Autori multipli e racconti di guerra

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Ancora sui testi multiautore. Leggendo di Modus Scrivendi, a cui hanno partecipato i collettivi di scrittura Ippolita (Luci e ombre di Google, Open non è free), Laser (Il sapere liberato) e KaiZen (La strategia dell’Ariete), compare il link a Scrittura Industriale Collettiva che si autodefinisce un “metodo di scrittura a più mani” con tre obiettivi: promuovere la scrittura collettiva a prassi letteraria, scrivere un romanzo aperto e creare una comunità di lettori e autori «attenti all’innovazione e sensibili al tema della condivisione del sapere».

Se il romanzo aperto è in fase di partenza, lo scorso marzo ha iniziato a prendere vita il romanzo SIC #1 (sei autori più due direttori artistici) e la sezione racconti annovera al momento Il Principe (otto mani), Un viaggio d’affari (quattordici mani) e Racconto SIC #3 (ancora quattordici mani). Forum e blog completano l’insieme degli strumenti mentre tra i link si finisce su una tesi di laurea: l’autore è Beniamino Sidoti e il titolo è Scrivere insieme. Semiotica delle scritture collettive.

In ultimo, mentre Ippolita ha creato Riso, una piattaforma wiki per scrivere in modo collaborativo con una licenza BSD, e parteciperanno lunedì prossimo a Le forme del sapere nella rete, volevo citare un post pubblicato su False Percezioni, anche se non legato all’argomento in oggetto: l’intervista a Jasmina Tešanović, attivista tra l’altro di Donne in nero e autrice di Diary of a Political Idiot – Normal Life in Belgrade, racconto al femminile di una città sotto le bombe. In proposito, dice nell’intervista:

Although I am a professional, I would never identify with media in Serbia, or even more the writers, whose egos were too big for them to hit the streets and talk to the people. I am still on those streets and in the courts for war crimes, taking notes of the stories that are our history.

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