Riconoscere un reato contro la persona, non contro la morale

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Di nuovo in tema di diritti delle donne, qualche giorno fa il blog Femminismo a Sud ha pubblicato un lungo e interessante post che ripercorre, attraverso un ventennio di diatribe parlamentari e giurisprudenza, la storia della legge sulla violenza sessuale. Una storia che tenta – non senza difficoltà – di scardinare la questione dal nodo della morale e di ascriverla alla sfera dei reati contro la persona. Ma l’articolo va oltre.

Presenta innanzitutto un elenco di sentenze che quella legge l’hanno interpretata e applicata in vario modo e poi allarga la visuale a una situazione correlata, lo ius corrigendi, “il potere di correzione e disciplina, ritenendo necessaria all’unità familiare la gerarchizzazione autoritaria, della massima autorità in seno alla famiglia, il capo-famiglia per l’appunto”, e il suo rapporto con la violenza domestica. Citando l’esperienza spagnola a tutela delle donne che lungimirante ed efficace sembra essere, il blog fa il paragone con un disegno di legge presentato dall’ormai ex ministro Barbara Pollastrini che:

tenta di regolamentare tutta la questione a partire da una maggiore attenzione per avviare campagne di sensibilizzazione. Nello stesso disegno di legge, che interverrebbe sul codice civile e penale, resta comunque prevista la querela di parte (e non la procedibilità d’ufficio) per il reato derivante dai maltrattamenti. Cioè: a fare la denuncia deve essere sempre la persona maltrattata.

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