camesasca di anni ne ha 21 anni, è nato a Giussano (Milano), e presta servizio in Romagna dal maggio 1988. Altra vittima è Daniele Fabbri, 20 anni, carabiniere ausiliario, nato a Cesena, trasferito a Bagnara nell’agosto 1987 dopo il corso. Infine viene rinvenuto il corpo dell’unico militare che ha una sola ferita: è Antonio Mantella, 31 anni, penultimo di cinque figli, se ne va nel 1981 da Vibo Valentia per raggiungere la Romagna, dove vive già il fratello, Nicola, carabiniere che comanda la stazione di Sant’Agata sul Santerno (Ravenna). Qui si arruola, si sposa e ha due figlie, rispettivamente di due anni e di pochi mesi. Al tempo dei fatti è un carabiniere scelto e sta alla stazione di Bagnara da tre anni.

Alla strage scampa solo il carabiniere scelto Alessandro Trombin, 25 anni, tre di servizio a Bagnara. Quel giorno era in licenza e si trovava nel paese natale, Gavello (Rovigo). Appena dopo l’identificazione delle vittime, viene contattato e richiamato a Bagnara dal comandante della stazione di Cerignano.

Subito si cerca di capire che è accaduto. Mentre a Roma il ministro dell’interno Antonio Gava si ritrova immediate sollecitazioni da parte dei comunisti Pecchioli e Imposimato e dal capogruppo del MSI Filetti, in loco, tralasciate le ipotesi legate al brigatismo e alla criminalità organizzata, si inizia a parlare di «raptus», di «dramma della follia»: Antonio Mantella, il militare con l’unico colpo alla testa, sarebbe «impazzito» e avrebbe massacrato i colleghi togliendosi poi la vita. E allora l’obiettivo successivo è la ricostruzione di ciò che è accaduto quella mattina.

Intorno alle 8 del 16 novembre 1988, Mantella e Daniele Fabbri prendono servizio davanti alla banca del paese, il Credito Romagnolo di piazza della Repubblica, e devono restare lì fino alle 13. Li vede l’allora sindaco, Ludovico Muccinelli, che non sembra notare niente di strano. Di fatto, da ciò che viene accertato, alle 12 ricevono una chiamata dal comandante, Chianese, perché rientrino. Il motivo dell’ordine invece non si conosce. Sulla via del ritorno, Mantella e Fabbri si fermano per la spesa, chiacchierano con la fornaia e con il vigile urbano: parlano di calcio e Mantella commenta le gesta della Juventus e scherza invece sulle disavventure di Bologna e Cesena. Intanto due operai dell’Amiu, l’azienda rifiuti di Imola, si rivolgono ai due militari per denunciare un piccolo furto: è stato forzato il loro furgone e rubate un paio di tute da lavoro. Ma viene detto loro di rivolgersi alla stazione di Mordano. «Noi abbiamo da fare, ci ha chiamati il comandante», avrebbero ribattuto alla coppia di operai. Quella mattina, mentre Mantella e Fabbri sono davanti alla banca, in caserma passa anche un dipendente comunale per portare una richiesta di permesso per una gara ciclistica e parla con Chianese, Quaglia e Camesasca. Sembra tutto a posto.

Ma manca poco a mezzogiorno e mezzo quando scoppia il finimondo. E c’è chi ha iniziato a dire che forse non tutto era a posto, in quella caserma, che Mantella era «roso da una sofferenza interiore», come si legge sui giornali dell’epoca. Mentre si comincia timidamente a insinuare che il carabiniere scelto fosse esageratamente geloso della moglie o avesse avuto attriti con Chianese o ancora che fosse tormentato da telefonate anonime, il parroco di Bagnara di Romagna, don Francesco Borrello, avrebbe detto a Repubblica che «qualcosa so, ma tacerò». Nei giorni successivi smentirà di aver fatto un’affermazione del genere e di essere a conoscenza di qualsiasi elemento che possa far luce sulla vicenda. Intanto quella mattina tre ragazzi sono in piazza Marconi in bicicletta e un quattordicenne dice di aver sentito parlare dell’«opera di una persona portata in caserma per un controllo». Ma non ci si capisce nulla: i familiari di Mantella smentiscono storie legate a depressione, aggressività o gelosia. Un ufficiale anonimo, parlando con un giornalista, accenna a una «causa improvvisa e gravissima». E sono in tanti in paese a giurare che tra quei carabinieri c’era armonia. Tanto che la sera prima della strage sarebbero usciti tutti insieme a cena e, a detta di chi li aveva incontrati, il clima era gioviale e disteso.

