Mostri di proprietà

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I mostriViene da chiedersi se ci siano o ci facciano, quelli di Flux.it (ex Your Open Source, YOS) di cui si è già parlato qui e di passaggio qui. Più facile pensare alla seconda, leggendo in giro per esempio l’articolo Restyling e nuovi ‘programmi’ per Flux (Mtv) in cui trionfalmente si annuncia, tra l’altro, che «il sito Internet di Flux conta già 120 mila utenti unici, 20 mila abbonati e quasi 2 milioni di pagine viste, con un totale di 8 mila “upload” effettuati dagli stessi utenti».

Bene, allora avranno cambiato anche le politiche di copyright sul materiale degli altri, viene da pensare. Macché. Si ritorna dopo un po’ di tempo sul sito, più tornito a livello di contenuti, home page meglio organizzata e novità esportabili via RSS. Ma i termini di utilizzo? Solito link a pie’ di pagina su «Legal Note» che apre un popup e alla voce «2. Proprietà intellettuale» si viene informati di nuovo che tutto è di proprietà di MTV, compresi contenuti e opere degli utenti e ovviamente ne è vietata la riproduzione totale o parziale. E per apportarvi modifiche o per commercializzarli, l’utente deve chiedere il permesso dell’emittente televisiva. Verrebbe voglia di contare i “non”, “vietato” e derivati, “espressamente” e così via.

Va bene per gli utenti cercare di ritagliarsi uno spazio di visibilità e magari arrivare a guadagnarci un po’ con qualche passaggio televisivo, ma forse il dubbio che rode il team che sta dietro a Flux non dovrebbe limitarsi al rating dei contenuti. Altrimenti sembra di assistere alla brutta copia di un film di Roberto Benigni.