Lessig, la riforma della politica e la candidatura al Congresso

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Draft LessigAlcuni mesi fa il fondatore di Creative Commons lo aveva in qualche modo annunciato e da pochissimo è nato Lessig 08 – Change Congress. Se sulla candidatura l’ultima parola arriverà il prossimo primo marzo, intanto ne parla Bernardo Parrella partendo da quanto scritto sul New York Times e su Wired e dice:

Lawrence Lessig, the Web legal scholar, said Wednesday that he was mulling a campaign for the House of Representatives, a move that could pit the Internet icon in a race against a Democratic loyalist. Mr. Lessig would run for the seat left vacant by the Feb. 11 death of Representative Tom Lantos, who represented the 12th District of California for nearly 14 terms. The district, south of San Francisco, runs straight through the heart of Silicon Valley, where Mr. Lessig is considered a celebrity, though one who wears glasses and uses phrases like “net neutrality”.

Belgrado, ricordi dal passato e incertezze sul futuro

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L’errore, oggi come negli Anni Novanta, sarebbe quello di credere che tutti i serbi la pensano e agiscono così. Quella che segue è un’intervista che risale a qualche tempo fa ormai e che ben rende ciò che sono stati gli ultimi due decenni da quelle parti.“Milosevic? Ha deviato un percorso di risveglio nazionale verso un autoritarismo nazionalista”
Ricordi dal passato e incertezze sul futuro
Parla Djordje Ristic, giornalista di Belgrado che, da uomo libero di esprimere la sua opinione, traccia un bilancio degli anni della dittatura e della ricostruzione in corso

“Quanto Tito morì, si diffuse un’ansia generalizzata, un’ansia sul nome del successore che fu una presenza costante tra la gente. Questo accadeva anni prima che Milosevic si insediasse al potere e trascinasse il paese in un incubo”. Djordje Ristic ha sessantatré anni ed è un giornalista in pensione che, non rassegnato a lasciare una redazione, ha fondato una rivista automobilistica che ora è il suo orgoglio. Oggi vive giornate tranquille, cadenzate dal numero mensile da chiudere e dal circolo nautico sulla Sava, il “Jedrilicarski Klub Gemax”, di cui è presidente e che vanta una delle più forti squadre di vela dei Balcani. Sicuramente più tranquille di quando, professionista dell’informazione, si era trovato suo malgrado a fare i conti con la censura, le pressioni che arrivavano dall’alto, dall’impotenza di fronte a una situazione nazionale e internazionale che si andava deteriorando anno dopo anno.

Al momento della successione, qual era l’opinione su Slobodan Milosevic?

Suscitava diffidenza sia all’interno che all’esterno del partito. Non era ritenuto al livello di Tito che, nonostante i limiti della sua applicazione del socialismo reale, garantiva ai cittadini la loro dignità sociale. Su Milosevic si può formulare solo una considerazione: ha avuto una grande abilità sostanziale che è stata quella saper cavalcare il risveglio di un grande movimento nazionale serbo. Un movimento che serpeggiava un po’ ovunque e che era particolarmente vivo in Kosovo. Ma si trattava appunto di un movimento nazionale, che si concretizzava in un’atmosfera di libertà, nella voglia di manifestare, nel reclamare i propri diritti. Non aveva una connotazione nazionalista. Il dittatore si dichiarava comunista, ma non era neanche questo. Riuscì a farsi capofila del nascente sentimento di ripresa culturale e politica serba per imbrigliarlo verso posizioni autoritarie sempre più soffocanti.
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Riconoscere un reato contro la persona, non contro la morale

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Di nuovo in tema di diritti delle donne, qualche giorno fa il blog Femminismo a Sud ha pubblicato un lungo e interessante post che ripercorre, attraverso un ventennio di diatribe parlamentari e giurisprudenza, la storia della legge sulla violenza sessuale. Una storia che tenta – non senza difficoltà – di scardinare la questione dal nodo della morale e di ascriverla alla sfera dei reati contro la persona. Ma l’articolo va oltre.

