Il giornalista Roberto Laghi, sul suo blog, scrive che “la memoria è un ingranaggio collettivo”. Lo scrive all’interno di un post intitolato E intanto muoiono i partigiani in cui fa riferimento alla notizia della scomparsa del comandante partigiano ravennate Bulow, all’anagrafe Arrigo Boldrini, per lungo tempo presidente nazionale dell’Anpi.
Ma Laghi fa riferimento anche a un altro “ingranaggio collettivo”. Quello che si è spontaneamente innestato dopo i fatti avvenuti nei giorni del vertice del G8 di Genova, nel luglio 2001. Fatti che proprio grazie a un volàno corale non sono passati sotto silenzio né allora né negli anni successivi. Quell’estate, per strada, si rivissero episodi che si pensavano relegati da un quarantennio alla storia e a modalità di gestione dell’ordine pubblico risalenti a eventi come quelli per esempio di Reggio Emilia, quando il 7 luglio 1960 gli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine portarono alla morte di cinque operai. O, nello stesso anno ma pochi giorni prima, e precisamente il 30 giugno, il capoluogo ligure, città medaglia d’oro alla Resistenza, vide aprirsi il congresso organizzato dal Movimento sociale italiano e i cittadini scendere in piazza per protestare contro il partito che direttamente discendeva dal Ventennio della dittatura fascista.
Genova 2001 è stato uno dei momenti in cui più esplicitamente si è arrivati a negare la democrazia in questo paese attraverso la repressione del diritto di manifestazione. Un momento che, grazie alla pervasività della tecnologia e della digitalità, oggi può essere testimoniato in molti modi. A iniziare dalle immagini e dai video. E poi ci sono i processi di cui si può diffusamente leggere e sentire.
Ma c’è anche chi ne ha scritto. Come per esempio Simona Mammano, assistente capo della Polizia di Stato e giornalista, che nell’antologia La legge dei figli – Antologia noir per i sessant’anni della costituzione (Meridiano Zero, 2007), racconta la storia di Arnaldo, 62 anni, che casualmente si trova nella scuola Diaz al momento dell’irruzione delle forze dell’ordine. O come Roberto Ferrucci, con il suo Cosa cambia (Marsilio, 2007). O ancora come Concita De Gregorio che ha scritto Non lavate questo sangue (Sperling & Kupfer, 2006) e Carlo Gubitosa con Genova, Nome per nome. Le violenze, i responsabili, le ragioni. Inchiesta sui giorni e i fatti del G8 (Ed. Berti/Altreconomia/Terre di Mezzo, 2001).
E poi c’è chi l’ha fatto in rete, ricavandone pubblicazioni al di fuori di case editrici e circuiti tradizionali. È il caso di un testo, Ci sono stati dei disordini, scritto da un giovane autore, Luigi Milani, che ne ha fatto un e-book disponibile per il download gratuito da Lulu.com rilasciandolo con una licenza Creative Commons. È il racconto di un risveglio di un giorno che avrebbe dovuto essere come tanti, lontano dai disordini (fino a quel momento solo potenziali) che avrebbero potuto attraversare Genova durante il summit dei grandi del pianeta. E poi, invece, un accredito e la partenza. E i gas, i feriti, le pettorine dei sanitari, le urla, i contatti via telefono cellulare e i dribbling nei carruggi liguri. Una sorta di diario a mesi di distanza dai fatti per rimettere insieme i pezzi di momenti di delirio mai rimossi. Momenti che non ci si aspetterebbe in una repubblica democratica. Scrive Milani:
È passato quasi un anno, ma se ne parla ancora, di quel triste giorno di luglio. Le polemiche non accennano ancora a placarsi. Ci sono state violenze spaventose, in quella città del nord. Un’esplosione di violenza collettiva, ha scritto un illustre commentatore di fatti politici. Molti hanno perso la testa, durante quegli scontri. Oggi leggo che i poliziotti che hanno trascinato fuori dall’ospedale alcuni feriti non dovranno preoccuparsi di nulla. Azioni giustificate dalla situazione, ha stabilito un’inchiesta.
È venuto a trovarti un magistrato, la scorsa settimana. C’è ancora un’inchiesta in corso, per “Accertare eventuali responsabilità”. Sperava che potessi essergli d’aiuto almeno io, ma gli ho spiegato che solo tu potrai spiegare cosa è accaduto quel giorno di luglio, quando sei stato colpito alla testa. Chi ti ha colpito, e perché.
(Questo articolo è stato pubblicato all’interno della rubrica Cronaca nera di Thriller Magazine. L’immagine a corredo è stata tratta dal sito del Genoa Social Forum.)
Mi permetto una piccola critica.
Parlare dei fatti di Genova 2001 e di come, grazie alle tecnologie oggi ci sono rimaste migliaia di testimonianze dirette. Ma non citare chi, più di tutti gli altri messi insieme, queste testimonianze le ha diffuse e rese libere, Indymedia in primis, ma poi anche le radio del circuito Radio Gap, mi pare un po’ grave. Soprattutto se poi i link che si offrono sono di Flickr e Youtube, società commerciali che le licenze libere manco sanno dove stanno di casa, dietro cui non ci stanno mediattivisti ma CEO repubblicani che sognano di essere i prossimi venturi googleman.
Avresti avuto a disposizioni realtà di movimento, tipo New Global Vision (http://ngvision.org), in cui già dall’autunno 2001 si iniziarono a raccogliere tutti i video su Genova e poi di seguito tanta, tanta altra roba. Libera.
Con affetto e, ovviamente, senza polemica :-)
Hai ragione: ci sono diverse altre realta’ che potevano essere linkate. Mea culpa. Probabilmente linkare SupportoLegale.org che molti link di partenza li contiene o la raccolta di GSF ospitata dall’Arci non e’ sufficiente o, quanto meno, non e’ abbastanza esaustivo.
Aggiungerei anche il Comitato Verità e Giustizia per Genova http://www.veritagiustizia.it/ la segreteria legale http://www.processig8.org/ e il comitato Carlo Giuliani http://www.piazzacarlogiuliani.org/…
Beh, ma non credo che Antonella avesse pretese assolute di enciclopedicità… ;-)
Per questo c’è già la ricca – e contestata…. – pagina di Wikipedia.
ciao, bellissimo post!
C.