Una questione semplice e una polemica per “distrarre”

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Journal Evolution between 1927 and 1938Ieri si diceva – anzi lo diceva lo scrittore Jonathan Lethem – che “if you don’t favor wiretapping in the U.S., you must be for the terrorists”. E – traslando un po’ l’asse – oggi si legge dall’Ansa un lancio dal titolo Avvenire critica “terrorismo spray” (il link credo che sarà valido solo per un paio di giorni) in cui si riprendono le parole del direttore del quotidiano cattolico, Paolo Viana. Il quale, in un editoriale dal titolo A preoccupare il brodo di coltura, dice in riferimento alle scritte comparse sui muri di Genova contro il presidente della CEI, monsignor Angelo Bagnasco:

La Chiesa è prepotente, loro sono democratici. È questo lo schema che spesso ricorre nei ragionamenti (parola impegnativa) che vengono mossi da certo estremismo politico […]. Purtroppo, non è la prima volta che si appalesa questo rancore sgrammaticato, e non è la prima volta che il messaggio fortemente etico della Chiesa attizza la reazione di chi sul disorientamento sociale ci campa. Se non di sentimento anti-cattolico, si può parlare certamente di un “fastidio” da parte di taluni milieu culturali e politici; un fastidio che rischia di essere emulato con iniziative criminali.

Il prelato, parlando di unioni civili e accostandole a comportamenti deliquenziali – sarebbe stato “equivocato”, sostiene L’Avvenire. Forse, sarà mica il primo a cui accade? Sta di fatto che, se la condanna alle scritte minatorie è ovviamente condivisibile, i toni di Viana sono del tutto esagerati, tesi a distogliere l’attenzione dal nodo iniziale della questione: la posizione della CEI sulla questione DICO. Scrive ancora infatti:

Non sappiamo se dietro […] vi siano solo dei delinquentelli da vicolo o un gruppo un po’ più organizzato. Per ora nulla lascia intendere che questo episodio vada collegato alla recrudescenza del fenomeno brigatista […]. Quel che tuttavia sappiamo è che il salto tra la microcriminalità politica e l’avventurismo di indole terroristica è più probabile se il brodo di coltura è abbondante e caldo al punto giusto.

Le parole di Bagnasco, così come sono state riportate, sono offensive. Se non le ha pronunciate, si spieghi qual era il suo esatto messaggio. Se erano contenute in un documento più ampio e malamente estrapolate, si pubblichi l’intero documento. Ma il gioco di Viano non giova a nessuno e a niente, men che meno al dialogo di cui si fa portavoce la Chiesa. Invece si punta ad alzare il tono dello scontro tirando in ballo il terrorismo o l’eversione. Non si giochi, per cortesia, a usare giornali di opposte vedute come Liberazione o personaggi come Oreste Scalzone o Cesare Battisti per alimentare sterili polemiche sulla sinistra che difende i sovvertitori dello stato. Perché, Viani, si finisce per scendere su un terreno pericoloso, a cui si può rispondere punto per punto iniziando da chi celebrò i funerali di Giovanni Paolo II. Un altro esempio frainteso così come quello di Paul Marcinkus per le trame finanziarie che riguardano il Vaticano o altri episodi ancora?

Il nocciolo della questione è più semplice, non occorre rispolverare fantasmi ancora ben custoditi: si tratta di riconoscere diritti. E non solo ai gay o agli etero che non si riconoscono nell’istituto del matrimonio. Ma a tutti i cittadini che possono trarne beneficio tra cui anziani soli, fratelli che si sostengono mutualmente, persone normali spesso di orientamento cattolico. E sì, tra loro ci sono anche i gay e gli etero che non si sposano. È tutto qui lo scandalo?

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