Segnala Elio Cadoppi a proposito di Alceste Campanile che il prossimo 3 giugno, si aprirà il processo d’appello per il suo omicidio (un delitto per il quale è stata esclusa la premeditazione e dunque andato prescritto). Intanto, a proposito di colui che è stato condannato in primo grado, per Aliberti è uscito il libro La primula nera. Paolo Bellini, il protagonista occulto di trent’anni di misteri italiani, di cui si legge nella presentazione:
Può un uomo solo entrare da protagonista in trent’anni di vicende criminali di un Paese, modificando il proprio ruolo e i propri referenti in modo da trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto? Paolo Bellini è stato questo: una varietà di maschere usate per inserirsi e uscire da molti fra i capitoli più ambigui della vita italiana. Conosciuto come la primula nera, il killer reggiano è riuscito a eludere a lungo l’attenzione del grande pubblico. È sfuggito alla cattura innumerevoli volte, e le cronache nazionali non sono mai riuscite a inquadrarlo sino in fondo. Fra il 1970 e il 1999, Bellini è stato esponente di Avanguardia nazionale e latitante sotto falso nome in Brasile, pilota di aerei e ladro di mobili d’arte, indagato per la strage alla stazione di Bologna e amico di giudici. Ha trattato con la mafia per conto dello Stato con un ruolo controverso, nei mesi in cui a Palermo morivano Falcone e Borsellino. Nel 1999 è stato arrestato, ammettendo più di dieci omicidi compiuti a sangue freddo, nel momento di massima violenza di una guerra di ‘ndrangheta, in corso fra l’Emilia Romagna e la Calabria. Scegliendo di pentirsi, Bellini ha confessato anche un delitto politico di oltre trent’anni fa: l’uccisione del militante di Lotta continua Alceste Campanile. Il libro racconta come un estremista di destra sia riuscito ad agire in libertà per un trentennio, sino a diventare un protagonista di quattro diversi cruciali momenti di crisi democratica del nostro Paese.
Il libro porta la firma del giornalista reggiano Giovanni Vignali e prefazione, nota dell’autore e introduzione sono stati pubblicati su Antimafia Duemila.
Del delitto Campanile, avvenuto il 15 giugno 1975, parlarono senza fondamento anche i pentiti di niente del caso Saronio, in particolare Carlo Casirati. Il quale sostenne che un giovane dall’accento reggiano sarebbe stato presente alle modifiche apportare alla Fiat 124 con cui venne portata in Svizzera una parte del riscatto pagato per il rilascio dell’ingegnere milanese. Inoltre si disse anche lo stesso giovane – che secondo Casirati era Campanile – sarebbe stato con Carlo Fioroni nell’improvvisato carcere in cui era tenuto prigioniero Saronio. Tutte chiacchiere, nulla fu mai mai suffragato dai fatti. Anche se nemmeno la sentenza contro Paolo Bellini sembra aver soddisfatto chi era in cerca di risposte. Qui un po’ di documentazione.
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