Valerio Verbano, il caso è chiuso

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Valerio VerbanoVerbano, il caso è chiuso è un articolo pubblicato su Aprile Online e ripreso da Information Guerrilla circa la conclusione delle nuove indagini sulla morte di Valerio Verbano, assassinato a Roma esattamente 27 anni fa da tre persone che si presentarono all’ora di pranzo a casa sua, immobilizzarono i genitori e lo giustiziarono con una 7,65 silenziata dopo averne atteso il rientro da scuola.

La vittima aveva 19 anni, frequentava il liceo scientifico Archimede e militava in Autonomia Operaia. I tre che gli spararono, invece, stavano nella formazione neofascista NAR dei fratelli Fioravanti, Francesca Mambro e Alessandro Alibrandi. Un omicidio consumato negli scontri tra opposti estremismi alla fine degli anni di piombo? Anche se c’è chi vorrebbe credere a questa ipotesi, le modalità dell’agguato non sembrano giustificarla.

Pare invece c’entrare un dossier che il ragazzo aveva messo insieme sull’eversione di destra – e sui NAR nello specifico – nei mesi prima di morire e che era stato sequestrato dalla magistratura quando, nell’aprile ’79, era stato arrestato con l’accusa di fabbricazione di materiale esplosivo. Dopo la morte dello studente, il suo lavoro finisce nelle mani di un magistrato, Mario Amato, che – dopo la sparizione dei documenti e la loro altrettanto misteriosa ricomparsa – si trova di fronte a una fonte di informazioni importante sul movimento fascista e sulla sua logistica tra Montesacro, la Valmelaina e altri quartieri capitolini.

Il 27 dicembre ’79 Valerio viene condannato ma gli si concedono i benefici di legge, meno di un mese dopo sarà assassinato, due giorni dopo gli avvocati della famiglia Verbano parlano della scomparsa del dossier stilato dal ragazzo e il 24 giugno 1980 viene ucciso anche il giudice Amato per opera dei NAR, tre giorni prima dell’esplosione di un aeromobile sopra Ustica e a un mese e mezzo della strage alla stazione di Bologna per la quale saranno condannati all’ergastolo proprio Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, malgrado si siano sempre professati innocenti.

Quando si dice le coincidenze che si ripresentano anche nelle frequenti contraddizioni che hanno caratterizzato la ricostruzione di ognuno di questi fatti. Due anni fa, per esempio, sul caso Verbano sembrò emergere qualche novità. Si legge nell’articolo di Aprile Online:

Il caso era stato riaperto dopo che il procuratore aggiunto Italo Ormanni e i pm Diana De Martino e Roberto Cavallone avevano scelto di tener conto di una confidenza, rivelatasi poi infondata, rilasciata da un detenuto di estrema destra, il quale avrebbe indicato ai magistrati il nome di uno dei tre terroristi che fecero parte del commando di via Monte Bianco.

Non ne è venuto fuori nulla. Nulla dalle dichiarazioni del nuovo confidente, sugli oggetti repertati il giorno dell’omicidio e sulla pistola. La quale:

Anche l’arma che uccise Verbano, una 7,65 col silenziatore, non è stata mai trovata. Tornata alla ribalta otto anni fa, nel corso dell’inchiesta che il pm Salvini stava portando avanti sul duplice assassinio dei due giovani militanti di sinistra, Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, uccisi a Milano nello stesso periodo in cui morì anche Verbano, non si è mai potuta rintracciare, rendendo impossibile qualsiasi comparazione.

Caso chiuso, dunque. Dice Alessandro Cardente, presidente del IV municipio di Roma:

È davvero assurdo che ancora oggi, a distanza di 27 anni dall’uccisione di Valerio Verbano, attorno a questo delitto continuino ad avvenire degli episodi anomali […]. È sempre di oggi la notizia che il documentario della durata di un’ora girato dalla trasmissione ‘La storia siamo noi’ di Rai Educational, e che oggi sarebbe dovuto andare in onda su Rai3 alle 8,00 e alle 24,00, sia stato cancellato dalla programmazione.