Ecstasy Love, la provincia lisergica di Eliselle

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Ecstasy Love, EliselleDi Ecstasy Love, romanzo della scrittrice modenese Eliselle pubblicato da Nicola Pesce Editore, non ho ancora deciso quali parti leggere giovedì prossimo. Al momento ho segnato alcune pagine: il racconto che Zanna fa dei suoi viaggi e del motivo per cui decide di partire ogni sabato sera, il “bad trip” che Fra’ compie per sbaglio dopo un inconsapevole scambio di bicchieri, il percorso in auto che i due ragazzi fanno ritrovandosi alle spalle tre veicoli della polizia e l’aggressione finale tra fumi chimici subita da Luca e Fra’.

Ad ogni modo, da un punto di vista complessivo, il libro di Eliselle scorre via rapido e avvicente: due ore e mezzo per ritrovarsi all’interno di un gruppo di neanche ventenni che vivono in provincia. Le dinamiche all’inizio sembrano quelle tipiche di una compagnia che deve sfangare il fine settimana e che consacra il sabato sera alla trance da discoteca. Il tutto che sembra consumarsi tra trasgressioni verso le imposizioni delle famiglie, fisse tardo adolescenziali, la voglia di affrancarsi come persone diventando però un elemento in più di un mucchio solo all’apparenza selvaggio.

Fino a quando Fra’, l’ultima arrivata, la cittadina catapultata nella quiete della campagna, scopre che il vero collante tra i suoi nuovi amici è costituito dalle pasticche. Il romanzo dunque prosegue narrando le vicissitudini che ne derivano e ha ragione Marco Giorgini che, su Kult Underground, allontana il libro dalle atmosfere compiaciute di Irvine Welsh per riportarlo a una realtà più vicina: quella di chi ha sentito solo parlare di una realtà descritta come quotidiana da insegnanti, genitori e giornali, ma che rimane comunque remota, non tangibile. E quando tangibile lo diventa, l’impreparazione e l’incoscienza fanno muovere i personaggi come durante un bombardamento: avanti e indietro intuendo la via di salvezza, ma del tutto incapaci di trovare un reale rifugio.

Concludendo, Ecstasy Love sembra riecheggiare un ever green come Il tempo delle mele in chiave lisergica. Ma ritrae una vita di provincia più simile a quella delle Alienazioni padane di Saverio Fattori che agli irreali batticuore di Vic Beretton.

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