“Era L’Ora – Il giornale che fece storia e scuola”: un libro per rievocare un laboratorio di idee prima che un quotidiano

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Era L'OraSi intitola Era L’Ora – Il giornale che fece storia e scuola ed è stato curato da Michele Figurelli e Franco Nicastro il libro pubblicato da XL Edizioni e dedicato alla storia testata siciliana:

Tra il 1954 e il 1975 il giornale L’Ora di Palermo fu diretto da Vittorio Nisticò. Fu un’esperienza di grande valore storico, politico e giornalistico. Il giornale svolse un ruolo riconosciuto di strumento di progresso civile e fu un punto di riferimento per le battaglie contro l’intreccio di poteri e interessi tra la mafia e la politica in una fase di sviluppo e di trasformazioni della società siciliana. Riuscì a dare alla sua identità di sinistra la connotazione di un’apertura verso le forze democratiche.

L’arrivo di Nisticò alla guida del quotidiano segnò, infatti, una svolta. Dalla grafica alla selezione delle notizie, la testata subì dei mutamenti tali nella produzione di inchieste, da vederla sempre più vorticosamente impegnata in prima linea nella battaglia contro il fenomeno mafioso in Sicilia. Pubblicazioni regolari e inesorabili di fatti, foto, nomi, collegamenti tra politica e cosche siciliane. Il 19 ottobre del 1958 la mafia si fece sentire: la sede della redazione saltò in aria. Il giorno successivo L’Ora titolò: La mafia ci minaccia, l’inchiesta continua.

Tutta l’Italia e persino una fetta di mondo con il fiato sospeso ormai ne seguivano appassionatamente i dossier e le vicende. La sua capacità di dare alla lettura dei fatti locali un respiro nazionale e internazionale, riuscendo a suscitare l’attenzione delle grandi testate e l’interesse del cinema e della televisione, gli valse il riconoscimento di essere una prestigiosa scuola di giornalismo e una vera e propria “fabbrica delle notizie”.

(Via Lsdi)

La sfida del Manifesto e il fax dei liquidatori: cessare l’attività editoriale del quotidiano

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La sfida del Manifesto

La sfida del Manifesto giunge al capolinea? Domani dall’edizione cartacea si saprà di più, intanto sul sito del quotidiano si racconta che un fax arriva in redazione: i liquidatori comunicano la “cessazione di attività”:

Con i liquidatori abbiamo avviato una trattativa, e per la prossima settimana è stato fissato un incontro. Oggi il fax inatteso: “Si comunica che è stata decisa la cessazione della complessiva attività aziendale della cooperativa Il manifesto in Liquidazione Coatta Amministrativa”. Solo un “passo” formale per avviare la trattativa al ministero? Forse, ma non ci rassicura il resto del fax, in cui si parla di una cassa integrazione di 12 mesi per tutti i lavoratori.

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Prima del Fatto va online il suo “antefatto”

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Prima viene l’Antefatto, poi a settembre anche Il fatto quotidiano. Al momento è online il modulo di prenotazione all’abbonamento, un blog ancora in fase di pre-rodaggio che però già raccoglie commenti e la possibilità di iscriversi e una newsletter. Il tutto per quattro ragioni:

1. Perché racconterà i fatti, fin dalla sua testata. Darà le notizie, le analisi e i commenti che gli altri non danno, o nascondono. Parlerà dei temi che gli altri ignorano.

2. Perché non avrà padroni: la società editoriale è composta da alcuni piccoli soci, compresi noi giornalisti, che partecipano con quote equivalenti a un progetto comune: un quotidiano fatto solo per i suoi lettori. Senza vincoli né sudditanze ai poteri forti, politici, finanziari e industriali, che usano i giornali per i loro interessi.

3. Perché non chiederà né avrà finanziamenti pubblici concessi da questo o quel partito.

4. Perché nascerà solo se avrà dei lettori interessati ad acquistarlo, e a leggerlo. Nel paese dei giornali senza lettori, mantenuti in vita dai contribuenti, anche e soprattutto da quelli che non li comprerebbero mai, noi faremo il nostro giornale soltanto se avremo un numero di lettori sufficiente per mantenerlo in vita.