Tempo addietro, mentre mi stavo occupando di una storia che sfiorava in qualche punto quella della Uno Bianca, mi sono per caso imbattuta in una vicenda che risale al novembre del 1988 e di cui stranamente si è persa quasi completamente memoria. Si tratta della strage dei carabinieri di Bagnara di Romagna, comune al di là del fiume Santerno di 1.800 persone in provincia di Ravenna. Guidato in quegli anni da una giunta composta da PCI e PSI, è nella cittadina vicina a questo piccolo centro di provincia – Forlì – che il 16 aprile 1988 viene assassinato dalla Brigate Rossa Roberto Ruffilli, consigliere per i problemi istituzionali dell’allora presidente del consiglio Ciriaco De Mita.
Ed è per questo che la strage dei carabinieri fa pensare in un primo momento al terrorismo. Tuttavia questa pista viene scartata quasi subito a favore di quella malavitosa, altrettanto velocemente abbandonata. Ma che accadde a Bagnara di Romagna il 16 novembre 1988? Alle 12.20 di quel giorno, alla stazione dei carabinieri di Lugo di Romagna giunge la telefonata di un civile: nella caserma di Bagnara qualcuno sta sparando. Dieci minuti dopo i militari del vicino comune sono sul posto e alle 12.40 giunge l’ambulanza mentre in zona si portano elicotteri, pattuglie e ufficiali che arrivano da Faenza, Ravenna e Bologna.
Per entrare le forze dell’ordine utilizzano la porta laterale: quella principale è chiusa dall’interno e quella di lato invece è stata aperta dalla moglie del comandante della stazione quando, alle 12.15, si era precipitata fuori dall’edificio di via Garibaldi qualche secondo dopo l’inizio della sparatoria. Una furia, quella che si stava scatenando all’interno. Tanto che dall’ufficio del comandante fuoriescono nove colpi sparati ad altezza d’uomo da una mitraglietta M12 in dotazione ai carabinieri. Uno dei proiettili raggiunge il finestrino posteriore di un’auto di passaggio, una Fiat 126 che appartiene al postino del paese, Martino Zardi, che blocca la vettura, scende, va verso l’ingresso della caserma e invoca aiuto.
Una volta dentro, carabinieri e soccorritori scoprono un mattatoio: i cadaveri sono cinque, quattro dei quali crivellati di proiettili. Solo uno, il quinto, presenta a una prima ricognizione un’unica ferita alla tempia destra, provocata da un colpo esploso a distanza ravvicinata e proveniente da una pistola, probabilmente una Beretta d’ordinanza. Le vittime sono i militari in servizio nella stazione romagnola. Si tratta del brigadiere Luigi Chianese, il comandante, 30 anni, nato a Minturno (Latina) e sposato con due figlie. Era arrivato a Bagnara di Romagna nell’agosto 1987. Poi c’è Angelo Quaglia, 27 anni, carabiniere scelto, nato a Controguerra (Teramo), celibe, che è in servizio qui da sei anni ed è rientrato da due giorni da una licenza. Paolo Camesasca di anni ne ha 21 anni, è nato a Giussano (Milano), e presta servizio in Romagna dal maggio 1988. Altra vittima è Daniele Fabbri, 20 anni, carabiniere ausiliario, nato a Cesena, trasferito a Bagnara nell’agosto 1987 dopo il corso. Infine viene rinvenuto il corpo dell’unico militare che ha una sola ferita: è Antonio Mantella, 31 anni, penultimo di cinque figli, se ne va nel 1981 da Vibo Valentia per raggiungere la Romagna, dove vive già il fratello, Nicola, carabiniere che comanda la stazione di Sant’Agata sul Santerno (Ravenna). Qui si arruola, si sposa e ha due figlie, rispettivamente di due anni e di pochi mesi. Al tempo dei fatti è un carabiniere scelto e sta alla stazione di Bagnara da tre anni.
Alla strage scampa solo il carabiniere scelto Alessandro Trombin, 25 anni, tre di servizio a Bagnara. Quel giorno era in licenza e si trovava nel paese natale, Gavello (Rovigo). Appena dopo l’identificazione delle vittime, viene contattato e richiamato a Bagnara dal comandante della stazione di Cerignano.
Subito si cerca di capire che è accaduto. Mentre a Roma il ministro dell’interno Antonio Gava si ritrova immediate sollecitazioni da parte dei comunisti Pecchioli e Imposimato e dal capogruppo del MSI Filetti, in loco, tralasciate le ipotesi legate al brigatismo e alla criminalità organizzata, si inizia a parlare di «raptus», di «dramma della follia»: Antonio Mantella, il militare con l’unico colpo alla testa, sarebbe «impazzito» e avrebbe massacrato i colleghi togliendosi poi la vita. E allora l’obiettivo successivo è la ricostruzione di ciò che è accaduto quella mattina.
