Se un aspetto positivo gli ultimi mesi ce l’hanno avuto, è che si è tornati a parlare sempre più frequentemente anche in Italia di giornalismo investigativo, spesso coniugato al di fuori di logiche editoriali tradizionali, e trattamento delle fonti. In particolare due articoli pubblicati ieri da Lsdi – Libertà di stampa. Diritto all’informazione meritano di essere letti:
- I nuovi investigatori. Il giornalismo d’inchiesta nell’era del no-profit:
- Gola profonda: come assicurare la copertura delle fonti nell’era della sorveglianza totale
Sulla Columbia Journalism Review un articolo di Jill Drew sui “nuovi investigatori”. I gruppi no-profit come California Watch costituiscono ormai “un ecosistema emergente di giornalismo d’inchiesta”, che, secondo alcuni osservatori, sopravviverà soltanto nel mondo delle testate no-profit. In molti, tuttavia, ritengono che sia ancora troppo presto per predire il futuro del giornalismo d’inchiesta in questa chiave. Sono diversi coloro che spiegare la situazione attuale ricorrono alla metafora del “Selvaggio West”
In lingua originale: The New Investigators – Nonprofits are breaking new ground. Can they sustain themselves?
Passare un documento confidenziale a Wikileaks, va bene. Permettere alle redazioni, ai giornalisti, ai blogger, alle Ong di creare i propri Wikileaks, è meglio. È all’insegna di questo giudizio che Jean Marc Manach ha elaborato per Owni.fr una serie di interessanti appunti sulla confidenzialità nell’era delle tecnologie informatiche, consigliando a giornalisti e blogger come fare per assicurare alle proprie fonti la massima copertura anche nell’epoca della sorveglianza totale.
In lingua originale: Gorge profonde: le mode d’emploi