L’autopsia, secondo la versione ufficiale fornita, viene eseguita il giorno dopo da un medico legale di Ferrara e da uno di Ravenna. Si accerta che sono stati esplosi 96 colpi di mitra e 15 di pistola, 111 in tutto. Dalle prime indagini, emerge che Mantella avrebbe usato tre mitragliette M12 scaricando i caricatori contro Chianese, Fabbri e Camesasca. Prima una sventagliata verso l’alto e poi un’altra verso il basso. Poi si scaglia contro Quaglia. Prende quindi la sua pistola e spara quindici colpi al colleghi. Infine metterebbe i mitra e la pistola sulla scrivania del comandante e afferrerebbe la pistola di Camesasca per spararsi dato che la sua si è scaricata.

Questa in sostanza la vicenda di Bagnara di Romagna, così come ricostruita da chi indagò all’epoca. Prossimamente tornerò a parlarne perché, di fatto, la storia non si conclude con i funerali, celebrati due giorni dopo il massacro. Ci sono altre vicende che si intrecciano con essa. Vicende che tratteggiano un periodo travagliato, ben lontano dall’immagine di tranquillità che la provincia romagnola infonde in chi la visita. Da sottolineare fin da subito che del destino di quei cinque carabinieri si parlò pochissimo: nel giro di qualche giorno, i riferimenti alla storia si fanno flebili, le indagini si cristalizzano sull’omicidio-suicidio, i giornali passano ad altre vicende. I familiari delle vittime, tra cui il fratello di Luigi Chianese, Giuseppe, denunciano il fatto che gli inquirenti «si sono chiusi a riccio e non dicono più nulla». Mentre Nicola Mantella, fratello di Antonio, continua a porsi domande e a rifiutare la versione ufficiale.

349 thoughts on “Centoundici colpi: la storia di Bagnara di Romagna

  1. Pablo

    Secondo me Abramo al “qui” si riferiva al blog in cui ci troviamo. Due bagnaresi sullo stesso blog…..roba da non credere…….

  2. Abramo

    Si mi riferivo al blog, all’epoca in paese si parlò di raptus da parte di Mantella ed era l’unica tesi che resisteva anche perchè con il suo carattere chiuso e introverso e da come lo conoscevo io non era il tipo da stare allo scherzo, si poteva pensare che avesse compiuto quel gesto per qualche motivo anche futile, ma è una delle tante ipotesi fatte all’epoca,

  3. luce

    perchè è così assurdo…è un blog aperto a tutti basta cliccare dei nomi al riguardo che ti appare la pagina…..e in fin dei conti io sono nata a faenza cresciuta per un pò a bagnara e un po a santagata sul santerno….per metà mi sento di appartenere all’emilia romagna…

  4. Pablo

    All’epoca dei fatti io avevo poco piu’ di 20 anni e non conoscevo bene il Mantella e gli altri militari. L’avere un carattere chiuso ed introverso ed a volte scontroso non implica anche l’avere un istinto omicida tale da compiere una strage di tale portata. Pero’ non lo esclude neanche. Le ipotesi fatte all’epoca furono delle piu’ disparate ma non certo meno fantasiose di quelle fatte su questo blog. E comunque sono d’accordo con ACA: la critica deve essere costruttiva. PS Domenica prossima sara’ il ventesimo anniversario della strage e sicuramente ci sara’ la consueta messa domenicale a ricordo delle vittime. Io ci saro’ sicuramente.

