Mostri sulla carta

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giustizia

Con la speranza che per una volta successive evenienze su questa realtà criminale non comportino una futura stupefacente restrizione, per il caso concreto, di tali categorie (Motivazione della sentenza assolutoria n. 210 del 1997 al processo che vide imputati i Bambini di Satana)

Nove anni dopo: «Il caso non può considerarsi chiuso fino a che non emergeranno tutte le responsabilità del vergognoso linciaggio mediatico cui sono stati sottoposti gli imputati». Le parole sono del giornalista di Chieti Andrea Di Tizio, portavoce del Club Riformatori Liberali Enzo Tortora e la vicenda a cui si riferisce ricorda molto da vicino quella dei Bambini di Satana. Perché, analogamente al caso su cui si è pronunciato ieri il tribunale della città abruzzese, ci sono quattro persone che nel 2002 finiscono in galera per presunti reati gravissimi a danno di minorenni.

I quali – in base alle accuse – sarebbero stati adescati davanti alle scuole, sequestrati, narcotizzati e sottoposti a violenze utilizzando tra feticci vari anche cadaveri. Il tutto, ovviamente, in odor di satanismo e dunque, come accaduto a Bologna tra il 1996 e il 1997, con presunzione di colpevolezza da parte di una campagna stampa infamante. Nessuno di loro, però, aveva mai commesso ciò di cui era stato accusato. Assolti infatti con formula piena il fotografo trentaseienne Italo Diodato e il collega Amleto De Cesare mentre condannati rispettivamente a nove anni e a 11 mesi i coimputati Giovanni Carbotti e Gaetano De Carna per spaccio di sostanze stupefacenti e non per reati contro la persona.

Dice ancora il giornalista teatino Di Tizio: «I quattro imputati […] sono stati sbattuti sulle prime pagine dei giornali e nei titoli dei telegiornali e additati come mostri». Un sacerdote dichiarò alla stampa locale che «erano stati fermati “appena in tempo” prima che la setta sacrificasse un bambino. Qualcuno parlò anche di “cannibalismo” e “scarnificazione di cadavere”. Nella trasmissione “Porta a Porta” vennero mostrati oggetti sequestrati in casa degli imputati allo scopo di dimostrare la loro devianza». Ma – in attesa delle motivazioni della sentenza e di eventuali ricorsi da parte di accusa e dei condannati – ciò di cui si andò vociando a gran voce non era altro che fiction costruita sulla pelle di persone che non commisero quei fatti.

Il problema, di fronte a questo nuovo caso, non sono – o almeno non lo sono del tutto – le istituzioni: la magistratura, che ha notizia di reato, indaga e la magistratura, al termine del dibattimento, assolve. Il problema rimane il sensazionalismo che certa stampa (a volte una buona parte di essa e a volte tutta) utilizza nel comunicare alcune notizie in un momento in cui anche guardando un telefilm che i palinsesti piazzano in prima serata sulla tivvù di stato si riceve un’informazione più rigorosa: non è mai stata trovata traccia di sacrifici rituali. E anche omicidi efferati come quelli commessi da Charles Manson e dalla sua famiglia non avevano questo carattere.

Infine, a proposito di errore giudiziario, ingiusta detenzione e lungaggini processuali, consiglio la lettura dei riferimenti linkati qui sotto: