Trattativa Stato-mafia, Calogero Mannino torna a processo. E i giochi si riaprono

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Si avvicina il processo d’appello per l’ex ministro Calogero Mannino, assolto con rito abbreviato dall’accusa di minaccia a corpo politico dello Stato nel processo stralcio per la trattativa Stato-mafia. Assoluzione che il 4 novembre 2015 il gip di Palermo Marina Petruzzella aveva pronunciato “per non avere commesso il fatto come ascrittogli” considerando non sufficientemente suffragata l’ipotesi accusatoria. Ora i giochi si riaprono perché il prossimo 10 maggio il presidente della prima sezione penale della Corte d’Appello di Palermo ha convocato le parti.

È un giudizio voluto dalla procura della Repubblica di Palermo, come annunciato fin dall’inizio dai pubblici ministeri Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Vittorio Teresi, che rappresentavano l’accusa nell’abbreviato arrivato a sentenza a inizio novembre 2015. “Noi andiamo avanti”, avevano detto e così hanno fatto tre parti civili. Sono il Comune di Firenze, l’Associazione vittime della strage di via Georgofili, rappresentata da Giovanna Maggiani Chelli, e le Agende Rosse, rappresentate da Salvatore Borsellino.

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“Protocollo fantasma”: il racconto di Walter Molino su mafia e “strategia della tensione al tempo delle larghe intese”

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Protocollo fantasmaUn libro che si inserisce in temi di stretta attualità, quello scritto dal giornalista Walter Molino e intitolato Protocollo fantasma (Il Saggiatore, 2013). Lo si comprende già dal sottotitolo, “dossier, silenzi e segreti di Stato. Strategia della tensione al tempo delle larghe intese”, e dal fluire dei capitoli: dall’assoluzione del generale Mario Mori nel processo in cui era accusato di aver favorito la latitanza di Bernando Provenzano alle parole del figlio del boss, Angelo, dalle indagini sugli stragi degli anni Novanta alle telefonate tra l’ex ministro Nicola Mancino e Loris D’Ambrosio, il magistrato divenuto altissimo funzionario del Quirinale con l’elezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica, nel 2006.

Il libro di Molino è una specie di “romanzo, ma non di sola fantasia. Le vicende sono state rielaborate dall’autore, ma senza tradire la realtà”. Si tratta di una sorta di compendio della storia della trattativa, o di quello che della trattativa si sa, in cui compaiono “zozzoni” e “zozzerie”, depistatori, pentiti veri e fasulli, investigatori che denunciano colleghi e superiori, sospetti autori di fughe di notizie e giovani medici finiti in strani suicidi, come Attilio Manca, la cui morte sembra davvero poco un suicidio. E si arriva fino al protocollo che dà il titolo al volume, quelle dodici pagine che vengono recapitate nel settembre 2012 al pubblico ministero palermitano Nino Di Matteo.

Un depistaggio? Forse, e solo l’esito degli accertamenti sui ventiquattro punti che contiene potrà stabilirlo. Ma intanto qualcosa su quel documento si può dire. Scrive Walter Molino:
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