Sempre cara fu loro quest’ernia al colon

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Sempre cara mi fu quest’ernia al colonUn evviva per eio (che qualcuno chiama anche Alessandro Bonino) che oggi è il suo giorno: esce infatti, con prefazione di Stefano Bartezzaghi, il libro che ha curato insieme a Stefano Andreoli e che significativamente si intitola Sempre cara mi fu quest’ernia al colon. È una “raccolta” di 214 pagine di Fincipit:

un gioco semplice e meravigliosamente divertente. Si prende l’incipit di un’opera famosa, sia essa un romanzo, una poesia o una canzone. E proprio nel bel mezzo della sua solennità si inserisce una frase, un verso, un colpo di frusta comico che la porta inesorabilmente verso una conclusione brusca ed esilarante.

Se in quelle pagine si ride come a leggere le pagine web dedicate al “gioco semplice e meravigliosamente divertente”, allora non ci sarà che da leggerle. Del resto, ne scrive lo stesso eio (assicurando che il “libro è proprio bello”):

Voi non ci crederete, ma se dobbiamo dar credito a un piccolo sondaggio che abbiamo fatto tra di noi (Alessandro e Stefano, i due che han curato il libro), questo qua è il libro più importante della nostra vita (finora) e sempre secondo noi, che siam gente non coinvolta quindi assolutamente imparziale, anche voi dovreste leggere questo libro, o per lo meno comprarlo (e dovreste anche dirlo a tutti i vostri amici, eh).

Al libro è stato dedicato un sito dove gli autori-curatori si mettono a disposizione dei loro lettori per “distruggere i classici” (o essere distrutti dai classici. Ma questa, semmai, sarà un’altra cronaca. In futuro).

10 thoughts on “Sempre cara fu loro quest’ernia al colon

  1. Barbara X

    Un “libro” degno di questa misera epoca idiota. Qua non si tratta di essere poveri di spirito, io sono la prima a ridere e a scherzare, ma, obiettivamente, non capisco come si possa sprecare carta per una cosa del genere. Orribile e sintomatico il successo che avrà. Curioso poi notare come, per superare un momento di depressione, si scelga la risata squallida e volgare, anziché ricercare il dionisiaco che eleva, il dionisiaco presente nei grandi classici. Il fatto è che il labile spirito dei contemporanei è completamente disabituato a certi semplici quanto benefici moti dell’animo. Che tristezza.

  2. Se cerchi il dionisiaco nei grandi classici secondo me parti malino…
    Vuoi una riposta seria?
    I classici sono indispensabili per la corretta comprensione dell’evoluzione della letteratura; poi da li, sulle basi, si può e si deve andare avanti.
    Vuoi una risposta sincera ?
    Una che legge i classici, che parla di Cultura, non diviene leggermente poco attendibile quando parla di un libro prima di averlo letto ?
    Vuoi una risposta dal cuore?
    Don’t feed the troll

  3. Barbara X

    Ah, sì? E secondo te dove dovrei cercarlo il dionisiaco? Nel bidoncino dei rifiuti organici? Oppure al supermercato? Vedi, caro Massimo, tu commetti un errore comune a tutti: sei cioè portato a credere che in letteratura le cose funzionino come in altri settori produttivi. Ti faccio un esempio terra-terra: una BMW del 2007 sarà sicuramente migliore di una BMW del 1997. Al contrario, un romanzo del 2007 sarà sicuramente peggiore di un romanzo del 1873 o del 1605 (queste sono le date d’uscita di due capolavori che resteranno ineguagliabili, con buona pace tua). Rassegnati: Euripide & C. hanno già detto tutto. La realtà è questa: in letteratura c’è bisogno di certe qualità dell’essere umano. L’essere umano, con certe belle qualità, oggigiorno latita paurosamente: e la letteratura, come vedi, ne risente: dalla legge del sillogismo non si sfugge. I libri di oggi sono per la stragrande maggioranza penosi, proprio perché penoso e mentalmente inesistente è l’essere umano. Per farti un po’ il verso, vorrei simpaticamente darti una risposta da un organo che, come il cuore, inizia sempre per “cu”: ma mi trattengo, sono una lady. (Ma secondo te io mi dovrei mettere a leggere quella cosa del colon, altrimenti “divengo poco attendibile”? Dai, Massimo, per favore: la vita è già così brutta…)

  4. Barbara X

    Fiesta e Romanzo criminale sono sicuramente peggio de I demoni (1873), uno dei due capolavori cui facevo riferimento io, ma -perché no?- anche de Il giro del mondo in 80 giorni, che non ho ben presente, ma che devo avere da qualche parte di là. Massimo, anche tu mi tiri fuori Fiesta come fosse un grande romanzo? Ricordati che quell’autore (nel nostro caso Hemingway) che glorifica l’essere umano e lo presenta come un vincente, è un pessimo autore: perché non ha alcuna aderenza con la realtà, ma è asservito alle balle colorate che vuole sentirsi raccontare il lettore medio e mediocre. L’uomo è la sconfitta per eccellenza, è la Caporetto del pianeta, la vergogna del regno animale. Un autore dotato di onestà intellettuale è questo che deve scrivere, e in effetti, per fortuna, in molti l’hanno fatto (Davanti San Guido, per esempio: perché non te la rileggi?). Sì, Fiesta è peggio de Il giro del mondo in 80 giorni. (Mi raccomando, non passare la notte con l’enciclopedia e il bignami sulle ginocchia, a spulciare date e titoli: poi ti viene la gobba)

  5. Non ci penso neanche, direi che chiunque può ben trarre le sue considerazioni…giudicare un romanzo o uno scritto rispetto alla sua data di uscita è qualcosa di oltre il ridicolo

  6. Barbara X

    Massimo, perché devi distorcere il significato delle mie parole, travisarne il senso? Io non ho mai detto quello che tu affermi nel tuo ultimo commento. Io ho detto che certe opere del passato oggi non sono più possibili perché è l’uomo che è regredito, prima di tutto in termini di cuore. E’ per questo che molti capolavori del passato non avranno mai uguali. E sono pure colpevolmente bistrattati e trascurati dagli odierni addetti ai lavori, che non sanno come approcciarli.

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