  5. Abramo

    E vero, il fatto che una persona sia chiusa ed introversa non implica niente, è quello che credo anche io, sto solo riportando le “chiacchiere da bar”, nessuno di noi può sapere quale sia la reazione di qualsiasi persona quando le crolla il mondo addosso, sul fatto che il colpevole sia il mantella, tutte le prove e l’evidenza dei fatti sono contro di lui, e non ci piove, poi ci si può sbizzarrire sui motivi gravi o meno( a mio parere gravi altrimenti si avallerebbe l’ipotesi di una persona in preda a un raptus)

  6. curioso

    salve a tutti, per caso mi sono ritrovato in questo blog che mi ha riportato alla memoria questo fatto di cronaca.
    Ho letto tutti gli interventi e mi sono nate delle domande, poiche’ qui si dicono alcune cose come assodate.
    Non ricordando assolutamente nulla delle ipotesi fatte al tempo, leggendo qui mi viene un quesito direi fondamentale.

    Voi date come scontato il pressoche’ immediato intervento dei servizi. Addirittura nella persona del famoso Mancini.

    Da profano credo che un normale pluriomicidio non necessita dell’intervento dei servizi.

    Se cio’ corrisponde al vero (che siano intervenuti) mi pare ovvio che c’e’ qualcosa sotto.

    Viceversa uno non nasce (che io sappia) nei servizi quindi l’eventuale presenza del mancini va inquadrata nell’inquadramento che aveva al tempo. cioe’ che lavoro faceva il mancini all’epoca?
    Potrebbe essere che era un semplice poliziotto o carabiniere e sia entrato dopo nei servizi?

    Dico questa banalita’ perche’ se cio’ che voi dite corrisponde al vero non vedo come si possa credere alla follia. I servizi se ne fregano della follia e non rientra nei loro compiti.

    Inoltre, l’ipotesi fatta dall’esperto di armi non regge, per errore puoi uccidere uno forse due persone ma non e’ un film di fantozzi in cui il mitra comincia a sparare da solo all’impazzata.

    L’ipotesi della tragedia/incidente la scarterei decisamente.

    L’ipotesi della follia mi sembra plausibile (dimenticando il discorso servizi) poiche’ sono molteplici i casi documentati di follia da un momento all’altro, e nulla serve dire che la persona era equilibrata etc.

    Insomma, per concludere, sta storia dell’intervento dei servizi e’ documentata o e’ una vs idea?

  7. mar mosso

    io credo sia il caso di divulgare, come dice curioso, solo la verità, qualora qualcuno di noi ne sia a conoscenza naturalmente. Avevo deciso di non rientrare più in questo forum ma determinati motivi mi hanno spinto a farlo. Senza voler apparire presuntuoso, penso sia il caso di rispettare il silenzio di chi non può più parlare…. un saluto.

  8. Marco

    Mess. per mar mosso,
    non credo che sia giusto rimanere in silenzio,
    se così fosse, si farebbe il gioco, di chi vuole insabbiare il caso.
    Io non sono di questa opinione.

  9. mar mosso

    scusa marco, forse mi sono spiegato male, non volevo dire di stare in silenzio, anche perchè primo, non sono nessuno per dirlo e poi perchè forum come questo devono esistere, anzi ti dirò di più, ce ne sono pochi ma volevo semplicemente dire di rispettare il silenzio di chi non può parlare, non tacendo ma parlando appunto con cognizione di causa, riferendomi nello specifico alla domanda fatta da curioso sull’arrivo immediato sul posto dei servizi.

  10. 164° A.C.A.

    curioso ha detto:”Da profano credo che un normale pluriomicidio non necessita dell’intervento dei servizi.”

    Non mi pare che una strage in una caserma di CC sia un normale pluriomicidio.
    Sempreche’ – beninteso – un omicidio,o addirittura un pluriomicidio,siano un qualcosa di “normale”.