Presenta innanzitutto un elenco di sentenze che quella legge l’hanno interpretata e applicata in vario modo e poi allarga la visuale a una situazione correlata, lo ius corrigendi, “il potere di correzione e disciplina, ritenendo necessaria all’unità familiare la gerarchizzazione autoritaria, della massima autorità in seno alla famiglia, il capo-famiglia per l’appunto”, e il suo rapporto con la violenza domestica. Citando l’esperienza spagnola a tutela delle donne che lungimirante ed efficace sembra essere, il blog fa il paragone con un disegno di legge presentato dall’ormai ex ministro Barbara Pollastrini che:

tenta di regolamentare tutta la questione a partire da una maggiore attenzione per avviare campagne di sensibilizzazione. Nello stesso disegno di legge, che interverrebbe sul codice civile e penale, resta comunque prevista la querela di parte (e non la procedibilità d’ufficio) per il reato derivante dai maltrattamenti. Cioè: a fare la denuncia deve essere sempre la persona maltrattata.

Dalla rete: InfraGard, la Gladio di Bush

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  • Alessandro Ursic, La Gladio di Bush:

    Un’organizzazione pubblica ma protetta dal segreto, con oltre 23.000 membri selezionati nell’élite politica-economica del Paese che godono di informazioni riservate sui rischi di un attacco terroristico, lavorando in collaborazione con l’Fbi. E che, come ha rivelato uno dei suoi iscritti, in caso di proclamazione della legge marziale hanno licenza di uccidere per proteggere le loro proprietà. Si chiama InfraGard, e se non l’avete mai sentita è perché fino a qualche anno fa non superava il migliaio di iscritti. Ma dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 è diventata una struttura semi-massonica con ramificazioni in tutti gli Stati Uniti, e rappresenta oggi una prima linea di difesa degli Usa ai tempi della guerra al terrorismo.

Aborto: la pacata violenza di Ferrara

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Bologna, manifestazione a favore della legge 194Ancora a proposito di legge 194, Francesca De Carolis mi invia un suo testo pubblicato anche sul sito di Articolo21, associazione per la libertà d’informazione, dal titolo Aborto: la pacata violenza di Ferrara. È un bel pezzo che introduce una serie di considerazioni interessanti. Prima di passare all’articolo di Francesca, una segnalazione: l’appello-petizione LberaDonna di MicroMega.

Solo una breve riflessione. A proposito di toni e di parole. Di garbi formali e di sostanziali violenze. Ascoltando l’intervento di Giuliano Ferrara in apertura della puntata dell’Infedele di mercoledì 13 febbraio. A proposito del suo manifesto “pro-life” con il quale mette l’aborto fra i temi della campagna elettorale. Un tono molto pacato quello di Ferrara. Introduce, spiega, argomenta, con voce piana e calma, inanella frasi e parole modulando con garbo, sembra, finanche i respiri. Senza mai uscire dai binari di una condotta di gentilezza estrema. Anche quando gli tocca, come è normale che accada, di dover sovrastare il tentativo di qualcuno degli ospiti di intervenire. Tono pacato, certo, se per pacatezza si intende che l’accoratezza non si è trasformata in fervore, che poi non è trasceso in urla, crocefissi branditi, o intemperanze del genere…

Eppure. La pacatezza a volte sa essere agghiacciante. Se è linguaggio formale che riveste una sostanziale violenza. E accanto alla violenza di irrompere nella campagna elettorale con una questione così dolorosa e delicata, ho avvertito, nelle parole di Ferrara, i termini di un infierire privato, per il mio sentire inaccettabile. Come era ovvio, il discorso è andato allo sciagurato episodio del blitz nell’ospedale Federico II di Napoli. Ho trovato di grande violenza il sentire descrivere con lucida dolcezza “il bambino che quel feto sarebbe stato”. Come questo non fosse già il pensiero dolente di una donna che si trova di fronte alla terribile scelta di abortire. Che è pensiero e dolore intimo, che non andrebbe straziato da altri davanti a una telecamera. Con l’aggravante, nel caso, che si parlava di una persona precisa, del destino particolare del suo bambino che non è stato.
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Macchie d’olio, d’intolleranza e delazione

