Viene ricordato come un delitto machista, consumato nelle più anonime retrovie della destra sanbabilina degli Anni Settanta. È il girone dei menefreghisti, popolato da quelli che non spiccano nella lotta politica in piena esplosione per le vie del centro di Milano, e i protagonisti di questa vicenda se ne fregano discretamente di quel che accade. E, quasi ne fosse una conseguenza, la fine di Olga Julia Calzoni, uccisa a sedici anni da due amici che volevano simulare un sequestro a scopo di estersione, è un crimine nei fatti senza movente, perpetrato per dimostrare forza, superiorità, messa in scacco di chiunque sia più debole. Come del resto accade ancora oggi quando, senza arrivare all’estremo dell’omicidio, il bullismo torna d’attualità sui giornali senza essere mai scomparso dai corridoi delle scuole o dai rapporti di forza che si instaurano nelle compagnie di giovani che si muovono in gruppo. Occultato, semmai, dai silenzi di chi ha paura, dalla prepotenza di chi impone la sua legge e dalla complicità di chi guarda da un’altra parte. E tornato a far parlare di sé solo perché casualmente finito sotto l’occhio di tutti.
Il movente per la morte della ragazza milanese, si diceva, non è dunque il denaro che tutto sommato gira. Né una vendetta nata da una passione tradita. È solo una spranga che si abbatte sulla testa di un’adolescente. È una rivoltella che fa sentire grandi e che spara per finire in fretta quello che un pestaggio non ha saputo concludere. È prevaricazione, manifestazione estrema di giovani che pensavano a se stessi come a superuomini e che hanno tentato di porsi al di sopra dei sospetti, degli inquirenti, della famiglia. La propria e quella della loro vittima.
Usciamo tutti e tre, c’è anche Giorgio
Olga Julia Calzoni è solo Julia per chi la conosce. Nell’ottobre 1976 compirà diciassette anni ed è una ragazzona con il suo metro e 70 di altezza per 70 chili. Frequenta il liceo scientifico Alessandro Volta di via Benedetto Marcello e di lei tutti dicono che sembra una giovane uscita dalla generazione precedente: timida, tranquilla, obbediente nei confronti dei genitori, innamorata di Giorgio Invernizzi, così diverso da lei. Lui che, chissà perché, per un po’ c’è stato, ma poi l’ha mollata e agli amici la descrive come una rompiballe. Julia però non si rassegna, magari Giorgio tornerà da lei prima o poi e quando quello che considera uno dei suoi più cari amici, Fabrizio Demichelis, le propone di uscire aggiungendo che ci sarà anche lui, lei accetta senza esitazioni.
L’appuntamento è fissato per il 26 marzo 1976. È entusiasta, Julia, deve aver immaginato che quel sospirato riavvicinamento fosse ormai prossimo e non riesce a trattenersi. La confidente naturale è sua madre a cui non tiene nascosto nulla e le chiede aiuto per prepararsi. Si fa la messa in piega e domanda in prestito un vestito da donna adulta, scarpe in tono e qualche gioiello. Poi indossa anche un anellino che le piace tanto. E quando è pronta esce contenta: l’occasione si annuncia carica di promesse e per non creare malumori ha accettato di partecipare a una specie di scherzo architettato dai due ragazzi. Dopodiché si farà un giro. Infine, forse, resterà da sola con Giorgio e la loro storia potrebbe riprendere da dove si era interrotta.
Quando è per strada, Giorgio e Fabrizio non devono averla salutata con un sorriso. Due che vanno in giro con una 6.35 e una 7.65 infilata nella cintura delle braghe non sorridono. Al massimo accompagnano le parole protendendo il mento, come a far sentire perennemente in difetto l’interlocutore.
«Tutto come d’accordo?» le avranno invece chiesto.
«Sì», dice Julia.
«Ne hai parlato con qualcuno?»
«Certo che no».
«Lo sai che se hai aperto bocca, il piano salta».
«Vi ho già detto di no, tranquilli».
E invece la madre di Julia sa che la figlia incontrerà proprio quei due. Ma non sa di quello che alla ragazza è stato presentato come lo “scherzo”, un'”innocua” bravata: Julia dovrà fingere di essere stata sequestrata e a questo scopo incide su un nastro una richiesta di aiuto che dovrà essere recapitata alla famiglia. Un miliardo e duecento milioni di lire, la richiesta iniziale di riscatto, che scenderà a 400 milioni, cifra che la famiglia Calzoni sembra potersi permettere.
Come in un film di Caiano
«Dai, mica glielo mandiamo davvero ai tuoi», devono averla rassicurata. «Ci mancherebbe altro, con tutto quello che succede in questo periodo».
E a Julia magari è sembrato di essere come dentro un film di Mario Caiano alla “Milano Violenta”, con i boss della mala lombarda che però nella realtà non sono gangster, ma sono amici suoi. Persone di cui non aver paura nemmeno quando le propongono un giro in macchina e prendono la strada dell’Idroscalo.
Posto strano, l’Idroscalo, per un’uscita tra amici, in quegli anni frequentato da chi voleva nascondersi da mogli a cui non far sapere un adulterio, dove trovare dosi di eroina o trafficare in attività ambigue. Chissà se Julia ci ha riflettuto mentre si stavano avvicinando al parco e se è stato solo istinto di sopravvivenza a farla schizzare fuori dalla vettura dopo essere stata raggiunta dalla prima sprangata alla testa. Chissà se si era già ricreduta sui suoi amici mentre questi la inseguivano giù dalla macchina per colpirla per la seconda volta. Lei a questo punto è caduta in ginocchio e mentre si portava le mani sulla testa per proteggersi non deve aver più avuto dubbi.
«Ma siete impazziti? Noi siamo amici».
In risposta è arrivato il terzo colpo di spranga. Tanto violento da spezzarle le dita e provocare un solco nel cranio con l’anellino che aveva messo poco prima, mentre la madre la aiutava a prepararsi per il suo appuntamento. Nemmeno a questo punto Julia è completamente fuori combattimento: è stordita, quello sì, ma non perde conoscenza, non si accascia del tutto. E allora i suoi aguzzini estraggono le pistole nascoste sotto i vestiti e sparano per finirla con diversi proiettili esplosi senza dire una parola. Alla fine la lasciano lì, su un prato di quello che ai tempi era un posto malfamato. Quando la ritroveranno, il suo aspetto sarà talmente alterato dal pestaggio che verrà scambiata per una donna tra i 30 e i 35 anni.
Il miraggio del delitto perfetto
Finché si lavora di fantasia, il delitto perfetto riesce sempre. Secondo i piani di Giorgio Invernizzi e Fabrizio Demichelis, il corpo di Julia avrebbe dovuto essere zavorrato con due blocchi di cemento e fatto sparire nel Ticino. Intanto loro sarebbero andati avanti con la pantomima del rapimento a scopo di estorsione per vedere se quella montagna di soldi sarebbero davvero stati in grado di scucirla alla famiglia Calzoni. Sapevano anche che c’erano buone probabilità di essere smascherati dagli investigatori, ma avevano pensato a una soluzione anche in quel caso. Se fosse loro andata male, sarebbe andato in scena un altro spettacolino: quello dei ragazzi di buona famiglia che avevano giocato, ma qualcosa era andato storto e Julia era morta accidentalmente. Così, presi dal panico, avevano fatto sparire il cadavere. Ma non avevano intenzione di farle male e poi sono fatti che possono accadere, come era successo meno di un anno prima a Cristina Mazzotti. Mica si vorrà comminare l’ergastolo a causa di un incidente, di una fatalità?
Nel piano originale, Julia inoltre non sarebbe dovuta morire a causa delle botte e dei colpi di pistola. Nella testa dei due ragazzi, la giovane a casa non ci sarebbe mai tornata, ma volevano impedire – per quanto possibile – che la causa del suo decesso fosse inderogabilmente attribuibile alle loro azioni. Così si erano informati e avevano deciso che, quando sarebbe venuto il momento di liberarsi di lei, le avrebbero iniettato una bolla d’aria in vena. Avevano sentito in giro – dissero durante le deposizioni – che non se ne sarebbe trovato traccia durante l’autopsia.