  11. Ale

    Ciao Antonella, sono entrata nel blog in quanto da qualche mese abito a Bagnara,x motivi di lavoro essendo io di Ferrara.Il mio coinquilino mi ha parlato della strage e la curiosità mi ha portato qui. Volevo sapere se la discussione si è fermata al 30-1-2009 in quanto mi interesserebbe saperne di più,se possibile…un saluto a tutti,Ale

  12. Ciao Ale, la discussione al momento sì, è ferma a quella data, ma credo che non appena ci dovessero essere nuovi elementi riprenderà. Per intanto grazie.

  13. Ale

    Ciao Antonella, grazie della risposta.
    marmosso,grazie dell’accoglienza.
    spero di rileggervi tutti presto….una saluto speciale a Luce.

  14. Pablo

    Ciao a tutti. Si’….continuo a seguirVi anche se ultimamente la discussione sembra essere un po’ spenta. Mi duole deludervi: nessuna novita’. Negli ultimi tempi il paese sembra essere molto preso dalla elezione del nuovo sindaco che avverra’ nel prossimo giugno. Fermento alquanto inutile dato che le elezioni saranno solo il solito proforma. Mi fa piacere che la neo-bagnarese Ale sia interessata alla questione: almeno la schiera dei paesani che vorrebbero sapere la verita’ aumenta. E ovviamente un ringraziamento ed un saluto ad Antonella che cura il blog.

  15. 164° A.C.A:

    Il link riporta notizie note da tempo,ma non vedo il nesso con l’argomento che stiamo trattando.
    Oppure mi e’ sfuggito qualcosa?

  16. marmosso

    diciamo che secondo alcune teorie più o meno condivisibili, la banda della uno bianca era una forma di depistaggio per tenere lontano le forze dell’ordine dalla zona “franca” in quanto vi erano delle “manovre” molto importanti (traffici armi ed esplosivi ecc..) e, fra questi, pare che il fermo del personaggio che rappresentava l’antistato, operato dai militi della stazione di Bagnara di Romagna abbia causato una reazione che ha portato alle conseguenze che si sanno. Certo, tutto da dimostrare ma comunque questi fatti elencati nel link, possono rappresentare un buon motivo di dialogo in quanto, a mio avviso, molto attinenti con ciò che il blog tratta.

  17. elisabetta

    continuate pure a parlare senza far niente .non sono legata a bagnara ma ad un altro evento orribile chiamato uno bianca e ieri ho preso una decisione di frugare nei cassetti dell orrore e portare luce dove il buio ha regnato sono certa e sicura che stavolta dovranno spararmi per fermarmi ma lascero tante di quelle tracce che anche i ciechi vedranno e comincero da bagnara .basta infangare chi dalla tomba non puo urlare la verita e noi italiani quando sentiamo certe sigle tipo simi o sisde ci tiriamo indietro ma anche loro sono vulnerabili basta pensare come finiscano facilmente nelle carceri militari quando non servono piu per certi lavoretti.elisabetta

  18. Marco

    Belle Elisabetta
    Sono da troppo tempo in attesa, che qualche persona come te, tiri fuori tutto quello che ha dentro, nel bene e nel male, perché è la verità che deve farsi strada, non l’omertà.

  19. elisabetta

    sono anni che frugo e penso anzi son sicura che questo e il momento della verita .i servizi deviati esistono sono dei pagliacci che si espongono al posto di qualche testa eccellente.ho deciso di partire da bagnara perche leggendo ho capito che in troppi hanno avuto fretta di chiudere .sto cercando un giornalista disposto a seguirmi in questa avventura uno che non ha paura di scoperchiare la pentola .penso circa due mesi fa di aver toccato i tasti giusti visto che ho ricevuto delle minacce tramite sms .ho gia detto stavolta dovete spararmi.

  20. marmosso

    Una piccola parentesi su come la mafia e i suoi “affiliati” possa manovrare la realtà: in sicilia durante la latitanza di provenzano si “suicidò” un dottore che lo operò a Marsiglia. la famiglia sta facendo il possibile per togliere il fango gettato su questo specialista il quale ha commesso un solo sbaglio: avere acquisito un’approfondita competenza medica sulla patologia del mafioso… Quindi, se così hanno fatto perchè non è credibile che sia stato fatto lo stesso per il Mantella?

