Gelli, la P2 e alcuni input sui rapporti con l’America Latina

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Perché – è stato chiesto in un commento – la P2 aveva rapporti così buoni con i caudillos dell’America Latina? Ecco alcune rapidissime informazioni in merito. È stato acclarato che Licio Gelli coltivava buoni rapporti con personaggi di alcuni paesi dell’America Latina fin dal secondo dopoguerra attraverso ex appartenenti alla repubblica sociale italiani emigrati oltre oceano. Oltre a quanto contenuto negli atti prodotti dalla commissione parlamentare sulla P2 (http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/index.html e http://web.archive.org/web/20051219204642/http://apolis.com/moro/commissioni/p2/min/indicef.htm), ne parlano anche diversi giornalisti e autori (Leo Sisti, Gianfranco Modolo, Sergio Flamigni, Walter Settimelli). Leggendo quanto disponibile, Calvi, iniziando ad aprire sedi anche in quell’area, agevola il consolidamento delle attività di Gelli e del suo sodale, Umberto Ortolani. I buoni rapporti non si limitano all’Argentina, ma comprendono anche l’Uruguay, e tanto fa attraverso appoggi locali che nel 1973 si qualifica come “ambasciatore” della fratellanza italiana.

Inoltre l’ex maestro della P2 avrebbe all’inizio degli anni Settanta aiutato Peron a vendere l’oro che si era portato da casa, ai tempi dell’esilio, contribuendo cosi’ a sostenere economicamente il suo ritorno a Buenos Aires. Intanto in Argentina prosegue – come racconta Flamigni – a tessere una rete di relazioni che comprendono vari ministri (benessero sociale, esteri) e militari (capo di stato maggiore della marina, alti ufficiali e appartenenti agli apparati di sicurezza). Inutile dire che quando Peron rientrerà in patria, Gelli sarà ben accolto e a questo punto inizia a estendere ulteriormente i suoi rapporti con l’ente petrolifero e circuiti bancari. Riceverà pure un passaporto diplomatico diventando ambasciatore dell’Argentina nella città di Firenze. Quando arriveranno i tempi di Massera e Videla, esploderà anche uno scandalo legato a un traffico d’armi, cosa sempre smentita da Gelli ma citata in commissione.

Nel resto del continente ci sono le avventure politico-finanziarie come in Nicaragua dove Calvi approda con una finanziaria e si prepara il terreno alla caduta di Somoza di fatto mettendo in piedi operazioni immobiliari che porteranno a elevate perdite. Qualcosa di analogo accade anche in Perù, Brasile e altrove (ma anche in Europa orientale, come succede in Romania). Ma nulla sembra scalfire la figura di Gelli, che a Montevideo è un’autorità per quanto riguarda i rapporti politico-commerciali con l’Italia. E in questo contesto amichevole si pone l’affaire del Mundialito del 1980, che porterà per la prima volta a trasmettere le partite di calcio non alla Rai, ma al nascente impero mediatico di Berlusconi attraverso una cessione dei diritti astronomica che mise fuori gioco Rai ed Eurovisione. Infine, per non tirarla troppo per le lunghe, c’è la questione della latitanza uruguaiana di Gelli, dopo l’autunno 1982, a causa del possesso di dossier riservati dal Sifar e di altri uffici dei servizi. E degli archivi che dall’altra parte dell’Atlantico sarebbero stati conservati. Qualche articolo in merito:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/03/torna-in-italia-dall-uruguay-immenso.html
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/05/24/torna-il-fantasma-gelli.html
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/08/08/interpol-cerca-gelli-in-uruguay.html

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