Lettera43, il quotidiano online diretto da Paolo Madron, pubblica la storia del Caimano alla tedesca, raccontando del documentario franco-tedesco Die Akte Berlusconi, prodotto da Arte.tv e Zdf e realizzato da Maria Rosa Bobbi e Michael Busse. Se il video può essere visto in versione integrale qui (per buona parte in tedesco), l’articolo anticipa che:
«Il tycoon di Mediaset vuole davvero plasmare l’Italia a immagine e somiglianza del piano di “rinascita democratica” della loggia di Licio Gelli Propaganda Due?» L’ipotesi è stata portata avanti per tutti i 52 minuti della pellicola […] che i documentaristi hanno girato, partendo dal presupposto di perseguire una tesi predefinita, sulla base della mole del materiale raccolto. Così, minuto dopo minuto, nel lavoro di Bobbi e Busse, “premiata coppia” che in 30 anni […] ha confezionato 50 documentari su commissione, ha preso corpo un parallelo tra l’Italia odierna del governo Berlusconi e quella disegnata, negli anni ’70, dagli uomini di Gelli, fino a quando, nel 1981, con la pubblicazione delle liste, non esplose lo scandalo P2 […]. Dagli indizi che vogliono la sua carriera di imprenditore costruita grazie ai soldi e alla protezione della mafia all’incontrastato potere di manipolazione dell’opinione pubblica raggiunto con le sue tivù, com’è possibile, si sono chiesti i due filmmaker nella versione franco-tedesca del Caimano, che Berlusconi, nonostante le ripetute violazioni, finora l’abbia sempre fatta franca, superando indenne ben oltre 20 procedimenti giudiziari?
L’articolo merita di essere letto per esteso. Tra gli intervistati nel documentario, invece, il senatore Sergio Flamigni, i magistrati Gherardo Colombo e Mario Ristuccia, il colonnello della guardia di finanza Guido Mario Geremia, don Antonio Gallo, il giornalista Raffaele Fiengo, l’imprenditore Francesco Di Stefano (l’editore di Europa 7, inciampata nel cosiddetto lodo Rete4), il politico Leoluca Orlando, l’architetto del premier Mario Catalano e lo stesso pluricitato nel video Licio Gelli (tornato a parlare poche settimane fa). C’è margine per sperare che una tivù italiana ne acquisti i diritti e lo trasmetta anche nel Belpaese?
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