In qualsiasi modo dovesse andare, tuttavia, è una storia che non ha né capo né coda. Gli imputati non spiegano per quale motivo Julia faccia la fine che ha fatto e l’omicidio è tutt’altro che un “delitto perfetto” scoperto per un colpo di fortuna. Nulla a che vedere con quello che venne definito dai giornati dell’epoca il delitto del secolo, commesso a Chicago nel 1924 da due giovanotti di buona famiglia, Nathan Freudenthal Leopold Junior e Richard A. Loeb, così simile nelle motivazioni (noia, esaltazione del proprio ego, sfida alle forze dell’ordine) e nella dinamica (il rapimento di un quattordicenne amico di famiglia a scopo di estorsione ed eliminazione immediata dell’ostaggio). Ma molto più accurato nella sua attuazione, con tanto di creazione di identità fittizie, conti bancari intestati a personaggi inesistenti, costruzione di una rete di alibi che di ferro avrebbe anche potuto essere.
In quel caso, tuttavia, a tradire i due assassini fu un paio di occhiali ritrovato sul luogo dove venne rivenuto il corpo della vittima, Bobby Franks. Di lì iniziò una serie di verifiche che permise di risalire al proprietario, Leopold. Eppure anche a Chicago i due colpevoli si diedero da fare per cercare il ragazzino scomparso. Come loro, Giorgio e Fabrizio si misero a disposizione, offrirono il proprio aiuto quando Julia non fece rientro a casa. Lì per lì, pensavano che nessuno avrebbe sospettato di chi si dava da fare per l’amica sparita nel nulla, ma non sapevano che la madre della giovane li avrebbe indicati come le ultime persone che l’avevano vista. E allora, proprio come i loro precedessori statunitensi, crollarono davanti agli inquirenti e confessarono un omicidio che di movente non ne aveva perché stupide erano le loro motivazioni.
Persone senza nomi e senza volti
Condannati entrambi all’ergastolo nel 1978, Giorgio Invernizzi e Fabrizio Demichelis sono dei bravi ragazzi solo per Julia e per chi li conosce unicamente attraverso di lei. Hanno frequentato il liceo Studium presso cui approdano dopo non essere riusciti ad andare avanti dai salesiani, al Manzoni e al Carducci. Lo Studium magari può fare al caso loro, forse sarà più facile delle altre scuole, ed è ritenuta un’istituzione adatta alla media e alta borghesia milanese. Oltrettutto gira voce che sia orientata a destra, anche se i responsabili dell’istituto smentiscono e preferiscono parlare di disciplina, di metodi didattici all’antica. E poi loro li hanno sbattuti fuori i neofascisti, gli estremisti non li vogliono. Ma poi devono comunque perquisire i ragazzi prima dell’ingresso perché non portino all’interno dell’edificio coltelli e armi d’altro genere.
Giorgio e Fabrizio a scuola vengono separati: il primo è più intelligente e pacato, ma – sospettano gli insegnanti – forse può essere la mente dietro le intemperanze del secondo, imprevedibile, indisciplinato, con tendenze violente, bocciato pure dopo essere approdato allo Studium. Anche il rendimento scolastico di Giorgio non è brillante, «non si applica» dicono di lui i docenti. Ma poco importa, entrambi hanno il proprio seguito tra diversi compagni e le famiglie, soprattutto quella di Fabrizio, sono piuttosto malleabili nei loro confronti. Anche se viene da chiedersi se malleabili sia la parola più corretta: quando i due ragazzi verranno arrestati per l’omicidio di Julia, il primo commento a caldo della signora Demichelis sarà tutto per la “figura” che la sua famiglia ci fa in quella situazione.
E poi ci sono i raduni a San Babila, motivo di orgoglio che regala loro un senso di appartenenza. Anche se poi, alla fin dei conti, ai due neanche della politica o delle ideologie reazionarie interessa nulla e allora finiscono nel marasma di chi va e chi viene, persone senza facce e senza nomi che non si distinguono dalla massa di gente che passa lì i propri pomeriggi. Tanto che quando gli inquirenti andranno a interrogare i frequentatori della piazza milanese, nessuno si ricorderà di loro. Men che meno i personaggi più riveriti delle gang destrorse di quegli anni.
Bel racconto, tristissimo… povera julia.
Un paio di errorini:
“il piano salto”
“E invece la madre di Julia che sa la figlia incontrerà”
Grazie per l’apprezzamento e per la segnalazione dei typo. Corretti.
angosciante…
avevo 12 anni allora… ma la ricordo ancora
grazie e complimenti
E’ un delitto dimenticato che io ricordo bene perchè avevo 15 anni e se ne era parlato molto anche sui giornali.
