“Ho freddo”: la letteratura di genere e il pensiero umano

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Ho Freddo di Gianfranco ManfrediSe la letteratura si assume il compito di raccontare un mondo più complesso della mera vicenda narrata in un libro, Ho freddo di Gianfranco Manfredi (Gargoyle Books, 2008) ne è una declinazione fulgida. Partendo da un genere – l’horror – la cui funzione sociale e politica è acclarata sia un veste romanzesca che cinematografica, questo libro è uno spaccato sulla storia del pensiero sia umanistico che scientifico, un affresco tanto attuale quanto documentario da rappresentare un esempio. Ecco dunque delineati i cardini di questo romanzo in un’intervista al suo autore.

Nel tuo libro si coniugano due temi paralleli, di solito affrontati separatamente: il mistero e il soprannaturale da un lato e la conoscenza e la sua pratica in termini pre-positivisti. Com’è nata l’idea di coniugare questi due filoni uno di fianco all’altro?

Affiancare ed alternare i due punti di vista (razionale e fantastico) è uno dei cardini espressivi della letteratura gotica classica. Lo stesso atteggiamento è poi passato alla letteratura romantica, basti pensare a Frankenstein che intreccia temi scientifici e soprannaturali. Persino in Sherlock Holmes le indagini rigorosamente razionali prendono sempre le mosse da eventi prodigiosi, come ad esempio l’apparizione del mostruoso e spettrale Mastino dei Baskerville. La letteratura contemporanea tende a distinguere nettamente questi due approcci, ma a mio avviso, se li si considera separatamente perdono gran parte del loro fascino che sta nel fatto di porci costantemente una domanda: è vero o è falso? E’ un’esperienza reale o un delirio? Il sottile disturbo che pervade la lettura nasce proprio da questa incertezza.

Ho freddo non è solo un romanzo: è un trattato di storia del pensiero e della scienza. Quali sono stati i tuoi percorsi per il reperimento della documentazione?

Molte letture e studi fatti in passato, indipendentemente dal romanzo, che ho integrato e rinfrescato grazie a Internet. Oggi le principali biblioteche del mondo hanno messo in rete i testi che conservano e dunque l’accesso alle fonti si è fatto più semplice. Trovo incredibile che si parli di internet quasi esclusivamente per i filmati amatoriali o per le truffe on line e non si rilevi nel giusto modo quale enorme allargamento delle conoscenze sta favorendo per chi usa la rete a scopo di informazione e di studio. Certo, bisogna saper cercare e verificare attentamente la fondatezza delle informazioni, dunque è utile, direi anzi indispensabile, aver avuto una formazione alla ricerca.

Perché ambientare negli Stati Uniti la vicenda invece che in Europa? Il vecchio continente avrebbe potuto prestarsi a una storia tesa a smitizzare la superstizione?

Sì, naturalmente. Ad esempio tutta la “peste vampirica” della metà del settecento, con epicentro a Vienna, è stata indagata solo saggisticamente e manca ancora un grande romanzo sul tema. A me incuriosivano gli Stati Uniti perché in passato ritenevo che il Nuovo Mondo fosse immune da queste tradizioni, invece ho scoperto che, per vie assai misteriose, l’infezione era arrivata anche là. La chiamavano la Peste Bianca. Le ultime scoperte, mediche e antropologiche, nell’indagine del fenomeno, sono assai recenti, perché risalgono alla metà degli anni 90. Dunque oggi ne sappiamo di più.

E se il romanzo fosse ambientato oggi, malgrado gli avanzamenti della medicina e della scienza, dove e quali miti superstizioni si potrebbero rintracciare?

Il romanzo parla all’oggi perché mostra come non sia possibile distinguere tra il diffondersi di malattie epidemiche e il diffondersi di infezioni “ideologiche” fondate sulla paura, sulla caccia al diverso, e su credenze superstiziose o false convinzioni in bilico tra la riscoperta di antichi miti e una pervasiva propaganda religiosa e politica. Il cammino dei liberi pensatori e dei ricercatori, oggi è altrettanto a rischio che alla fine del settecento, cioè nell’epoca post-illuminista dove la speranza nella ragione cedeva al riemergere dell’oscurantismo. Il mio romanzo, attraverso la storia dei medici francesi Aline e Valcour de Valmont, al di là dell’intreccio avventuroso, vuol essere anche un omaggio al pensiero critico e non conformista.

Ho freddo di Gianfranco Manfredi (Gargoyle Books, 2008), 552 pagine — € 16 — ISBN 9788889541258

(Questa intervista è stata pubblicata da MilanoNera)

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