Questo ha l’aria di essere un libro interessante e tempestivo. Uscito qualche giorno fa, nel pieno dei picchi negativi dei mercati internazionali, La paga dei padroni scritto, da Gianni Dragoni (Il Sole 24 Ore) e Giorgio Meletti (Tg La7) per i tipi di Chiarelettere, racconta una storia quanto mai attuale tra fusioni bancarie, cordate per rilevare compagnie aeree, capitani coraggiosi che ogni tot si ripresentano e manager che prima tentato di affossare le ferrovie e poi ci provano con altro. Infatti:
Questo libro mette insieme gli stipendi e le storie della nostra classe dirigente. Un sistema granitico, di signorie e vassallaggi. I nomi sono sempre gli stessi da anni: Ligresti, Pesenti, Berlusconi, Moratti, Agnelli, Colaninno, Romiti, De Benedetti, Caltagirone, Benetton… Protagonisti di un sistema che pensa più alla finanza che all’industria, più a mantenere un sistema di potere che a far prosperare le imprese. Condottieri di un capitalismo malato. E poi c’è Mediobanca, l’epicentro del potere finanziario da sempre, la scatola nera del privilegio. La parola chiave è una sola: fedeltà. Allora lo stipendio milionario è assicurato. Come insegna la saga infinita dei dirigenti pubblici, spostati da una parte all’altra, sempre con buonuscite record, e dopo aver accumulato, molto spesso, perdite disastrose. E quella dei capitalisti senza capitali, che controllano una società con un’altra società, un’altra ancora, un’altra… Così hanno diritto a pochi dividendi, ma il potere è loro, basta una firma ed ecco che scatta il compenso d’oro.