Poi era caduto l’oblio.
Sarebbe da farci una puntata di Blu Notte o scrivere un saggio.
Penso che le fonti tipo quelle processuali siano difficili da recuperare.
Chissà i due assasini dove saranno e che fanno?
Essendo trascorsi più di trent’anni saranno quasi sicuramente liberi…chissà…
ciao
Matteo
Ciao Matteo, le fonti giudiziarie non sono neanche così complicate da trovare. E in effetti ci stavo pensando al’interno di un lavoro più ampio. Che fine abbiano fatto i due, non lo so: immagino anche io che ormai siano stati scarcerati.
Ottimo.
Anch’io ci pensavo da tempo ad un lavoro su questo caso però non ho esperienza e non so bene come muovermi.
Se t’interessa sono disponibile ad una collaborazione.
Fammi sapere.
Ciao
ciao io abito nei pressi dove è stato fatto l’omicidio ho visto una lapide che si riferisce appunto a quest’ultimo con scritto nelle righe finali ‘i genitori chiedono giustizia’ quindi penso siano stati scarcerati entrambi….se sapete qualcosa in piu fatemi sapere..ciao
Ho letto con attenzione la sentenza di primo grado e quella d’appello pronunciate nei confronti degli esecutori del delitto.
Il delitto fu grave senza alcun dubbio ma la pesantezza e definitività delle condanne all’ergastolo mi hanno lasciato un po’ perplesso, soprattutto, mi ha lasciato abbastanza stupito come, nella motivazione delle sentenze, la giovane età dei due condannati (nemmeno ventenni all’epoca dei fatti) non abbia avuto alcun peso nella decisione finale.
Furono praticamente valutate solo le circostanze aggravanti a loro carico senza nemmeno prendere in considerazione le attenuanti generiche.
Il processo sia di primo grado che d’appello furono celebrati in piena emergenza (1977 e 1978) criminalità politica e comune e tale esasperata esigenza punitiva traspare in più punti della motivazione delle sentenze.
I due condannati pagarono si le conseguenze di un grave delitto, ma il clima giudiziario di quegli anni aggravò pesantemente tali conseguenze.
Appena mi sarà possibile farò una ricerca sulle pubblicazioni giornalistiche del tempo, sono sicuro che anche queste abbiano sicuramente aggravato la posizione dei due colpevoli.
Però interessante,io mi sono infoormato su internet ma non ho trovato molto::::: So che c’è qualche libro che parla di questo omicidio come “cuori neri” o comunque libri che parlano degli anni di piombo a milano…vorrei sapere molto di piu su questo fatto:::dove posso ricercare informazioni più dettagliate?Vorrei capire bene questa storia come posso fare?
Fabrizio Demichelis era mio compagno di classe al liceo Manzoni in 4 ginnasio, anno 1975. Poi in seguito alla bocciatura si trasferì allo Studium. Lo ricordo come un ragazzone grande e grosso che si dichiarava fascista. Poche idee ma confuse. Un tipico prodotto di quegli anni “orribili” a destra e a sinistra che mi hanno lòadciato un bruttissimo ricordo.
Ovviamente mi colpì molto la tragedia di cui fu responsabile. Anche mia madre si ricordava di avere conosciuto durante un’attesa all’ora di coloquio con i professori la madre del Demichelis .
Un altro mio compagno di classe era stato in classe con lui anche alle medie e un paio di anni dopo mi disse che la madre del Demichelis incontrando sua mamma le aveva accennato ai colloqui che aveva in carcere con il figlio detenuto.
ciao a tutti,qualcuno sa dove posso trovare le fonti giudiziarie di questo delitto
Ciao Luca, il processo venne celebrato davanti alla seconda corte d’assise del tribunale di Milano. Per avere sentenze e visionare gli atti ci si deve rivolgere all’archivio.
Io le ho.
A parte l’intestazione, sono scritte a mano e non è facile la lettura.
Sono sentenze molto tecniche che si dilungano molto sulle attenuanti e sulle aggravanti senza scendere troppo nell’esame e nella ricostruzione dei fatti.
ah consultare l archivio del tribnale…non credo tutti possano farlo però ci proverò grazie per l’aiuto..comunque credo che questi 2 oggi saranno tornati in libertà..no?
