“In Darkness”: il racconto della persecuzione nazista che viene dal confine tra Polonia e Ucraina

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In Darkness

Sul film In Darkness della regista polacca Agnieszka Holland scrive Marco Giusti su Dagospia:

Ricordate l’incredibile prima scena di “Inglourious Basterds” dove Christoph Waltz descrive gli ebrei come topi che vivono nascosti sotto terra? Beh, questo duro, coinvolgente, scurissimo [film] “In Darkness” della regista polacca Agnieszka Holland, ci porta proprio lì sotto, nelle tenebre delle fogne di una cittadina polacca al confine con l’Ucraina, l’impronunciabile Lvov, oggi Lviv in Ucraina, dove un buffo omino delle fogne, all’occasione ladro, il signor Leopold Socha, interpretato da un grande Robert Wieckiewicz, ha nascosto un gruppo di ebrei per salvarli dall’occupazione nazista e dall’avidità dei soldati ucraini al soldo dei tedeschi.

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“Divo Giulio”, Libero (e Dagospia): “Era necessario che i voti finiti al Msi tornassero alla Dc”

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Divo GiulioSu Libero, ripreso da Dagospia, si parla attraverso la penna di Francesco Specchia del libro Divo Giulio (Nutrimenti, 2012), scritto con Giacomo Pacini. Ecco come.

Alla volte anche nelle biografie che paiono scontate si ritrovano notizie. Prendete Divo Giulio di Antonella Beccaria e Giacomo Pacini (Nutrimenti, pp.288, euro 14). Si ritrova qui il testo originale di una conversazione telefonica dell’aprile 1972 tra il braccio destro di Andreotti, Franco Evangelisti, e la giornalista del Borghese Gianna Preda. La telefonata fu registrata da Preda. Tra le altre cose, in essa vi sono alcuni passaggi in cui Preda dice a Evangelisti: «So che tu ed Andreotti siete fascisti al pari di me».

Lui annuisce e, poco dopo, le rivela apertamente che Andreotti «si era dichiarato antifascista solo perché era necessario che i voti finiti al Msi tornassero alla Dc. Ma se l’Msi fosse stato il primo partito italiano, lui non avrebbe alcun problema a stare coi fascisti». Poi c’è un inquietante passaggio sulla morte dell’editore Feltrinelli: vi si lascia intendere che era stato un bene che l’editore fosse morto quando a Palazzo Chigi c’era un monocolore Andreotti.

Inedita anche la notizia che De Gasperi affidò a Giulio la delicata gestione dei rapporti con apparati di sicurezza ufficiali e clandestini e le prime strutture segrete a carattere armato, poi parzialmente confluite in Gladio. I documenti dimostrano che Andreotti era uno dei responsabili politici del cosiddetto Ufficio Zone di Confine, organismo segreto che si occupava di inviare fondi riservati a tutte le organizzazioni, anche a carattere armato, contro i comunisti slavi.