E mentre in molti, moltissimi, in questi giorni ricordano il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione della scorta, c’è un altro anniversario che merita di essere sottolineato ma la cui eco è molto minore: l’assassinio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci (Fausto e Iaio), due giovani vicini da Autonomia Operaia che furono uccisi a Milano con otto colpi d’arma da fuoco il 18 marzo 1978, ma le indagini, dopo 22 anni, sono state archiviate senza che fossero mai individuati i responsabili. Sulla vicenda, si può leggere un bell’articolo scritto da Michele Gambino mentre sul sito ufficiale sono disponibili materiali originali (compresi gli atti giudiziari) e il testo completo del libro di Daniele Biacchessi, La speranza muore a diciotto anni.
Inoltre Radio Popolare ha messo a disposizione le registrazioni di come raccontò quei fatti, le reazioni, i funerali e i depistaggi. In aggiunta, con lo speciale Che idea… ricordare di marzo annuncia che:
I familiari e gli amici di Fausto e Iaio hanno scritto un libro (più dvd) per il loro trentesimo anniversario. Radio Popolare – che fu fondamentale per svelare i depistaggi – lo presenterà in una trasmissione speciale in onda lunedì 17 marzo, dalle 18 alle 19. E sarà speciale anche il luogo da cui trasmetterà: la Triennale di Milano, dove è ancora aperta una mostra sugli anni ’70.
Qui è disponibile la scheda della mostra annisettanta. Il decennio lungo del secolo breve (il cui titolo è accompagnato dal verso di Fabrizio De André “Si sono presi il nostro cuore sotto una coperta scura…“) all’interno della quale si legge:
A volte, sembra quasi che la coperta stretta della memoria abbia avvolto gli anni settanta in una penombra spessa e scura, lasciando galleggiare nel ricordo soltanto due tonalità cromatiche. Gli anni di piombo, gli anni del sangue, e nient’altro. Questa mostra cerca, prima di tutto, di riesumare proprio questo altro. Il suo nulla, il suo tutto. I mondi, i sogni, i fantasmi che esso contiene. Senza voglie di vintage, senza effetti-nostalgia, ma anche senza furori liquidatori. Perché gli anni settanta non sono finiti, non sono passati. Sono ancora qui. Con i loro conflitti, le loro speranze, le loro categorie di interpretazione del mondo. Dal buco più nero del secoloscorso, ancora ci riguardano.
ciao Antonella, sono la sorella di Lorenzo Iaio Iannucci, grazie, anche tu stai dando un contributo alla memoria collettiva sulla vicenda , ho capito con l’esperienza di questo libro , che la memoria e’ qualcosa di concreto ed esserci in prima persona, è un dono che possiamo fare alle nuove genrazioni.
gli amici di mia figlia diciassettenne le hanno detto, leggendo il libro: “Sonia, sei riuscita a farci commuovere…”
Maria