@Luca, non ne ho saputo più niente, ma credo proprio che oggi siano tutti e due fuori. Sempre che non abbiano combinato altri guai.
Consultare l’archivio del Tribunale non è semplicissimo soprattutto se si vogliono fare copie degli atti processuali e non solo delle sentenze (che dovrebbero essere pubbliche e accessibili però in cancelleria e non in archivio).
Diciamo che è permessa la semplice consultazione dei fascicoli ma non la fotocopiatura degli atti, questo per motivi di riservatezza (anche sa fa un po’ ridere visto che sono pubblicati sui giornali atti di processi in corso), ma tant’è…
@silvano puoi contattarmi?
matteo_friends@yahoo.it
fabrizio oggi sta ancora scontando un’ergastolo a firenze lavora e va in vacanza ma la sera deve sempre ritornare in cella
Ciao Cristina, puoi contattarmi?
matteo_friends@yahoo.it
Matteo, ti ho contattato a fine luglio
Ti prego di scusarmi ma probabilmente mi è sfuggita la tua mail.
Saresti così gentile da rimandarmela?
Grazie.
ciao ragazzi io ricordo questa storia conoscevo giorgio lo ricordo cm un ragazzo violento di estrema destra vorrei tanto sapere che fine a fatto.ormai sn moltissimi anni che nn lo sento qualcuno mi diceva che
stava scontando la pena nel carcere di opera a milano,questo circa 15 anni fa da li nn ho saputo piu niente.se qualcuno sa quacola fatemi sapere.ciao a tutti
Ciao, ho conosciuto questa storia dal libro Cuori Neri, e devo dire che mi ha molto impressionato, povera ragazza,,,,Ma come si fa a fare una cosa simile? Non vorrei mai sentire di queste cose, vorrei che fossero come dei racconti del terrore, roba di fantasia, ma invece sono vere….
conoscevo Giorgio , era un personaggio complesso e molto tormentato che viveva una sorta di personalità bipolare .
Mi ricordo che era molto attaccato a suo padre che era malato da tempo e che poi morì di tumore quando Giorgio era ancora al liceo . La cosa che faceva infuriare Giorgio era l’atteggiamento superficiale della madre che usciva tutta elegante e truccata benchè il marito stesse molto male . . Ho sempre pensato che le due cose( la reazione verso l’atteggiamento della madre e l’omicidio ) potessero in qualche modo avere un nesso .
ciao oramai non vedo più giorgio da parecchi anni?andavo allo studium di milano.qualcuno sa dirmi che fine ha fatto?vive ancora a milano?vorrei in qualche modo rintracciarlo.avete notizie in merito?
la mamma di julia, la nena, era fuori milano quel sabato. era separata dal marito da anni.
julia aveva chiesto alla pina, la sua tata ed alla ragazza che faceva le pulizie, di aiutarla a vestirsi, aveva scelto un vestito nero da sera della mamma, si era truccata.
lei aveva un viso da bimba, quando l’hanno trovata morta, l’hanno scambiata per una ragazza che faceva la vita, che tristezza.
julia aveva raccotato alla pina della registrazione, aveva anche detto che aveva un appuntamento con questi due schifosi.
julia frequentava il liceo delle orsoline in viale majno. siamo cresciute insieme, tutte le estati a san michele di pagana, lei viveva per la sua mamma e la sua mamma per lei, erano legatissime.
la mattina giocavamo in spiaggia, il pomeriggio veniva da me e giocavamo in giardino.
tu l’hai conosciuta?
durante l’inverno milanese ci vedevamo meno, andavo alle sue feste in corso venezia e lei veniva alle mie.
l’invernizzi ed il de michelis hanno avuto una sola grande fortuna: i genitori di julia non hanno voluto nessuno al funerale e non hanno mai sgazzarrato come hanno fatto al circeo, sono completamente spariti dalla vita pubblica perchè completamente distrutti.
questo delitto mostruoso, rivoltante, immondo è finito nel dimenticatoio.
julia ed io frequentavamo la stessa scuola di danza classica, luciana novaro in corso venezia, ho la foto di noi due, eravamo nello stesso corso, che facciamo l’inchino durante il saggio. era il circolo della stampa mi pare, si, era quello.
mi ricordo anche che nelle classi delle brave c’era la figlia di helenio herrera.
io non posso togliermi dalla testa l’immagine della julia uccisa in quel modo, dai suoi due amici dei quali si fidava di + al mondo.
francesca
ed ad ogni inizio d’estate le nostre mamme ci andavano a comperare la borsina di paglia nuova con dentro le stoffine provenzali, sapete, in quei negozi di fronte alle spiaggie che vendono di tutto.
come ci piaceva.
vorrei che tu pubblicassi sul tuo sito la foto della julia con me al circolo della stampa.
non per me, ma per ricordare lei.
francesca
matteo scrive:
“Il delitto fu grave senza alcun dubbio ma la pesantezza e definitività delle condanne all’ergastolo mi hanno lasciato un po’ perplesso, soprattutto, mi ha lasciato abbastanza stupito come, nella motivazione delle sentenze, la giovane età dei due condannati (nemmeno ventenni all’epoca dei fatti) non abbia avuto alcun peso nella decisione finale.”
erano maggiorenni.
quindi tu non trovi giusto un ergastolo per due che hanno ammazzato a sprangate una ragazzina che era innamorata di uno dei due e che era d’una ingenuità tale, da non aver nemmeno capito che la registrazione del messaggio sul rapimento poteva essere quantomeno sospettosa?
vergognati
francesca
Ciao Francesca,
ho pubblicato in apertura del post la foto che mi hai inviato scattata al circolo della stampa. E te ne ringrazio molto, è un documento prezioso.
In merito al parere espresso da Matteo, non credo che volesse mancare di rispetto alla memoria di Julia Calzoni né sminuire il reato gravissimo di cui si macchiarono i suoi assassini, quanto sottolineare una mancanza che stava altrove, a delitto ormai avvenuto. La giustizia non puntò a uno dei suoi scopi: oltre a quello di punire, dovrebbe anche cercare di recuperare. Invece si tese a buttare via la chiave e basta.
Detto questo ancora grazie per la fotografia che hai inviato e per il contribuito dei tuoi ricordi.
Antonella
Cara Francesca, non vedo davvero il motivo per cui dovrei vergognarmi per avere espresso un parere (tra l’altro motivandolo seppur brevemente).
Ho seguito il caso, facendo ricerche d’archivio e svolgo la professione di avvocato (anche se non penalista).
Il mio parere deriva dal fatto che facendo una ricerca sui mezzi di comunicazione dei tempi, sul modo come erano condotti i processi, ho avuto la netta sensazione di una giustizia molto vendicativa e molto poco rieducativa.
La pregherei, comunque, di valutare riguardo a questa dolorosa vicenda, non solo il suo personale dolore ancora oggi così vivo, ma considerare anche il contesto in cui la vicenda avvenne.
Sarei lieto, qualora lei vivesse a Milano, di sentirla e se mi volesse fornire a questa mail (matteo_friends@yahoo.it) un suo recapito, scambiare qualche opinione anche epistolare.
I miei più cordiali saluti
Matteo
Anzi potrebbe inoltrare ogni comunicazione a questa e mail:
matteopietro.amici@gmail.com
Davvero ci terrei molto a chiarire la mia posizione e il mio interesse per quel fatto così lontano ma per alcuni ancora così vicino
Ciao, sono Massimo.
Ero un amico fraterno di Julia e suo compagno di classe al liceo. Ho trovato – quasi – casualmente questo blog e vi confesso che ho gli occhi lucidi.
Io e altre due amiche e compagne di classe, di cui non posso ovviamente pubblicare il nome, eravamo inseparabili da Julia nei suoi ultimi mesi di vita.
Vista la nostra vicinanza, ci toccò passare la notte del 27 Marzo in questura per capire se e come si potessero aiutare gli inquirenti.
Il giorno dopo, quando il papà di una delle due amiche venne a casa mia per raccontarmi quel che nel frattempo si scoprì essere successo, fu spaventoso: credo lo possiate capire ma forse non immaginare.
Anche ciò che accadde dopo fu terribile; a scuola, in televisione, a casa degli amici! Se a qualcuno interessa, questo ve lo racconterò volentieri un’altra volta. Ora non riesco a continuare, scusatemi.
Grazie comunque per aver deciso di lasciare una traccia e una testimonianza su Julia che non si perderà nel tempo.
