Immigrati, rom e giornalisti: pretesti per una surreale realtà

Standard
Spread the love

Marco Bavaglio di VauroAttenzione: questo non è un racconto di Lansdale, accade. Anche se sembra assurdo. Tanto i problemi starebbero tutti nelle parole di un giornalista. Infatti, mentre il quotidiano Europa scrive che, sull’affaire Travaglio, “non ci sono in ballo né la lotta alla mafia (che prosegue con buoni successi e alterni governi), né il buon nome di politici e cariche istituzionali [ma] la pretesa di una fazione intellettuale e giornalistica di condizionare e orientare l’agenda dell’opposizione ai governi della destra, ricattando apertamente il Pd perfino sui suoi stessi giornali, come capita alla povera Unità”, dice Furio Colombo ad Articolo21:

Nell’Italia di oggi un solo giornalista che ha citato fatti pubblicati e finora non contestati si è trovato contro tutta la RAI, la presidenza del Senato con tutto il suo peso, e il capo dell’opposizione al Senato, presumibilmente in rappresentanza dei sentori di tutta l’opposizione. Ora, si può star tranquilli che nessuno ci riproverà, perché è stata confermata con forza l’idea che in RAI si va solo per fare quattro chiacchiere, grati dell’invito e attenti ad evitare quell’imperdonabile maleducazione che è avere un’opinione o proporre una citazione […]. Mi scandalizzano le parole usate da Luciano Violante che chiama “pettegolezzo” ciò che ha scritto un giornalista che è scortato per minacce di mafia, ovvero Lirio Abbate, il cui frammento di libro è stato citato da Travaglio. Chiamare pettegolezzo una testimonianza di mafia, mi pare inconcepibile e sta allargando in modo allarmante il “livello Bondi”, che sta diventando il parametro a cui una parte di dell’opposizione aspira ad omologarsi.


Intanto si vogliono trasferire i magistrati ambientalmente incompatibili, ci si complimenta bipartigianamente – a dio e alla fortuna piacendo – per il discorso d’insedimento del nuovo esecutivo e qualche amministrazione locale già si porta avanti sull’annunciato decreto sicurezza. Inoltre – guarda caso – alla vigilia delle battute finali del processo agli imputati per le violenze alla scuola Diaz di Genova, tornano gli attacchi al pubblico ministero Enrico Zucca: che rappresenta in tribunale l’accusa contro i poliziotti che fecero irruzione nella scuola genovese nel luglio 2001 e veniva accusato dal capo della squadra mobile di Genova di non aver fatto abbastanza per arrestare un presunto assassino che avrebbe ucciso ancora. Ma anche tutto questo non è un racconto di Lansdale.

One thought on “Immigrati, rom e giornalisti: pretesti per una surreale realtà

  1. Marco Grazia

    Ho paura a dirlo ma giuro, e non posso fare altro vista la fonte e l’opinabilità della stessa, cioè il mio cervello, che dopo aver visto vincere le elezioni dal cosiddetto popolo delle libertà ho pensato e detto (a mia moglie però): “a quando le leggi razziali?”.
    Ora però mi rimangio tutto, non si sa mai che per cognome anche io mi debba mettere “Bavaglio”, il nome l’ho già conforme.
    Ovviamente scherzo, ma mi chiedo cosa cavolo è successo agli italiani? Brava gente lo eravamo già, imbecilli lo siamo diventati e ora ci scopriamo razzisti? E mi riferisco ai fatti di Napoli e Genova.
    Io non so se Marco, l’altro intendo, ha detto il vero e le sue fonti sono vere e i fatti riportati circostanziali e non estrapolati da un contesto che poco aveva a che vedere con quanto riportato o come nel process… pardon, nella trasmissione serale di oggi a Radio24 quella di Cruciani per comprendere, si dica appunto che Travaglio (l’ho detto!) è un bugiardo in quanto i fatti di cui parla sono appunto estrapolati da discorsi e non circostanziali.
    Io non ho visto la trasmissione di Fazio e me ne dolgo perché mi piace, ma ero in Toscana da amici e non ho avuto il piacere quella sera di seguirla, peccato, ne mi sono andato a cercare gli innumerevoli “youtube” e via citando, perché francamente ne ho piene le tasche di tutto, sono alla saturazione, l’Italia ora mi fa schifo un po’ orwellianamente (se non cito male) s’intenda.
    E mio caro omonimo, non avercela con me perché non è di te che mi schifo.

    Tuo, vostro, Marco.

Comments are closed.