La teoria del complotto: miti e ragioni per credere e non credere

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Cults, conspiracies, and secret societiesMichael Shermer è uno storico della scienza che ha fondato un’organizzazione battezzata con il nome di Skeptic Society, dal cui pay off emerge chiaramente lo scopo che persegue – promuovere la scienza e il pensiero critico –, e a cui è seguita la relativa rivista, Skeptic. Da ex fondamentalista cristiano qual è – come lui stesso si definisce – e convertito in seguito all’agnosticismo e all’umanesimo, ha di recente recensito in termini entusiastici un libro uscito lo scorso mese d’agosto. Il titolo di questo volume all’inizio può lasciar interdetti di fronte all’ardore del recensore: Cults, conspiracies, and secret societies: the straight scoop on freemasons, The Illuminati, Skull and Bones, Black Helicopters, The New World Order, and many, many more. E stupisce anche che proprio un personaggio come Shermer abbia usato termini così incensanti per un libro che, a pelle e per i contenuti che approfondisce, avrebbe dovuto liquidare come complottista.

Vediamo il motivo per cui le parole di Michael Shermer risultano a una prima lettura così disorientanti. Intanto partiamo dall’autore del volume. Si tratta di Arthur Goldwag, da vent’anni ricercatore indipendente e scrittore freelance che in passato si è occupato di ebraismo (ma anche più in generale di religione, in particolare per sfatare l’oltranzismo monoteista: sua è infatti la riflessione sugli effetti politici e sociali dei suffissi “ismo” e “ologia”), oltre ad aver lavorato per la blasonata testata statunitense The New York Review of Books. In seconda battuta vediamo in che termini si presenta il libro. Usando le parole della casa editrice che ha pubblicato il volume (Vintage Books), abbiamo a che fare con questo:

una guida intrigante [che] collega i punti [comuni tra varie organizzazioni] e descrive una moltitudine di avidi guru, assassini messianici e coincidenze sospette. Suddiviso in tre sezioni, contiene centinaia di fatti che separano la realtà dal mito.


Tracce di eternità numero 4Già da queste poche parole – e in particolare dalle ultime – si inizia a comprendere lo scopo del libro e del suo autore, oltre che quello del suo recensore. Definito il primo “intellettualmente disonesto” da un lettore che ha inserito la propria opinione su Amazon, dove il volume viene venduto, perché avrebbe liquidato i presunti retroscena sugli attentati dell’11 settembre 2001 in sole sei pagine, vediamo ora più nel dettaglio la posizione sia sul libro che sulla teoria del complotto dello scettico Shermer. Il quale, per una rivista di peso tutt’altro che secondario nel panorama a stelle e strisce com’è Scientific American, firma un articolo intitolato Why People Believe in Conspiracies partendo da un’ammissione: i complotti esistono e la storia lo testimonia. I casi di Abraham Lincoln, di Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este, dell’attacco di Pearl Harbor o anche del Watergate con relative ripercussioni politiche rientrano in questa casistica.

Ma prosegue con una constatazione: affinché un piano cospirativo possa funzionare, è necessario che siano in pochi a conoscerlo perché ci sarà sempre qualcuno – soprattutto negli ingranaggi della burocrazia civile o militare – che, per uscire dal grigiore quotidiano, si inventerebbe senza troppi problemi una storia attraverso la quale guadagnarsi, per citare l’artista Andy Warhol, il proprio quarto d’ora di celebrità.

Allora a cosa credere? E in particolare di che cosa diffidare? Shermer usa due sostantivi per procedere con il suo ragionamento: parla di patternicity, la tendenza a individuare modelli intellegibili all’interno di scenari confusi, e di agenticity, la credenza in base alla quale in mondo sarebbe controllato da “agenti intenzionali occulti”. Queste due costanti sarebbero quelle che renderebbero fertile il terreno alla teoria del complotto. Terreno che andrebbe concimato anche da altri elementi: per citarne un paio, gli enigmi che non vengono sciolti proprio dalle istituzioni preposte a far chiarezza su fatti di una certa rilevanza (come per esempio l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963) e la repentinità che sottende il drastico cambio di corso politico a seguito dell’evento ritenuto un complotto (si veda lo scoppio della prima guerra mondiale dopo l’attentato di Sarajevo del 1914). Tutto ciò – aggiunge il divulgatore americano – è buon materiale per altrettanto buona fiction, come nel caso di Oliver Stone e del suo JFK o di Dan Brown con Angeli e demoni.

Ma queste prime considerazioni non rispondono – o lo fanno parzialmente – alle domande di cui sopra. È necessario focalizzarsi, è il consiglio di Shermer, che cita come esempio su cui riflettere – e che fa riflettere – proprio il libro di Arthur Goldwag: l’approccio del suo autore è quello di esaminare uno degli ambiti più rischiosi per uno studioso che si occupa di storia e di politica – le organizzazioni segrete – e di sondare i fatti di cui parla all’interno del loro contesto. Nel farlo, però, evita di commettere l’errore in cui inciampano i più radicali degli empiristi, che atomizzano ogni fatto, lo chiudono all’interno di un guscio e negano la correlazione che pur esiste tra diversi eventi. La lotta, per riassumere allo stremo il contenuto dell’articolo di Scientific American, è quella che si consuma tra l’intuizione da un lato e la foga nella ricerca della prova dall’altro. Ma soprattutto nel rifiuto della paranoia che “colpisce nel profondo e che scava furtivamente”. Volendo dirla con parole diverse – per riprendere un altro comune lettore di Goldwag su Amazon – si eviti quindi di aggrapparsi a idee bizzarre, anche se suggestive, pur evitando che la fantasia – o, meglio, la creatività – dell’osservatore comune dei fenomeni politici sia soffocata da una razionalità che non lascia spazio alla curiosità.

(Questo testo è stato pubblicato sul numero 4 della rivista Tracce di eternità.)

One thought on “La teoria del complotto: miti e ragioni per credere e non credere

  1. Si tratta di un complotto globale, è spiegato benissimo su questo sito http://domenico-schietti.blogspot.com/2009/10/la-storia-del-potere-in-base-al.html

    Sono tutti d’accordo a boicottare la Serpentina di Schietti ( vedi http://domenico-schietti.blogspot.com ) e quindi si tratta di un complotto per cambiare il clima, causare povertà e alimentare l’odio tra i popoli per generare guerre.

    Non è difficile da capire, se scoppia una guerra aumentano le richieste di fucili, cannoni, missili, aerei e bombe. I produttori di armi hanno interesse che i popoli litighino fra loro e quindi pagano agenti provocatori.

    Se cresce la povertà aumenta il numero dei ladri quindi aumentano le spese per la polizia, i controlli, i sistemi di sicurezza, le prigioni e la giustizia. Chi dovrebbe combattere la malvivenza in realtà ha interesse che ce ne sia sempre di più e quindi paga agenti per creare disordini e crisi economiche.

    Se crescono i consumi di energia aumentano gli introiti per i produttori di petrolio, uranio, carbone, che quindi boicottano l’energia pulita pagando agenti appositi che promuovano l’utilizzo del loro prodotto a danno di quello degli altri.

    Se vengono costruite grandi opere ci saranno grandi affari per i costruttori edili al punto che ne vorranno sempre di più grandi e inutili pagando agenti perchè pubblicizzino l’utilità di opere costosissime.

    I poteri occulti spesso sono aziende che hanno convenienza quando aumentano i problemi e quindi che si sono unite per creare un governo mondiale ombra e una fitta rete di agenti incaricati di creare il caos in tutto il mondo per causare guerra, povertà, cambiamento climatico.

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