A presto, Massimo
P.S. Per Matteo: se vuoi davvero avere un’idea di ciò che i “media” combinarono con questo caso, scrivimi. Allora non ce ne rendevamo conto ma i germi dell’attuale follia che regna nel mondo della comunicazione erano già stati messi a dimora. Triste
Per Massimo.
Da tempo sto raccogliendo materiale su questo caso che, pur avendo fatto così scalpore allora, fu poi dimenticato, come lo furono i protagonisti, le vittime, i testimoni e tutti quelli che ne furono coinvolti.
Quanto ai media ho raccolto parecchio materiale alla Sormani e l’ho esaminato attentamente.
Sarei davvero interessato ad un contatto anche epistolare con te.
Non posso però scriverti perchè il blog non pubblica l’indirizzo e mail del mittente.
Se vuoi puoi contattarmi a matteopietro.amici@gmail.com
Spero di sentirti o di leggerti presto
Matteo
ho conosciuto e lavorato con giorgio dal 1998 al 2001. rientrava la sera al carcere “le sughere” di livorno, di giorno si occupava di volontariato. nel 2002è stato arrestato a lucca per una rapina in una gioielleria. l’ho conosciuto a fondo e mi sono sempre chiesto da dove arrivasse la follia che aveva nello sguardo. ora è al carcere di ivrea, dove credo ne uscirà nel 2020… se volete altre notizie scrivetemi, ciao
Ciao Nervitesi.
Puoi lasciare un indirizzo e mail?
Sono interessato alla vicenda di Invernizzi e De Michelis sia sotto il profilo giudiziario sia per delle ricerche che ho fatto su come i giornali del 1976 trattarono il caso.
Se vuoi puoi contattatarmi qui: matteopietro.amici@gmail.com
Ciao
Matteo
Ciao Matteo,
dove posso trovare questa storia c’è qualche libro che ne parla?
vorrei anche trovare qualche articolo dell’epoca.
fammi sapere.
grazie.
luca
Ciao volevo sapere se c’è qualche libro che racconta questa storia?dove posso trovare articoli di quell’epoca?
Libri non ne conosco.
Se stai a Milano alla biblioteca Sormani c’è un’emeroteca fornitissima.
Per Francesca, Massimo e Nervitesi.
Se capitate su questo blog, per favore, contattatemi a questa mail: matteopietro.amici@gmail.com
sono stata compagna di classe al liceo e anche all’università della sorella di fabrizio demichelise ho conosciuto bene anche la madre, frequentavo la loro casa…e in occasione di un permesso premio ho conosciuto anche il fratello…una famiglia attanagliata dal dolore…la sorella aveva (ed ha ancora immagino) due splendidi occhi ma costantemente velati di tristezza…saranno oltre 20 anni che nn ci sentiamo ma ricordo la mia amica con un grande affetto
Ero il compagno di banco di Giorgio al liceo Studium ed abbiamo fatto l’esame di maturità classica lo stesso giorno, credo il 24 luglio 1975. Naturalmente rimanemmo tutti colpiti dell’omicidio. Giorgio aveva di certo grandi difficoltà a casa propria con il padre, malato, del quale qualche volta parlava, ma in particolare con la madre. Per quanto non lo abbia mai frequentato fuori dalla scuola in classe non ha dato mai particolare segni di aggressività, forse perchè la sevdrità della struttura non glielo ha consentito. Confrontandoci con altri compagni ci siamo detti che probabilmente il non piu obbligo delle lezioni e quindi tempo libero diponibile ne hanno evidenziato il lato peggiore. Apparantemente il piu duro dei due appariva però il Demichelis che frequentava stesso liceo ma altra sezione. Ho letto tra le note che il Girogio è sato nuovamente arrestato per rapina ed è in carcere. Io ho 52 anni e quindi se e vero che uscira come ho letto nel 2020 avrà circa 63 anni. Una vita buttata via. Interrotta come quella della sua ex-fidanzatina. Grazie per le informazioni che ho trovato.
r.galantini@inwind.it
E’ un’emozione forte leggere questo articolo scovato per caso.
C’era una foto di Julia sorridente pubblicata da un quotidiano nell’articolo del delitto,
ho pensato: ma come si fa ad ammazzare una ragazza così bella? Da allora non l’ho mai dimenticata e adesso che ho una figlia quasi della stessa età di Julia ho una paura fottuta che possa succedergli qualcosa di brutto come è capitato a lei. Sono sorpreso che qualcuno si ricordi di questo delitto, un grazie perciò ad Antonella per averlo riportato alla luce e sarebbe veramente giusto, come ha detto Matteo, fare una puntata tipo Blu Notte in tv.
