Sul buon uso della pirateria

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Sul buon uso della pirateria è un libro scritto da un giornalista francese che lavora per Libération, Florent Latrive. Rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate, è stato pubblicato lo scorso anno dall’editore parigino Exils Editeurs e in Italia da DeriveApprodi, pur essendo disponibile in rete. Il sottotitolo di questo volume – 139 pagine che scorrono velocemente malgrado il tecnicismo degli argomenti affrontati – è «proprietà intellettuale e libero accesso nell’ecosistema della conoscenza» e spiega in modo piuttosto chiaro le tematiche che vengono affrontate. Partendo dalla domanda cos’è un pirata?, inizia una panoramica dettagliata dal punto di vista storico e giuridico di quanto l’espressione «pirata» sia errata e fuorviante. Inoltre, pur nella sua definizione imposta da BSA e major musicali e discografiche, viene dimostrato anche quanto sia aleatoria, mutevole in base a legislazioni nazionali, intenzioni e utilizzi. Insomma, si spiega quanto sia sbagliato il concetto. Inoltre, sempre da diversi punti di vista, sono presentati i diversi ambiti che l’espressione proprietà intellettuale riunisce illustrando come diritto d’autore, tecnologia o brevetti sui farmaci non siano attualmente una tutela se non per i produttori/editori. Infine, tra software libero, Creative Commons e altre modalità alternative al full copyright, l’autore presenta anche un vivace mondo che, in un fermento progressivo e ininterrotto, fornisce risposte sia alle esigenze degli autori che degli utenti. Un’opera partigiana pro libertà di cultura? Sicuramente. Ma nelle sue affermazioni, Latrive porta sempre esempi, motivazioni, dettagli socio-culturali e politici.

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