Una fiction può condizionare un processo?

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Chi fosse Graziella Campagna, giustiziata dalla mafia ventidue anni fa, è storia poco nota. La sua vicenda avrebbe potuto essere più conosciuta, dato che era in già pronta una fiction che avrebbe dovuto raccontarla. Però la messa in onda è stata bloccata, come spiega Articolo 21. Perché?

Perché coincideva con l’udienza in Corte d’appello nel processo ai due mafiosi imputati dell’omicidio di Graziella Campagna […]. Paura della televisione, come se i giurati di un processo potessero essere influenzati da una ricostruzione televisiva su l’oggetto del loro giudizio: come se l’orrore di quell’omicidio potesse esser meglio rappresentato in Tv di quanto non si possa fare con dovizia di particolari in un’aula di corte d’Appello. Come se si volesse separare la giustizia dal mondo, dalla realtà.

Oggi, durante il dibattito Vedo, sento, parlo, si diceva che è un tribunale che si potrebbe far influenzare da immagini televisive – anche laddove si ricostruisse una storia non fedele alla realtà dei fatti (ma non si può sapere se sia così oppure il contrario) – non farebbe in ogni caso un lavoro corretto. Per sentire il resto degli interventi (su questo e su altri argomenti), la registrazione è disponibile qui.

Si veda anche il post di Peter Gomez Una farsa pericolosa.