Sembrava una storia chiusa, almeno fino a quando non ci sarà un rinvio a giudizio e una sentenza. Sul luogo in cui è stata uccisa Patrizia S., decapitata e abbandonata all’altezza di una stazione di servizio a Tor Bella Monica, periferia di Roma, ci doveva per forza essere anche lui, il marito, sul quale fin dall’inizio si sono addensati i sospetti degli inquirenti malgrado l’uomo lui abbia sempre negato qualsiasi coinvolgimento. E abbia anzi rimbalzato le accuse verso altri – e apparentemente ben più oscuri – lidi: prima sui Bambini di Satana, poi sulle Bestie di Satana e infine su un fantomatico mago nero. Gli investigatori hanno storto il naso di fronte alla “pista satanista” e per una volta la stampa – chi più e chi meno – non si è gettata a pesce morto sulla cupa ipotesi. Il rinvenimento di tracce di DNA del marito di Patrizia S. poi sembra aver indirizzato una volta per tutte le indagini.
Tutto finito? Macché. A riprorre diabolici risvolti ci ha pensato lunedì scorso la trasmissione televisiva di RaiTre Chi l’ha visto. Che, con tre settimane di ritardo, torna a parlare dell’omicidio di Roma mettendolo in relazione al «mondo delle sette». I Bambini di Satana, che con Patrizia S. ci avevano avuto a che fare (la donna, ricordiamolo, era stata brevemente iscritta all’associazione nel 1993, ne era stata allontanata per aver fornito dati falsi, aveva disertato l’aula nel processo del 1997 a Marco Dimitri e agli altri imputati, assolti nel giugno di quell’anno, e aveva denunciato nel 1999 il satanista per minacce e un giro d’usura risultati poi inventati), hanno pubblicato una Lettera aperta a “Chi l’ha Visto?” in cui si afferma che «spesso la corsa al sensazionalismo supera anche i reati più crudeli […]. Quando si ha in mano il potere informativo, l’informazione su territorio deve essere pulita, supportata dai fatti e non […] da isterismo».
Del resto, la vicenda giudiziaria dei Bambini di Satana è stata scandita dall’isterismo mediatico negli anni in cui sono stati sotto processo diventando per l’opinione pubblica – e ancora prima per chi la “informava” – responsabili di un po’ tutto: dai graffiti sui muri del centro di Bologna alle Madonnine di gesso che facevano sbandare i carabinieri in automobile passando per i fatti più turpi che l’immaginazione possa concepire. E mentre Fox Crime annuncia un documentario esclusivo sulle Bestie di Satana per il prossimo 2 giugno, altra vicenda che dovrebbe far riflettere è quella raccontata nel libro di Mara Leveritt Devil’s Knot: The True Story of the West Memphis Three, storia di tre bambini che in Arkansas, nel 1993, sono stati assassinati e la responsabilità è stata addossata ad altrettanti ragazzini in odor di satanismo per aver avuto, tra l’altro, qualche poster dei Metallica e i romanzi di Stephen King.
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