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Marco Grazia ha ragione quando scrive che il modello Treviso si espande. E lo fa citando l’esempio di Azzano Decimo, di cui si può leggere qui: in sostanza si dice che gli stranieri che chiederanno sussidi sociali se li vedranno erogati “per il tempo necessario a coprire l’iter connesso alla revoca del permesso di soggiorno” con annessa segnalazione in questura e prefettura. E questa ordinanza che effetto dovrebbe avere se non inabissare ulteriormente i problemi di una parte dei cittadini con certe ripercussioni su ognuna delle componenti sociali?

In merito invece alla questione dei 162 docenti universitari di presunta appartenenza alla comunità ebraica, una segnalazione la merita l’articolo Dell’arte di compilare liste di proscrizione come preludio al fascismo del terzo millennio firmato da Girolamo De Michele:

Chi compila, insomma, sfoga il proprio rancore politico, e forse avanza una richiesta di attenzione verso i prossimi padroni in cerca di obbedienti e servili esecutori; insinua sospetto e minaccia, sperando forse in un effetto d’insicurezza e precarietà psicologica e sociale nelle vittime della propria attività: ma soprattutto, inizia un inavvertito (dalla propria coscienza prima ancora che da altri) gioco all’apprendista stregone, i cui esiti sono, sul medio periodo, imprevedibili – il che non significa che non si presenterà qualcuno, prima o poi, a raccoglierne i frutti.

Dalla rete: dallo sparlamento alla sentenza per Europa7

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  • Chiare Lettere, Sparlamento, vita e opere dei politici italiani di Carmelo Lopapa:

    Figli, fratelli, mogli, ex mogli, intere famiglie al seguito. E molti soldi che girano. Prima del crollo, dentro il Palazzo si fa festa. Non senza insulti, dispetti e aggressioni. Carmelo Lopapa racconta quello che ha visto e sentito. Il suo viaggio comincia dalla testimonianza inedita di un funzionario, uno di quelli che dentro il Parlamento ci ha passato una vita. Leggere come impiegano il tempo molti dei nostri parlamentari può far ridere: c’è chi vuole una legge per valorizzare il tortello di zucca o per indire la giornata del maccherone, chi vuole un casinò, un bagno turco, le terme per tutti (solo il 7,3% delle leggi sono approvate, contro il 50% della Germania e l’86 della Spagna). Ma fa anche rabbia vedere come trionfi il trasformismo (“Voltar gabbana è nel DNA degli italiani” dice Mastella), si moltiplichino i Fratelli (“Io non rinnego la massoneria”, parola di onorevole) e i “laici devoti” alla Chiesa.

  • Marco Travaglio – L’Unità, 1 febbraio 2008, Europa7: la sentenza – La tassa Berlusconi:

    A partire dalla legge Maccanico gentilmente offerta dal centrosinistra al Cavaliere nel 1997, per proseguire col decreto salva-Rete4 e con la legge Gasparri varati dal governo Berlusconi II tra il 2003 e il 2004. Giusto in tempo per il suo probabile ritorno a Palazzo Chigi, dunque, si ripropongono intatti i nobili moventi della sua “discesa in campo” del ‘94: salvare le sue televisioni da una qualunque legge antitrust e salvare se stesso dai processi (a Milano stanno per chiudersi quelli per i fondi neri Mediaset e per la corruzione del testimone David Mills, a Napoli sta per aprirsi quello per la tentata corruzione di Agostino Saccà e di alcuni senatori). La soluzione ideale sarebbe depenalizzare anche la corruzione e trasferire la Corte europea da Lussemburgo a Brescia, o ad Arcore, per legittimo sospetto.

