Un’area di servizio dalle parti di Tor Bella Monaca, il corpo di una donna che sembra svenuta. E invece è morta, decapitata. Accade davvero, qualche giorno fa, e gli inquirenti, stabilita l’identità della vittima, orientano i loro sospetti sul marito. Anzi ex marito. Potrebbe essere una storia di inaccettabile violenza coniugale sfociata in omicidio. Una di quelle che nelle ultime settimane sembrano essersi infittite. Invece l’uomo, fermato e interrogato, nega ogni addebito e rivela: sono stati loro, i satanisti. I riscontri raccolti dagli investigatori però non suffragano la versione dell’indiziato. Tra questi, il suo telefono e le celle che ha attraversato non combacerebbero con quanto dichiara e lo collocherebbero invece sulla zona del delitto.
Allora perché uscirsene con un’affermazione del genere? Se il tentativo di allontanare da sé i sospetti appare il motivo principale, vittima e presunto omicida qualche trascorso satanista ce l’hanno avuto. E all’inizio degli Anni Novanta si sono avvicinati ai Bambini di Satana. Il libro che prende il nome dall’associazione fondata a Bologna nel 1982 da Marco Dimitri, in uscita il prossimo 20 giugno per Stampa Alternativa, racconta anche la storia di Patrizia S., la donna assassinata alla periferia della capitale, che torna a incrociare quella del gruppo emiliano alla fine dello scorso decennio, quando Dimitri e le altre persone finite sotto processo nel 1996 per una serie di reati sono già stati assolti con formula piena e di lì a poco arriverà l’assoluzione anche in Appello.
Nel passaggio che parla anche della donna, si spiega che
sempre nello stesso anno [il 1999, N.d.A.] le forze dell’ordine tornano a bussare alla porta di Dimitri. Stavolta le indagini partono da tale Patrizia S. che nel 1993 si associa ai Bambini di Satana per esserne espulsa poco tempo dopo. Avrebbe infatti ai tempi mentito sul suo nome e avrebbe nascosto di essere la moglie di un uomo che si era rivolto a Dimitri in precedenza chiedendo i suoi servizi di cartomante. Chiamata a deporre per i fatti nel 1996, non si presenta in tribunale e tre anni dopo salta fuori che il satanista l’avrebbe minacciata telefonicamente. “Ho scritto il tuo nome su un proiettile” le avrebbe detto Dimitri e la donna fornisce il numero che l’uomo componeva per intimidirla. Numero che si rivelerà inesistente. La donna salta a pie’ pari anche le deposizioni per la nuova inchiesta anche se continua ad accusare l’amante, un altro ex dei BdS, il fondatore della setta romana degli Eletti di Satana. Il quale, insieme a Dimitri e a Efrem Del Gatto, avrebbe sottratto alla donna novecento milioni di lire, il frutto degli introiti di un albergo che lei possedeva. Scattano perquisizioni nella sede dei Bambini di Satana e in diverse altre città tra cui Milano, Torino, Viareggio, Udine, Lucca e Treviso mentre vengono formulate le accuse di truffa, usura, raggiro informatico, abusi sessuali e associazione per delinquere. Insomma, ci risiamo. Peccato che, per esempio, Efrem del Gatto non avesse potuto commettere nessun crimine nel 1999 perché morto tre anni prima e che, anche in questo caso, non si trovi alcun riscontro. Le accuse decadono e l’inchiesta viene archiviata perché non si ravvisa alcuna ipotesi di reato.
È questa la vicenda che collega la donna ritrovata nella piazzola di un distributore ai Bambini di Satana. Chi sia stato effettivamente a ucciderla sette anni dopo i fatti qui raccontati lo diranno le indagini e il processo. Ma di certo non è stato Dimitri. La cui storia è scandita da inchieste cicliche e che non dimostreranno mai niente. Al contrario: le accuse di volta in volta verranno smontate dai fatti. Sta di fatto comunque che la cronaca nera è tornata a lambire i satanisti bolognesi, i giornali sono tornati a cercarli. Perché – anche di fronte all’inconsistenza di ipotesi più o meno fantasiose – scrive Carlo Lucarelli nella prefazione del libro in riferimento ai fatti del 1996:
Vedi che ci sono, sembravano dire i particolari che di volta in volta emergevano sui giornali, vedi che abbiamo ragione a pensare male, vedi che queste cose da film esistono davvero?
E invece no, non era vero.
Non a Bologna, non per i Bambini di Satana e per non Marco Dimitri.
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