Di Emilio Eduardo Massera, ex militare argentino implicato nel golpe del 1976 e piduista, si era parlato poco meno di due anni a proposito dell’ergastolo a Jorge Eduardo Acosta, Alfredo Ignacio Astiz, Jorge Raúl Vildoza, Antonio Vañek e Héctor Antonio Febres, responsabili del sequestro e dell’omicidio di tre cittadini italiani durante la dittatura. Peacereporter oggi scrive che l’ex golpista argentino Massera può essere processato in Italia:
Il perito inviato a Buenos Aires dal tribunale di Roma per stabilire le condizioni di salute mentale dell’ex comandante della Marina Militare argentina e protagonista della giunta militare Videla, Emilio Eduardo Massera, ha stabilito che l’imputato è “pienamente in grado di stare in giudizio”. Quindi, Massera “può essere processato”. L’ex ammiraglio comparirà davanti alla giustizia italiana per rispondere della morte di tre desaparecidos: Angela Maria Aieta, sequestrata il 5 agosto 1976, Giovanni Pegoraro e sua figlia Susanna, entrambi sequestrati il 18 giugno del 1977. È il primo processo in cui lo Stato italiano si è costituito parte civile insieme alle famiglie delle vittime. Massera è accusato di “aver cagionato la loro morte, dopo averne disposto od operato il sequestro, e dopo averli sottoposti a tortura, con le aggravanti di aver commesso i fatti con premeditazione, ed adoperando sevizie e agendo con crudeltà verso le persone”, si legge nelle carte processuali. Altri cinque ufficiali della Marina, co-imputati con Massera, erano stati condannati il 14 marzo 2007 a cinque ergastoli decisi dalla Corte di Assise di Roma. “Nonostante i possibili tentativi manipolativi, più o meno coscienti, attuati attraverso l’estremizzazione, anche in forma eclatante, di sintomi psichici fittizi”, quindi, Emilio Eduardo Massera verrà sottoposto a processo per i crimini effettuati nel quadro del sistema dittatoriale argentino.
Antonella non capisco perchè negli elenchi della P2 c’erano un sacco di generali argentini (tra cui anche Massera). Mi pare che sui legami tra la dittatura argentina e l’Italia di quel periodo non sia stata fatta molta luce.
Sapresti darmi qualche idea per approfondire?
Grazie
Massimo
Ciao Alberto,
è stato acclarato che Licio Gelli coltivava buoni rapporti con personaggi di alcuni paesi dell’America Latina fin dal secondo dopoguerra attraverso ex appartenenti alla repubblica sociale italiani emigrati oltre oceano. Oltre a quanto contenuto negli atti prodotti dalla commissione parlamentare sulla P2 (http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/index.html e http://web.archive.org/web/20051219204642/http://apolis.com/moro/commissioni/p2/min/indicef.htm), ne parlano anche diversi giornalisti e autori (Leo Sisti, Gianfranco Modolo, Sergio Flamigni, Walter Settimelli). Leggendo quanto disponibile, Calvi, iniziando ad aprire sedi anche in quell’area, agevola il consolidamento delle attività di Gelli e del suo sodale, Umberto Ortolani. I buoni rapporti non si limitano all’Argentina, ma comprendono anche l’Uruguay, e tanto fa attraverso appoggi locali che nel 1973 si qualifica come “ambasciatore” della fratellanza italiana.
Inoltre l’ex maestro della P2 avrebbe all’inizio degli anni Settanta aiutato Peron a vendere l’oro che si era portato da casa, ai tempi dell’esilio, contribuendo cosi’ a sostenere economicamente il suo ritorno a Buenos Aires. Intanto in Argentina prosegue – come racconta Flamigni – a tessere una rete di relazioni che comprendono vari ministri (benessero sociale, esteri) e militari (capo di stato maggiore della marina, alti ufficiali e appartenenti agli apparati di sicurezza). Inutile dire che quando Peron rientrerà in patria, Gelli sarà ben accolto e a questo punto inizia a estendere ulteriormente i suoi rapporti con l’ente petrolifero e circuiti bancari. Riceverà pure un passaporto diplomatico diventando ambasciatore dell’Argentina nella città di Firenze. Quando arriveranno i tempi di Massera e Videla, esploderà anche uno scandalo legato a un traffico d’armi, cosa sempre smentita da Gelli ma citata in commissione.
Nel resto del continente ci sono le avventure politico-finanziarie come in Nicaragua dove Calvi approda con una finanziaria e si prepara il terreno alla caduta di Somoza di fatto mettendo in piedi operazioni immobiliari che porteranno a elevate perdite. Qualcosa di analogo accade anche in Perù, Brasile e altrove (ma anche in Europa orientale, come succede in Romania). Ma nulla sembra scalfire la figura di Gelli, che a Montevideo è un’autorità per quanto riguarda i rapporti politico-commerciali con l’Italia. E in questo contesto amichevole si pone l’affaire del Mundialito del 1980, che porterà per la prima volta a trasmettere le partite di calcio non alla Rai, ma al nascente impero mediatico di Berlusconi attraverso una cessione dei diritti astronomica che mise fuori gioco Rai ed Eurovisione. Infine, per non tirarla troppo per le lunghe, c’è la questione della latitanza uruguaiana di Gelli, dopo l’autunno 1982, a causa del possesso di dossier riservati dal Sifar e di altri uffici dei servizi. E degli archivi che dall’altra parte dell’Atlantico sarebbero stati conservati. Qualche articolo in merito:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/03/torna-in-italia-dall-uruguay-immenso.html
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/05/24/torna-il-fantasma-gelli.html
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/08/08/interpol-cerca-gelli-in-uruguay.html
Di nuovo su Massera, scrive oggi Peacereporter: