“Wojtyla segreto”: controinchiesta di Ferruccio Pinotti e Giacomo Galeazzi sul papa polacco

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Qualche giorno fa si segnalava lo speciale di Micromega Karol Wojtyla – Il grande oscurantista, pubblicato in vista delle celebrazioni del 1 maggio per la beatificazione del papa polacco. Anche la casa editrice Chiarelettere ha fatto uscire nel frattempo un libro in argomento. Si tratta di Wojtyla segreto. La prima controinchiesta su Giovanni Paolo II (il cui booktrailer si può vedere sopra), scritto dal giornalista Ferruccio Pinotti e dal vaticanista della Stampa Giacomo Galeazzi:

Il pontefice polacco che la Santa sede sta per proclamare Beato assume una nuova luce attraverso il racconto [di] un viaggio tra Ior, Solidarnosc, scandali finanziari e crisi geopolitiche, da cui emerge un Wojtyla capace di muoversi come un antico monaco-guerriero in battaglia contro l’ateismo di Stato e al contempo come un modernissimo predicatore. Un fondamentale «asset» atlantico durante la guerra fredda. Per oltre trent’anni gli organi di polizia polacchi spiarono ogni movimento e discorso di Karol Wojtyla. Usando anche preti infiltrati per entrare nelle sue stanze. Ora i documenti su questa attività sono finalmente desecretati. Da queste carte inedite compilate dagli uomini del regime di Varsavia incaricati di sorvegliarlo, pedinarlo e controllarlo, emerge una nuova immagine di Giovanni Paolo II. Dal primo giorno di sacerdozio fino all’ascesa al pontificato. Nel piano strategico di Karol Wojtyla, di fronte al rischio dell’Est totalmente scristianizzato occorre mobilitare qualunque risorsa, convogliare tutti i canali di sostegno economico, anche i più imbarazzanti, verso le organizzazioni che oltre cortina si battono per la sopravvivenza dell’identità cattolica. C’è una sfida mortale in atto, Wojtyla lo sa e si dà da fare per vincerla. A ogni costo. L’importante non è da dove arrivano i soldi ma dove sono diretti. Il libro rivela sia tratti inediti del Wojtyla personaggio pubblico e vero uomo politico sia aspetti finora mai scritti e legati alla sua vita privata, prima in Polonia poi in Vaticano.

La prefazione, scritta da monsignor Domenico Mogavero (vescovo di Mazara del Vallo e presidente Cei per l’immigrazione, oltre che postulatore per la causa di beatificazione di don Pino Puglisi), può essere letta qui.

3 thoughts on ““Wojtyla segreto”: controinchiesta di Ferruccio Pinotti e Giacomo Galeazzi sul papa polacco

  1. Ieri mi sono emozionata con le immagini che ho visto in tv, ho 29 anni e ricordo a Karol Wojtyla come il papa dei giovanni. Ricordo anche il momento in cui l’ho visto a Madrid da vicino, tanti anni fa, davvero penso sia stata una grande persona.

  2. Centro Documentazione

    La falsa lettera di Calvi al Papa adesso riciclata in un libro

    Dopo aver letto su “Dagospia” il lancio del libro “Wojtyla Segreto» (edito da Chiarelettere), in cui è pubblicata come inedita una lettera del banchiere Roberto Calvi al Papa, in realtà un apocrifo già pubblicato da “Repubblica” nell’aprile del 1992, il giornalista Francesco D. Caridi ha scritto a Roberto D’Agostino quanto segue:

    Caro D’Agostino, guardi che quella lettera di Calvi a Papa Giovanni Paolo II, riciclata adesso in un libro, non è stata mai scritta da Roberto Calvi, ma fu una iniziativa di qualcuno del suo entourage per cercare di dargli maldestramente una mano, con l’utilizzazione di fogli bianchi firmati in precedenza dal banchiere, ormai senza più bussola. Seppi da una fonte attendibilissima che quella lettera era stata scritta a macchina occasionalmente in un ufficio nei pressi di Piazza Rondanini a Roma e quindi affidata al vescovo Pavel Hnilika («Pro Fratribus», Via dell’Anima, dove si trovava anche l’ufficio di Flavio Carboni) per la consegna al cardinale Casaroli, forse tramite monsignor Marcinkus. Se si facesse una comparazione con alcune lettere autentiche di Calvi, si vedrebbero tra l’altro le differenze lessicali. Il resto è ridicolo.
    Il giorno di Pasqua del 1992, “la Repubblica” pubblicò lo stesso apocrifo, che circolava da tempo tra i giornalisti (anch’io mi ero occupato di una inchiesta sul caso Calvi-IOR a metà degli anni Ottanta, per il settimanale “il Borghese”). Con Costantino Belluscio, il compianto vicepresidente dei deputati socialdemocratici col quale avevo una consuetudine di amicizia oltre che rapporti professionali, ci facemmo quattro risate, leggendo il finale della lettera col «bacio del Sacro Anello». M’incaricai di comunicare all’Ansa quello che sapevamo, con una mia dichiarazione pubblicata da alcuni quotidiani. In particolare, il “Corriere della Sera” del 21 aprile («Quella lettera non fu scritta da Calvi») diede ampio spazio al mio comunicato.
    Francesco D. Caridi, giornalista

    http://archiviostorico.corriere.it/1992/aprile/21/quella_lettera_non_scritta_Calvi_co_0_9204213623.shtml

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