  21. 164° A.C.A.

    Da quando e’ apparso il primo messaggio di elisabetta,il mio antivirusrilevava la presenza di un malware ogni volta che aprivo questa pagina.Da qualche giorno l’antivirus non rileva piu’ niente.

  22. elisabetta

    io non credo piu nei suicidi .non credo assolutamente che mantella abbia compiuto quel gesto .però credo nei depistaggi .adesso vi dico una cosa durante uno dei miei viaggi a bologna mentre mettevo dei fiori dietro la coop si avvicino una persona e mi disse che si sentiva colpevole dell eccidio perche la sera prima chiese proprio ad uno dei carabinieri uccisi di fare un controllino dopo una certa ora perchè dei ragazzi gli fregavano la benzina. ho fatto tante domande e alla fine era lampante che gli stavano aspettando non credo nello stato ma ho giurato di fare luce e la farò a qualunque costo .elisabetta

  23. marmosso

    Ciao Elisabetta, a me succede come a 164° A.C.A. mi sai spiegare come mai? E poi, perchè se hai tutte queste certezze non le denunci in altri ambiti? Sembrerebbe tu stia bleffando…

  24. elisabetta

    per marmosso cosa intende per affiliati’ li chiami con il loro nome assasini ,deliquenti oppure servizi deviati so perfettamente che non cambierò il mondo ma almeno proverò a portare un po di luce

  25. elisabetta

    mi complimento con lei per la risposta .e sicuro che non abbia provato mai a far nulla o forse qulcuno mi ha risposto e passato tanto tempo oppure i messaggi inviati ad un quotidiano hanno dato fastidio e in compenso ho ricevuto minacce denunciate e finite chissa dove .io ascolto tutti perche un granello di sabbia puo essere importante e non mi permetto di bleffare sul dolore altrui grazie elisabetta

  26. elisabetta

    per 164 a.c.a mi dispiace abbia avuto problemi con il compiuter ma non penso sia io la causa faccia i giusti accertamenti .idem per marmosso .cmq e da poco tempo che mi collego a questi siti ed e solo per aver più notizie visto che l eccidio di castel maggiore e avvenuto il 2o aprile 1988 .ricordo benissimo quel giorno.un grazie a tutti per avermi risposto levo il bisturbo .elisabetta

  27. marmosso

    Cara elisabetta, penso che se siamo quì un motivo ci sarà, per quanto concerne la risposta che attendevi devo scusarmi ma io uso altri termini fino all’eventuale momento giusto. In ogni caso le Tue affermazioni non implicano un gesto positivo del capo solo perchè le scrivi in un Blog e, se temi che qualcuno possa arrivare perfino a spararti per le tue scoperte, dovresti essere tutelata non da “noi” ma dalle Forze dell’ordine, infine cara Elisabetta, trovo che il tuo sia piuttosto un grido di aiuto, un accorato appello affinchè qualcuno ti dia l’aiuto desiderato o meglio ancora un tentativo di attirare l’attenzione di “qualcuno” per saperne di più. se le Tue sono sofferenze vissute in modo diretto, ti auguro di raggiungere ogni obiettivo che ti sei prefissata ma soprattutto scoprire la verità. Ciao.

  28. 164° A.C.A.

    Ovviamente il malware non dipendeva da lei,Elisabetta.Magari si e’ trattato soltanto di qualche occhio lungo … la gentile webmaster puo’ dirci qualcosa in proposito?

    Non si senta offesa,siamo qui per leggere le sue importanti rivelazioni.

    • 164° A.C.A.: il tuo problema non credo proprio che dipenda dal blog. Ho fatto un controllo anche al sorgente della pagina per controllare che non fossero stati inseriti codici strani e non ce ne sono. Se vuoi scrivermi via mail che tipo di segnalazioni, vediamo se si riesce a capire il problema. Ma il sito è a posto.

