Dato che il pianeta non è più autosufficiente – deve aver pensato qualcuno – allora tutti i settori devono adeguarsi. Anche quello degli armamenti. E così ora l’Industria bellica britannica produce armi “ecologiche” (via Peace Reporter): proiettili privi di sostanze inquinanti e scarsa tossicità delle munizioni pesanti fanno parte di un programma volto alla sostenibilità ambientale.
A parte discorsi sul ricorso all’uranio impoverito e ad altre cancerogene componenti belliche di cui si può leggere e vedere anche qui (salvo poi sostenere economicamente la ricerca contro i tumori), che dicono questi magnati di situazioni come quelle documentate con la La strage nascosta o con Un’altra Falluja?
Il fosforo bianco e altre sostanze bandite dalla Chemical Weapons Convention, incenerendo la gente, inquinano o no? Infine, le mine antiuomo con cui gli eserciti disseminano i terreni saranno vendute in una nuova e innovativa versione in base alla quale, dopo la fine degli assedi, si sciolgono e sono assorbite dal terreno diventandone concime?
A proposito di armi, è stata pubblicata l\’inchiesta di Flaviano Masella, Angelo Saso e Maurizio Torrealta Anatomia di una bomba in riferimento al conflitto in Libano.
Altre informazioni interessanti derivano dall\’articolo pubblicato da Unimondo.org Cluster bombs: Onu chiede moratoria, ma l\’Italia le fabbrica in cui Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna Italiana Contro le Mine, dice che «l’Italia non ha ancora ratificato il V protocollo della Convenzione sull’uso d’armi convenzionali (Ccw)».
Ancora a proposito di armi, da segnalare un articolo di Wired, Say Hello to the Goodbye Weapon.