Pentiti di niente: “Caro Osvaldo, tu resisti proponendoci i tuoi schemini militari”

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Carlo SaronioFeltrinelli, nel perseguire il progetto che lo porterà alla morte su quel traliccio, mira senza dubbio a un più ampio coinvolgimento dei diversi gruppi extraparlamentari dell’epoca e sembra confermarlo una lettera trovata il giorno dell’esplosione che lo uccide nel covo dei GAP di via Subiaco, a Milano, e datata 27 ottobre 1971: Osvaldo-Feltrinelli scrive a un misterioso Saetta (che solo successivamente risulterà essere Franco Piperno, uno dei fondatori e successivamente leader di POTOP insieme a Toni Negri, Oreste Scalzone, Lanfranco Pace e Valerio Morucci), il quale però non fa in tempo a far pervenire la sua risposta. Ecco quanto contenuto nel messaggio:

Caro Saetta,

fra i tanti argomenti lasciati in sospeso nella nostra recente riunione ve n’è uno, concreto, che a mio avviso val la pena di approfondire in maniera che si giunga alla prossima riunione con una maggiore chiarezza di impostazione e di soluzione. Abbiamo parlato di complementarietà delle nostre forze a Milano, della auspicabilità di un processo di avvicinamento, di integrazione e di coordinamento tanto sul piano operativo, quanto su quello logistico e politico. Intorno a questo problema abbiamo però girato piuttosto a vuoto senza uscire dal generico dal momento che una mia proposta di creare a livello di Milano (e aggiungo ora anche a livello Alta Italia – area metropolitana Nord) una serie di stati maggiori è caduta nel vuoto forse perché non vi ho insistito abbastanza (cosa che mi propongo di fare nella presente lettera), forse, o soprattutto, perché solleva una serie di obiezioni (alcune delle quali mi propongo di esaminare più oltre).

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Processo 7 aprile: il bilancio di Toni Negri trent’anni dopo

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Ancora sull’argomento di cui si parlava ieri. Circa 300 anni di carcerazione preventiva nel complesso, la demolizione di un pugno di intellettuali che puntavano su un “modello di ‘insegnamento partecipato'”, lo smantellamento dell’asse studenti-professori-operai nel portare avanti istanze di lotta sociale. Di questo e di molto altro ha scritto lo scorso 25 febbraio Toni Negri a proposito del processo 7 aprile. Il tutto riportato integralmente sul blog BlankReg.Net all’interno di Via 8 febbraio? No: “via 7 aprile”.

“Pentiti di niente”: una storia che attraversa due decenni

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Pentiti di nienteIl libro Pentiti di niente sarà il libreria e scaricabile da Internet il prossimo 20 novembre, ma l’editore, Stampa Alternativa, lo ha messo da qualche giorno in prenotazione. Sottotitolo è “Il sequestro Saronio, la banda Fioroni e le menzogne di un presunto collaboratore di giustizia” e il testo riportato di seguito è l’introduzione alla storia. Grazie a Valerio Evangelisti per la prefazione che verrà pubblicata a breve.

C’è una storia che taglia a metà gli anni Settanta arrivando a lambire quasi tutti gli Ottanta e che diventa un paradigma non solo dello sbando di alcuni personaggi che non trovano collocazione in quel decennio di ideali, ma anche di scontri politici. È quella di Carlo Saronio, giovane ingegnere della borghesia milanese che si avvicina alla sinistra extraparlamentare, ma che finisce preda della bramosia di alcuni di questi personaggi. Oltre al dramma personale di un sequestro e di un omicidio, la vicenda di Carlo Saronio racconta anche la nascita di un fenomeno, quello della dissociazione dalla lotta armata, e della sua strumentalizzazione da parte di chi andava a caccia di sconti di pena. Riuscendo a ottenerli.

Mentre si indaga su chi ha rapito l’ingegnere, la Milano che ne emerge in un primo momento sembra una specie di Marsiglia in cui il Mediterraneo viene sostituito dai Navigli e dalla darsena di Porta Ticinese, ma che nulla ha da invidiare alla disinvoltura dei banditi d’Oltralpe. Una Milano in cui la politica arriva fino a un certo punto e la malavita fa da padrona tra evasioni, ricatti, giri di denaro da riciclare, bella vita ogni volta che si arraffa un po’ di contante. Dove l’umanità si scontra e perde di fronte al profitto criminale e dove non esiste alcun codice etico quando si decide di speculare anche su un cadavere in precedenza fatto sparire.

Ma poi all’improvviso lo scenario cittadino si modifica e quegli stessi personaggi, dai protagonisti alle comparse, dalle vittime ai carnefici, diventano gli interpreti di un copione a sfondo terroristico dove l'”Organizzazione” viene prima di tutto. Anche della solidarietà verso un compagno e dell’amicizia tra due giovani che stanno dalla stessa parte. Il cambiamento è così repentino che non sembra di essere ancora in quei quartieri. Sembra a questo punto di aver attraversato i confini della realtà per entrare in un romanzo di fantapolitica in cui si può raccontare tutto e il contrario di tutto.
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