Appena sotto la polvere lasciata dalla bomba c’è la verità.
(Federico Sinicato, avvocato)
Il 12 dicembre prossimo saranno trascorsi 39 anni dalla strage di piazza Fontana. Dieci i processi che in tutto questo tempo si sono celebrati tra Catanzaro, Bari e Milano. Una vicenda giudiziaria lunghissima che si conclude definitivamente nel 2005 con la Cassazione che respinge i ricorsi presentati dopo il procedimento d’appello dell’anno prima, conferma le assoluzioni per Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni e Delfo Zorzi, manda prescritti Carlo Digilio (“zio Otto”) e Stefano Tringali e, come in una cinica farsa che non fa ridere, addossa le spese processuali alle vittime e ai loro familiari. Innocenti dunque gli imputati? No, affatto. E per averne conferma si leggano le parole del giudice istruttore milanese Guido Salvini. Dice infatti il magistrato:
La verità giudiziaria non si esaurisce sempre nella condanna dei singoli responsabili. La sentenza d’appello che ha assolto gli imputati neofascisti ha affermato anche che gli attentati del 12 dicembre furono opera dei gruppi di Ordine nuovo. E questo rimane un punto fermo.
Da qui parte il libro Foto di gruppo da Piazza Fontana di Mario Consani, una sorta di album che, invece di fotografie, colleziona schede che ricostruiscono le vicende legate alla “madre di tutte le stragi”. È un affresco collettivo che – passando in rassegna nome per nome e fatto per fatto – rievoca e mette insieme tasselli, contiguità, connivenze, silenzi, sponde internazionali. Parla di fascismo, questo libro, ma anche di cattiva informazione quando torna sulla vicenda di Pietro Valpreda, l’anarchico che i giornali (e da Bruno Vespa in primis) servirono nella veste del “mostro di piazza Fontana” dopo che le indagini vennero da subito dirette verso questo fronte politico.
E racconta inoltre l’odissea di Pasquale Iuliano, capo della squadra mobile di Padova che nel luglio 1969 avrebbe potuto mettere le mani sugli eversori veneti, in odore di lavorare a un “attentato imminente”, come scrisse il poliziotto nel suo memoriale. Ma ci fu, nelle fila dello Stato, chi non volle farlo proseguire nelle indagini (“mi sarebbero bastati ancora venti giorni […] ma non li ho mai avuti”, raccontò Iuliano) e che gli ritagliò addosso il falso ruolo del depistatore, di colui che trama alle spalle di liberi cittadini e per incastrarli non esita a costruirsi da solo eventi e prove, bombe comprese. Iuliano così si vide bruciare la carriera e dieci anni di vita fino a quando non venne assolto da tutte le accuse. Era il maggio 1979.
Ma la storia del terrorismo nero era andata avanti e i suoi protagonisti, pur tra indagini e periodi di carcerazione, avevano proseguito nel loro lavoro. C’era poi chi nel frattempo – o nel futuro più o meno immediato – sarebbe morto e chi aveva preso un aereo per andarsene all’estero. C’era chi forse meditava di raccontare i segreti di sua conoscenza (e qualcuno negli Anni Novanta avrebbe iniziato a farlo) e chi invece si preoccupava di ricorrere a qualsiasi mezzo possibile per far slittare i processi. Il tutto cucinato lentamente fino ad arrivare alla situazione odierna. Della quale scrive Consani:
I nomi, quello no. Quelli non si possono fare. A parte poche eccezioni: Carlo Digilio, perché lo ha detto lui e almeno su questo è stato creduto; Franco Freda e Giovanni Ventura, perché per quanto assolti definitivamente dalla giustizia italiana degli anni ’80, per i giudici del 2000 sono stati invece a tutti glli effetti tra i responsabili degli attentati del 12 dicembre. E poi quelli di altre figure minori, complici o testimoni, che in questa storia rimangono, necessariamente, sullo sfondo. Il resto però si può raccontare, anche sfogliando le sentenze che hanno distribuito assoluzioni per insufficienza di prove. Non è il film della strage, perché le scene mancanti sono troppe, troppe le immagini oscurate, sbiadite, addirittura tagliate da mani sapienti. Ma alcuni fotogrammi sì. E di quelli che, a chi ormai conosce la trama, bastano e avanzano anche per immaginare le scene che non più possibile recuperare.
Foto di gruppo da Piazza Fontana di Mario Consani (Melampo Editore, 2005) — Prefazione di Dario Fo — 171 pagine — € 14,00 — ISBN 9788889533079
(Questo articolo è stato pubblicato all’interno della rubrica Cronaca nera di Thriller Magazine.)
Sinchè i potenti avranno le maglie della rete fra le mani, sarà difficile far emergere la verità. Ma il paradosso che più mi sconvolge è il pagamento delle spese processuali a carico delle famiglie delle vittime. E come dire… ti pago perchè mi hai soppresso il congiunto. Sono esterefatta!
Bel libro, comprato dopo averlo visto qui, tnx Antonella
@ Annamaria: in un rete le maglie sono i “buchi”…complesso tenerle tra le mani ;)