Se n’era accennato un po’ di tempo fa del progetto di passare da blog alla carta di Milano Nera. Ed è accaduto, Paolo Roversi ha mandato in rete e la rivista, che sarà distribuita gratuitamente in veste fisica, in sembianze virtuali può essere scaricata da qui (file pdf). Ecco come viene presentato il primo numero:
Un numero d’eccezione, da conservare, con interviste esclusive a Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Joe Lansdale, Leonardo Padura Fuentes solo per citarne alcuni. Ospiterà rubriche fisse come Taxi Blues, tenuta dalla scrittrice taxista Raffaella Piccinni, anteprime di romanzi, ed una trentina, fra interventi e recensioni di libri, redatti da importanti scrittori come Giampaolo Simi, Nicoletta Vallorani, Paolo Bianchi, Paolo Grugni, Valeria Palumbo, Adele Marini, Daniele Biacchessi e molti altri ancora. Dal 15 maggio la rivista sarà disponibile in tutte le librerie italiane con una particolare presenza nelle librerie Feltrinelli. La rivista uscirà ogni due mesi con una tiratura base di trentamila copie, in concomitanza con i principali eventi letterari italiani (Salone del Libro, Festivaletteratura, Courmayeur Noir Festival, ecc).
All’interno della rivista c’è anche un (altro) breve pezzo che ho scritto sulla Compagna Marilyn di Mario La Ferla. Pezzo che riporto qui di seguito.
Quando ci si trova tra le mani un libro del genere, gli effetti sono due: la sorpresa e l’indignazione. La sorpresa perché l’impressione è che Mario La Ferla abbia una fantasia incontenibile per immaginarsi uno scenario così articolato e cospirativo. L’indignazione, invece, è effetto diretto della prima pulsione: La Ferla non inventa nulla ma, previa verifica, attinge da un corposo dossier che l’FBI redasse per colpire la famiglia Kennedy attraverso le sue amanti, compresa la più celebre e pericolosa, Marilyn Monroe. E allora ci si indigna perché, se le intenzioni dell’ente federale e del suo direttore, l’ambiguo e inamovibile J. Edgard Hoover, non erano certamente determinate solo dall’amor patrio, le sue attività spionistiche un effetto positivo ce l’hanno: restituire la corretta immagine di un pezzo d’America. Senza che però si sia ottenuto – almeno finora – il logico effetto: ridiscutere pezzi di storia recente.
Perché si dovrebbe farlo? La ragione è evidente: la dinastia dei Kennedy e la politica d’oltreoceano non sono state limpide come le si ricorda. Ma la corruzione, i personalismi, le connivenze mafiose e il tradimento di valori morali e sociali sono stati costanti. La facciata però andava mantenuta con qualsiasi mezzo. Omicidio compreso. Perché, nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1962, questo si consumò: un omicidio e la vittima fu la celebre divina di Hollywood, eliminata per volere comune della Casa Bianca, dei vertici di cosa nostra e dell’FBI che sfruttavano ciò che conosceva l’attrice. La quale, in un’opera di giustizia altrettanto involontaria da parte degli agenti federali, viene riscattata: non è più una sciacquetta dalle forme abbondanti, ma un’astuta raccoglitrice di informazioni da usare per ciò che sentiva più vicino a sé, le idee liberal. Che, oggi come ieri, vengono etichettate come comuniste a titolo denigratorio.