Francesca e Massimo, sicuramente quello che avete passato allora è stato angosciante e tremendo che ha toccato per sempre le vostre allora giovani coscienze , a voi perciò la mia solidarietà e se permettete un abbraccio fraterno…auguriamoci che simili cose non accadano mai più anche se so che è solo utopia.
volevo solo dire che julia era mia cugina,o meglio la cugina di mio padre…
nessuno può avere idea di quanto abbia distrutto la nostra famiglia questo massacro…
fin da piccola vedevo le foto di una bellissima ragazza bionda a casa,al mare a san remo…non capivo chi fosse,una volta cresciuta (ho solo 18 anni ora) mi hanno raccontato cosa successe nel marzo del ’76 …e con il tempo ho capito perchè la mia amatissima zia nena mi chiama julia…mi chiama come la sua amata bambina…
dopo quel giorno la mia famiglia penso sia cambiata…
purtroppo mio zio se ne è andato nel dicembre dell’anno scorso…
finalmente è con la sua julia….
per favore evitate di scrivere falsità,o stupidaggini..
perchè non è facile vivere in una famiglia con un passato macchiato da questo delitto..
sono felice però di ricordare il suo angelo…
anche se ha volte non è facile essere paragonati ad un angelo come lei…
tutto questo lo scrivo ricordando mio zio roberto e mio nonno fernando,due fratelli,due padri…
e prego il Signore che nulla devasti mai più la nostra famiglia.
grazie a tutti.
Le mie ricerche si sono arenate agli atti giudiziari ed alla stampa dell’epoca. Testimonianze dirette è stato praticamente impossibile reperirne e mi rendo conto che il fatto, anche a distanza di 34 anni, è ancora vivo. Tenendo vivo il ricordo di questa ragazza la cui vita è stata stroncata in quel modo, si è perpetuato insieme al ricordo il dolore di quei tragici giorni del 1976.
Gli unici contributi sono venuti da questo forum e ringrazio la sempre attenta e precisa Antonella dell’ospitalità e dell’attenzione dimostrata all’argomento.
Veramente toccante è l’ultimo intervento di una parente nata appena 18 anni fa, a 16 anni dal delitto e che mantiene così vivo il ricordo di Julia.
Frequentavo la seconda liceo ed ho un ricordo vivo del delitto che venne giustamente accostato all’ambiente del neofascismo, in una continuità ideologica al massacro del Circeo dell’anno precedente.
Un articolo di Epoca analizzava le personalità degli autori, due sanbabilini esaltati con il mito del superuomo ed il disprezzo verso le donne.
Mi ricordo purtroppo anche della simpatia che alcuni miei compagni di scuola manifestavano verso gli assassini.
Tempo fa ho letto un libro che ripercorre quei momenti e quell’ambiente: avene selvatiche.
Pur non avendo conosciuto Julia, ricordo come oggi quel terribile delitto e racconto spesso a mia figlia come lei si fosse fidata sei suoi amici.
Ero andata a dire una preghiera sulla sua tomba al cimitero di Lambrate.
Sono tornata due anni fa ma la tomba non esiste +.
sono trascorsi ormai 34 anni e penso sia giusto lasciare tutti in pace… Giorgio e Fabrizio stanno scontando la loro pena e hanno tutto il diritto di riappropriarsi della loro vita,quantomeno di quella porzione di vita che è rimasta. Non è stata sufficiente la indegna gogna mediatica di tanti anni orsono? Riportare in trasmissioni televisive o sui giornali ancora questa storia equivarrebbe a che accadesse nell’immaginario collettivo hic et nunc; non sarebbe giustizia ma una sorta di vendetta permanente che uno Stato democratico non dovrebbe tollerare.
avevo 15 anni quando successe quel triste fatto.poi come tutte le cose si dimenticano, solo per noi non certo per quei due genitori. alcuni anni fà, facendo una corsetta nel bosco del carengione mi accorsi di una piccola lapide e andai a curiosare e improvvisamnte ricordai quella triste vicenda. hanno scritto che fu trovata all’idroscalo e invece è si vicino ma non lì. la località è a peschiera borromeo