  29. marmosso

    1987
    3 ottobre
    Cesena: Antonio Mosca (poliziotto)*
    1988
    30 gennaio
    Rimini: Giampiero Picello (guardia giurata)
    19 febbraio
    Casalecchio: Carlo Beccari (guardia giurata)
    20 aprile
    Castelmaggiore: Umberto Erriu (carabiniere), Cataldo Stasi (carabiniere)

    1989
    26 giugno
    Corticella: Adolfino Alessandri (pensionato)

    1990
    15 gennaio
    Bologna: Giancarlo Armorati (pensionato)**
    6 ottobre
    Bologna: Primo Zecchi (pensionato)
    23 dicembre
    Bologna: Rodolfo Bellinati (nomade), Patrizia Della Santina (nomade)
    27 dicembre
    Castelmaggiore: Luigi Pasqui (dirigente d’azienda)
    Trebbo di Reno: Paride Pedini (artigiano)

    1991
    4 gennaio
    Bologna: Mauro Mitilini, Andrea Moneta, Paride Stefanini (carabinieri)
    20 aprile
    Borgo Panigale: Claudio Bonfiglioli (benzinaio)
    2 maggio
    Bologna: Licia Ansaloni (comm.)Pietro Capolungo (carabiniere in pensione)
    19 giugno
    Cesena: Graziano Mirri (benzinaio)
    18 agosto
    San Mauro Mare: Babon Cheka, Malik Ndiay (operai extracomunitari)

    1993
    24 febbraio
    Zola Predosa: Massimiliano Valenti (fattorino)
    7 ottobre
    Riale: Carlo Poli (elettrauto)

    1994
    24 maggio
    Pesaro: Ubaldo Paci (direttore di banca)

    * già ammalato di cancro, muore un anno dopo.
    ** muore l’11 novembre 1993 a seguito delle ferite riportate.

    (Fonte: Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato)

    Questo è l’elenco di tutte le vittime Elisabetta, perchè ti soffermi solo sull’eccidio di Castel Maggiore? Perchè poi lo chiami eccidio come tutti i media? Come vedi stai spostando il baricentro dell’argomento, perchè? Penso che ognuno di noi abbia le proprie “convinzioni” ma credo anche che, come dici Tu esistono i depistaggi, tipo quelli di Macauda…..

  30. marmosso

    Anzi, Ti dirò di più, si potrebbe utilizzare nella stesura di un libro molto articolato con un titolo che è tutto un programma: “I pupi”….

  31. Antonio

    salve a tutti mi permetto di intervenire dopo aver letto lo scritto di Antonella Beccaria sui tristi fatti della uno bianca (superlativo per me) e mi sono trovato per caso a leggere i fatti di Bagnara. Resto allibito ma nel contempo interessatissimo alle vicende e alle varie molteplici teorie sul quanto accaduto a Bagnara.Secondo la mia opinione dopo aver letto su questo blog interessante le varie tesi ritengo che non possa essere stato un raptus dell’app. Montella. Mi piaerebbe conoscere ancora dettagli in particolare da chi vi abita in quelle zone e magari aveva una conoscenza anche indiretta delle persone coinvolte. (credo paco).
    Inoltre da ex cc voglio esprimere la massima solidarietà a Luce – figlia del Montella – e a Marco cche se non ho capito male è nipote del Brig. Chianese.
    Grazie per quanto fin’ora riportato.

