Mangano: se un mafioso diventa eroe

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Lirio Abate e Peter Gomez - 8 settembre 2007, Palermo - Foto di Calogero GiuffridaLirio Abate è un giornalista palermitano che di mafia ne sa e ne scrive al punto che, a causa dei suoi reportage, vive sotto scorta e ha subito molto più che minacce e intimidazioni. Qui qualche informazione ulteriore. Con l’articolo Mangano: se un mafioso diventa eroe, pubblicato su Articolo 21, spiega ciò che i candidati alle politiche del prossimo fine settimana raccontano (come lo raccontano e che cosa tacciono) quando si parla di cosa nostra.

I politici parlano tanto e cercano di raccogliere voti anche negli angoli più sporchi della Sicilia. Sono pronti a tutto. A stringere accordi con la mafia, anche se pubblicamente devono scagliarsi contro Cosa nostra o le altre mafie. Insomma, a parole sono tutti bravi. Molti politici, della legalità, dell’etica e della giustizia però non vogliono saperne nulla, perché sono elementi che non portano voti. La mafia, invece, sì.

Quando Silvio Berlusconi è arrivato in Sicilia domenica 6 aprile, qualcuno gli ha suggerito che era opportuno – per una questione mediatica – che dal palco di Palermo e poi da quello di Catania, qualcosa contro la mafia era opportuno che la dicesse. Al cavaliere questa parola “mafia” non va proprio giù e da tempo non riesce a pronunciarla. Forse per questo ha pensato bene di dire che “tutti i voti al PdL saranno utilizzati contro la criminalità organizzata”, che è molto diversa da Cosa nostra. Alcune ore dopo, al termine del pranzo, interpellato dai giornalisti che si chiedevano come mai non avesse pronunciato la parola mafia, il cavaliere ha specificato: “Per quanto riguarda la Sicilia, i voti al Pdl saranno usati contro la mafia; nelle altre regioni contro ‘ndrangheta, Camorra e Sacra corona unita. Così mi sembra di essere molto chiaro”. Chiarissimo. Anche per i boss.

In Sicilia si vive di segnali, e le parole vengono pesate. E a Berlusconi in passato qualcuno glielo ha spiegato bene.
La mafia è mafia proprio perché ha contatti con i politici, altrimenti sarebbe solo “criminalità organizzata”. Ma l’uscita pubblica del cavaliere in Sicilia sembra non essere piaciuta a qualche suo amico vicino alle cosche. E così, per equilibrare le cose, Marcello Dell’Utri è corso subito ai ripari, parlando contro i collaboratori di giustizia, ricordando che il fattore della villa di Arcore di Silvio Berlusconi, il boss mafioso Vittorio Mangano, era stato “un eroe”. Il messaggio è lanciato. Si corre ai ripari e forse alla chiamate alle armi. Dell’Utri ancora una volta tende una mano a Cosa nostra. Ma i “picciotti” siciliani sembrano non essere ancora contenti dello sgarbo che è stato loro fatto il 6 aprile e per questo il cavaliere torna a parlare di Mangano, appoggiando ciò che aveva detto il suo consigliere e amico Dell’Utri.

Alla luce di tutto ciò mi chiedo se può mai essere coerente l’atteggiamento di una persona, in questo caso Berlusconi, che prima grida contro le mafie e poi sostiene e difende un capomafia, un sicario delle cosche, un trafficante di droga, un riciclatore. Si può mai sostenere un leader politico che considera eroe un mafioso, un uomo che si è macchiato le mani del sangue innocente di siciliani assassinati perché vittime di guerre fra clan, che propone per i magistrati test per la salute mentale e si scaglia contro i collaboratori di giustizia? Può mai un politico che si circonda di amici vicini a Cosa nostra, alla ‘ndrangheta, alla camorra, avere la fiducia dei cittadini? Possono le mafie, ancora oggi, dopo l’uccisione di magistrati, esponenti politici, sindacalisti, sacerdoti e giornalisti, avere la meglio sulla democrazia e sostituirsi all’insieme dei fini cui tende un governo, un partito?

Intanto il Meridione soffre e si piega alla supremazia delle mafie e dei collusi con essa. Mentre diversi politici continuano a finanziare le organizzazioni criminali con l’acquisto di cocaina per uso personale.

4 thoughts on “Mangano: se un mafioso diventa eroe

  1. Può, certo che può.
    Può così tanto che è molto probabile che vinca pure le elezioni e questo grazie ad una grande fetta della popolazione italiana che lo vota.
    A me fanno vomitare tutti i raggruppamenti in lizza e difatti mi sarei presentato alle urne ma non avrei ritirato le schede.
    Poi ho letto un post interessante sul voto utile e se riesco voterò SA, nonostante sia distante anni luce dalle mie convinzioni, per aiutarli a raggiungere il quorum al senato in Lombardia e togliere quindi 3 senatori al PDL.

  2. Bradamante

    Libera, Arci e Legambiente, che fanno della lotta alla mafia uno dei pilastri della loro azione hanno pubblicato il seguente documento:

    “Parlare, come ha fatto ieri Berlusconi, del mafioso Mangano come di un “eroe” che ha avuto delle “disavventure nella vita che lo hanno messo un po’ in mano a una organizzazione criminale” non può quindi che indignare chi lavora quotidianamente per la cultura della legalità. Una persona che si candida a governare il Paese non dovrebbe sottovalutare l’effetto culturale che simili affermazioni, amplificate dai media, possono avere sulla formazione delle coscienze.

    I veri eroi sono coloro che sono state vittime di mafia come Falcone o Borsellino, sono coloro che ogni giorno lottano e si ribellano al sistema della criminalità organizzata. Per questo le tre associazioni si appellano affinché nessun voto a chi esalta i mafiosi.
    Libera, Arci e Legambiente fanno della lotta alla mafia uno dei pilastri della loro azione”

    Libera, Arci e Legambiente

    “Non si possono definire eroi personaggi come Mangano. Gli eroi sono i collaboratori di giustizia”. A riaprire le polemiche dopo le dichiarazioni di Dell’Utri e’ questa volta Giovanni Maggiani Chelli, presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime di Via Georgofili a Firenze, a margine di una conferenza stampa.
    “facciamo leggi – ha poi sottolineato affinche’ i collaboratori non abbiano timore di parlare, affinche’ possano dire tutto”.
    Ha poi parlato della necessita’ della mancanza di denaro nel fondo 512 :”si dice che i fondi non ci sono – ha aggiunto – perche i beni confiscati alla mafia non affluiscono al fondo. E questo e’ gravissimo”. Ha poi preso la parola il presidente dell’Unione vittime stragi, Paolo Bolognesi che ha parlato di un documento inviato ai Candidati Premier nel quale “ci auguriamo che le nostre istanze vengano finalmente recepite e inserite nell’ambito dei vostri programmi per la prossima legislatura, al fine di attuarne una giusta attuazione”. Un documento sintetico, in 10 punti nei quali si chiede tra l’altro l’abolizione del segreto di stato nei delitti di strage e terrorismo, l’informatizzazione degli atti processuali, il ripristino di un osservatorio sulle vittime e l’istituzione del reato di depistaggio.

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