Politica della fotografia: immagini, potere, docilità

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Politica della fotografia di Davis Levi StraussVito Calabretta, Fotografia, politica a proposito del libro Politica della fotografia di Davis Levi Strauss (Postmedia, 2007, 160 pagine, ISBN 9788884908896):

[…] Nella introduzione al libro di David Levi Strauss, John Berger parla di questi aspetti quando dice che «stiamo vivendo il caos più tirannico, forse più pervasivo, che sia mai esistito» e che la strategia di questa tirannide, una strategia stupida quanto spietata, «è quella di screditare l’esistente in modo che tutto si riduca ad una versione speciale del virtuale da cui (questa è la dottrina della tirannia) si trarrà una fonte infinita di profitto». Il libro di Levi Strauss è intitolato alla fotografia e alla politica ma affronta concetti che appartengono all’analisi di più aree: fotografia; politica; potere; immagine; arte. Infatti, a pagina 143 del libro, Levi Strauss cita una frase del poeta Robert Kelly: «senza arte non ci sarebbe alcun potere». Il libro quindi, nel suo modo molto breve e frammentario, affronta uno dei temi fondanti della nostra civiltà: il rapporto funzionale, talvolta, anti-funzionale, talaltra, che esiste tra i sistemi di potere e di controllo politico e i sistemi di produzione di immagini, siano essi definibili in termini di arte, in termini di fotografia, di documentario o di immagine. C’è un altro aspetto collegato e lo vediamo nel breve saggio dedicato a Francesca Woodman e in quello dedicato a Joel-Peter Witkin: il valore politico della ricerca artistica e, per esempio, della riflessione sul tempo. Si tratta dunque di un piccolo e frammentario contributo a una riflessione dalla quale non dovremmo prescindere, perché soltanto discutendo e analizzando questi temi possiamo cercare di interrompere il flusso che ci trasforma ogni giorno in «cittadini sempre più docili» (p. 141).

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