Filippo Facci, la Rai, la querela e i danni concreti

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Una querela per aver sostenuto una posizione tutto sommato condivisibile nei confronti della Rai. E ora Filippo Facci si ritrova anche una richiesta di risarcimento di 10 milioni di euro. Si può discutere se ciò che scrive in generale il giornalista sia più o meno di parte, se sia interessante e presenti spunti di approfondimento o se, nel caso specifico della Rai, potesse usare espressioni più eleganti e meno aggressive. Ma la querela e il relativo malloppo che la televisione pubblica pretende non stanno in piedi e non difendono l’immagine della Rai quando invece, per chi provoca danni ben più concreti, internamente si chiede al massimo un’azione disciplinare.

L’ultima crociata del Diario (che diventa quindicinale)

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L'ultima crociataTorna Diario, non più settimanale ma quindicinale, dopo la pausa annunciata lo scorso settembre. E lo fa presentando L’ultima crociata, in proiezione domani sera al Cinema Anteo di Milano. Ecco il testo che accompagna la ripresa delle pubblicazioni:

Il 25 gennaio uscirà, insieme al numero di Diario dedicato alla memoria, il nuovo film dossier di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani “L’ultima crociata”. Diario infatti riprenderà le pubblicazioni con il 2008 sotto forma di quindicinale.

Di che si tratta?
Succede che in concomitanza con il settantesimo anniversario della fine della guerra civile spagnola, è sorto spontaneamente in tutta la Spagna un movimento civile che chiede di far luce sugli orrori del Franchismo e di restituire onore e dignità alle vittime della repressione.
Si stanno scoprendo cose veramente spaventose che neppure gli storici avevano immaginato.

La cosa più orribile sono le fosse comuni. Migliaia sparse in tutta la Spagna con i resti di almeno 200 000 persone assassinate dal 1939 al 1945. Fosse che vengono aperte adesso per la prima volta. Franco era riuscito a tramandare l’idea che il fascismo spagnolo fosse un regime quasi benevolo, invece sta emergendo che quello che è accaduto in Spagna nel silenzio delle grandi democrazie europee è stata una prova generale delle atrocità del nazismo.

Dopo la vittoria del Caudillo, tutto il Paese è stato trasformato in un immenso carcere con centinaia di migliaia di prigionieri costretti ai lavori forzati. Il padre della psichiatria spagnola, il professor Vallejo Nágera utilizzò questi stessi prigionieri per i suoi studi sulla razza marxista e sul biopsichismo dei repubblicani, considerati geneticamente inferiori e corrotti rispetto alla purezza iberica.
Questi studi hanno fornito un supporto “scientifico” alla mattanza di Franco, il cui motto era: ” Uccidere, uccidere, uccidere. Dobbiamo sterminare un terzo della popolazione adulta per farla finita con il marxismo e il proletariato”.

Il movimento per il recupero della memoria è chiamato anche “la rivoluzione dei nipoti”, perchè sono i giovani, chi è nato sotto un governo democratico, a voler sapere tutto di quanto accadde ai loro nonni. Il più famoso esponente è José Luis Rodriguez Zapatero che ha avuto il nonno fucilato dai franchisti.

Il parlamento ha approvato da poco una legge cosidetta “della memoria storica” che favorisce il compito di chi si batte contro l’oblio. Ma la strada è molto dura perché sia la destra che la Chiesa cattolica si oppongono ad una condanna definitiva del regime Franchista, di cui la Chiesa è stata una fedelissima alleata.

Attraverso interviste, reportage, filmati storici, il film ricostruisce il clima nuovo che si respira in Spagna. Curiosamente è l’esatto contrario del clima italiano, dove il revisionismo di destra cerca di rimettere in discussione la Resistenza e le colpe del Fascismo.