  32. luca

    Complimenti per la ricerca ad Antonella.
    Ho letto con molta curiosità tutti gli interventi, perchè in effetti questa triste vicenda mi colpì moltissimo all’ epoca, poi ci fu una sorta di cancellazione rapida della questione da parte dei media e non se ne parlò quasi più.
    All’ epoca io non ero più un carabiniere da poco più di due mesi.
    Avevo prestato servizio nell’ Arma in qualità di carabiniere ausiliario e oltrettutto ricordo che un mio compagno di corso alla scuola per allievi carabinieri ausiliari aveva preso servizio a Bagnara, per cui anche lui si era congedato poco prima.
    Abito molto vicino a Bagnara e sono passato davanti a quella caserma centinaia di volte.
    Devo dire che tutte le storie “strane” di servizi segreti, brigate rosse, fratelli Salvi e fantasie varie a mio parere risultano veramente assurde e quantomeno molto improbabili.
    Ritengo che la pista giusta sia quella già seguita dagli inquirenti e da molti lettori che hanno ricostruito la vicenda in maniera molto realistica e credibile.
    Ho letto svariati interventi di persone che si interrogano su come sia possibile che una persona sia riuscita ad eliminarne quattro armate, senza alcuna reazione.
    Beh, vi posso assicurare che io non ci trovo proprio nulla di strano.
    Anzitutto spesso in caserma i carabinieri non girano armati.
    Poi c’ è il solito vecchio problema della difficoltà di reazione.
    Chi è stato carabiniere sa benissimo che per sparare si perde parecchio tempo (svariati secondi, che in certe situazioni sono un’eternità): devi aprire la fondina, tirar fuori la pistola, armare il carrello e finalmente puoi sparare. Nel frattempo, se c’è qualcuno già pronto, sai quanti colpi riesce a sparare?
    Posto che un carabiniere avesse un mitragliatore M12 in mano (e a quanto pare qualcuno purtroppo ce l’ aveva), per gli altri non c’era nessuna possibilità di scampo; neppure se fossero stati in dieci, a mio parere!
    Credo che la verità sia stata accertata immediatamente e che per motivi di immagine, l’Arma e lo Stato abbiano deciso di stendere un velo sulla questione, anche in considerazione del periodo particolarmente sfortunato (all’epoca, come ricordato da altri, c’erano già state troppe brutte storie) che le istituzioni attraversavano.

  33. marmosso

    Ciao Luca, come te anch’io ho indossato una divisa e conosco perfettamente l’uso delle armi in questione ed è proprio per questo che vorrei dissentire su quanto hai affermato: è vero, forse per sparare quando non si è preparati occorre “molto” tempo ma i carabinieri della stazione avevano richiamato il Mantella per qualche ragione, quindi se si trattava di qualcosa di “delicato” che lo riguardava i suoi colleghi avrebbero potuto prevedere una qualche reazione spropositata, c’è da dire anche che per sparare con l’M12 occorre tirare la leva per mettere il colpo in canna ed inoltre, essendo un’arma automatica, non è facile colpire un “bersaglio” proprio per le sue caratteristiche, in quanto lo stesso tende a spostarsi per la spinta d’inerzia verso destra; dunque, sentire caricare un mitra fa subito scattare sull’allerta e sentire i primi colpi fa subito correre ai “ripari” qualora si abbiano naturalmente… . Altra cosa invece se fossere stati tutti disarmati e sotto tiro. Si, sono tutte supposizioni ma le tue penso siano solo repliche “ufficiali” .

  34. luca

    Ciao Marmosso.
    E’ vero che l’ M12 non è il massimo in fatto di precisione, ma è anche vero che i bersagli erano tutti molto vicini e quindi colpirli era fin troppo facile.
    Ipotizziamo che chi ha sparato avesse il mitragliatore pronto, solo da armare (e se si è trattato di un militare che in quel momento era in servizio, presumibilmente l’M12 lo poteva avere).
    Per tirare la leva ed armare ci vuole una frazione di secondo e da quel momento puoi cominciare a sparare a raffica.
    Nemmeno Flash Gordon riuscirebbe a difendersi, perchè, anche se hai la pistola devi:
    1)slacciare la fibbia della fondina (min. 1 o 2 secondi),
    2)aprire la fondina (1 secondo),
    3)tenere la fondina con una mano ed estrarre la Beretta 92SB con l’altra mano (1 o 2 secondi),
    4)scarrellare mirare e sparare (1 o 2 secondi).
    Aggiungi il fatto che la paura e l’emozione non aiutano e il più delle volte fanno perdere ancora più tempo e capirai che intanto quello con l’ M12 ha già sparato tutti i suoi 32 colpi.
    Ipotizziamo che il brigadiere fosse appena venuto a conoscenza di qualcosa di gravissimo riguardo un suo militare.
    Lo richiama durante il servizio per farlo rientrare in caserma.
    Gli altri non sanno nulla.
    Quando il richiamato va a rapporto e gli viene comunicato qualcosa che lo sconvolge, sono tutti lì a rapporto e l’accusato, sentendosi crollare il mondo addosso, in un raptus di rabbia e di follia, arma il mitra e comincia a sparare.
    Di solito in situazioni analoghe chi è sotto accusa si abbatte e non reagisce.
    In ogni caso i militi erano tutti giovani e probabilmente impreparati a gestire una situazione di quel tipo.
    Forse un rapporto di amicizia aveva creato tra quei poveri carabinieri anche un clima di fiducia(cosa piuttosto normale in un ambiente così piccolo come quella caserma).
    A mio avviso, possono avanzare solo pochi dubbi sulla precisa dinamica dei fatti e sul preciso movente che ha scatenato la strage…

  35. marmosso

    Ok Luca, tutto sembra “riportarti” ma dimentichi che i mitra erano tre e, stando alla tesi del richiamo per motivi delicati, lì non c’erano familiari o conoscenti o amici ma prima di tutto carabinieri in servizio; poi, qualora fosse come tu sostieni, perchè nascondere ciò che in tanti altri casi non è stato mai nascosto? Non voglio cercare l’irreale o il complotto a tutti i costi ma tu, credi sempre a tutto ciò che ti viene detto? Ad onor del vero comunque hai ragione, tutto può essere, appunto per questo può non essere come tu dici. Inoltre, perchè la famigla ha sempre negato tutto?

    P.S. A proposito, Non pensi che “deviare” l’attenzione da un fatto specifico sia un motivo valido per porsi delle domande?

  36. elisabetta

    per marmosso ero certa che eri un uomo che portavi divisa,i miei complimenti per il tuo intervento con luca condivido. p.s hei luca savi non salvi .

  37. marmosso

    Ciao Elisabetta, ormai pensavo che ce l’avessi su con me per come mi sono espresso nei tuoi confronti, grazie per i complimenti e spero tu continui a seguire il forum chissà….

  38. elisabetta

    ciao luca hai portato la divisa da ausiliario quindi diciamo che non ti sei adentrato nell arma.mi sembra assurdo che nessuno sia riuscito a non sparare neanche un colpo e poi se ho ben capito non e emmerso nulla sul mantella .e allora mi chiedo perche disonorare un uomo e non pensare che siano serviti a depistare qualdosa di piu grosso e gia tu dici fantasie però gli ultimi eventi tipo le rivelazioni di cossiga lasciano ben poco all immaginazione .per non parlare delle versioni ufficialidelle quali tu ti fidi .probabile tu abbia ragione ma la formula del dubbio io la lascerei . luca quando gli eventi ti toccano da vicino cambi modo di pensare e le divise le continui a vedere per quello che sono ma le persone che ci stanno dentro ti lasciano molti dubbi.

  39. luca

    Ciao Elisabetta. Non credo che Marmosso sia un militare, tantomeno direi che sia un carabiniere (a mio parere).
    E’ vero, essendo stato solo un ausiliario, non ho vissuto l’arma in maniera paragonabile a quelli che ci hanno fatto tanti anni, essendo effettivi. Però… però… forse non lo sai, ma carabinieri si resta per tutta la vita. L’orgoglio di aver indossato quella divisa, lo spirito di corpo, l’amore per l’Arma e per la Patria, sono sentimenti che ti porti dietro per sempre. Io non credo sia giusto “infangare” nessuno (infatti io Mantella non l’avevo mai nominato), però, se vuoi cercare la verità è inutile aggrapparsi alle fantasie per attribuire la responsabilità dell’ accaduto a entità indifinite e quasi astratte.
    Quanto al fatto che ti sembra assurdo che nessuno abbia risposto al fuoco, come già appurato, è andata proprio così e la cosa non è neppure troppo inspiegabile.

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