Intorno alle 8 del 16 novembre 1988, Mantella e Daniele Fabbri prendono servizio davanti alla banca del paese, il Credito Romagnolo di piazza della Repubblica, e devono restare lì fino alle 13. Li vede l’allora sindaco, Ludovico Muccinelli, che non sembra notare niente di strano. Di fatto, da ciò che viene accertato, alle 12 ricevono una chiamata dal comandante, Chianese, perché rientrino. Il motivo dell’ordine invece non si conosce. Sulla via del ritorno, Mantella e Fabbri si fermano per la spesa, chiacchierano con la fornaia e con il vigile urbano: parlano di calcio e Mantella commenta le gesta della Juventus e scherza invece sulle disavventure di Bologna e Cesena. Intanto due operai dell’Amiu, l’azienda rifiuti di Imola, si rivolgono ai due militari per denunciare un piccolo furto: è stato forzato il loro furgone e rubate un paio di tute da lavoro. Ma viene detto loro di rivolgersi alla stazione di Mordano. «Noi abbiamo da fare, ci ha chiamati il comandante», avrebbero ribattuto alla coppia di operai. Quella mattina, mentre Mantella e Fabbri sono davanti alla banca, in caserma passa anche un dipendente comunale per portare una richiesta di permesso per una gara ciclistica e parla con Chianese, Quaglia e Camesasca. Sembra tutto a posto.
Ma manca poco a mezzogiorno e mezzo quando scoppia il finimondo. E c’è chi ha iniziato a dire che forse non tutto era a posto, in quella caserma, che Mantella era «roso da una sofferenza interiore», come si legge sui giornali dell’epoca. Mentre si comincia timidamente a insinuare che il carabiniere scelto fosse esageratamente geloso della moglie o avesse avuto attriti con Chianese o ancora che fosse tormentato da telefonate anonime, il parroco di Bagnara di Romagna, don Francesco Borrello, avrebbe detto a Repubblica che «qualcosa so, ma tacerò». Nei giorni successivi smentirà di aver fatto un’affermazione del genere e di essere a conoscenza di qualsiasi elemento che possa far luce sulla vicenda. Intanto quella mattina tre ragazzi sono in piazza Marconi in bicicletta e un quattordicenne dice di aver sentito parlare dell’«opera di una persona portata in caserma per un controllo». Ma non ci si capisce nulla: i familiari di Mantella smentiscono storie legate a depressione, aggressività o gelosia. Un ufficiale anonimo, parlando con un giornalista, accenna a una «causa improvvisa e gravissima». E sono in tanti in paese a giurare che tra quei carabinieri c’era armonia. Tanto che la sera prima della strage sarebbero usciti tutti insieme a cena e, a detta di chi li aveva incontrati, il clima era gioviale e disteso.
L’autopsia, secondo la versione ufficiale fornita, viene eseguita il giorno dopo da un medico legale di Ferrara e da uno di Ravenna. Si accerta che sono stati esplosi 96 colpi di mitra e 15 di pistola, 111 in tutto. Dalle prime indagini, emerge che Mantella avrebbe usato tre mitragliette M12 scaricando i caricatori contro Chianese, Fabbri e Camesasca. Prima una sventagliata verso l’alto e poi un’altra verso il basso. Poi si scaglia contro Quaglia. Prende quindi la sua pistola e spara quindici colpi al colleghi. Infine metterebbe i mitra e la pistola sulla scrivania del comandante e afferrerebbe la pistola di Camesasca per spararsi dato che la sua si è scaricata.
Questa in sostanza la vicenda di Bagnara di Romagna, così come ricostruita da chi indagò all’epoca. Prossimamente tornerò a parlarne perché, di fatto, la storia non si conclude con i funerali, celebrati due giorni dopo il massacro. Ci sono altre vicende che si intrecciano con essa. Vicende che tratteggiano un periodo travagliato, ben lontano dall’immagine di tranquillità che la provincia romagnola infonde in chi la visita. Da sottolineare fin da subito che del destino di quei cinque carabinieri si parlò pochissimo: nel giro di qualche giorno, i riferimenti alla storia si fanno flebili, le indagini si cristalizzano sull’omicidio-suicidio, i giornali passano ad altre vicende. I familiari delle vittime, tra cui il fratello di Luigi Chianese, Giuseppe, denunciano il fatto che gli inquirenti «si sono chiusi a riccio e non dicono più nulla». Mentre Nicola Mantella, fratello di Antonio, continua a porsi domande e a rifiutare la versione ufficiale.
hai anche detto che può essere stato un’incidente casuale delle armi ecc…ok benissimo,ma perchè suicidarsi invece di pagare una colpa involontaria?mettiamo il caso che con la macchina investo una persona e la uccido, è un’incidente involontario giusto?perchè suicidarmi?pago la mia colpa involontaria o sbaglio?
Ciao Massimo, dopo tanto tempo, mi fa molto piacere, sapere che in quei giorni, ci siano state delle persone del luogo, che hanno vissuto la vicenda, e che lo ricordino ancora.
Luce, noi parliamo, per ipotesi e supposizioni, cerchiamo di dare una soluzione logica a questa vicenda, anche se di logico, non c’è nulla.
Vorrei avere un contatto diretto con té, ma forse, non lo preferisci.
Se non ti dispiace, puoi metterti in contatto con Antonella Beccaria, l’autore di questo Blog, in modo da dargli quante più informazioni possibili, sulla vicenda.
Antonella è una persona molto obiettiva, quindi raccoglierà tutto il tuo materiale, insieme al mio, e perché nò, anche di altre persone, in modo tale da avere una visione a 360° della vicenda.
scusate vorrei fare una domanda a Massimo:
la teoria del complotto non ti convince, bene. ma non credi che siano stati sparati più di 32 colpi, bene. ma allora la versione ufficiale pecca di qualcosa o sbaglio?
ti stai smentendo da solo o sbaglio…
Luce, mi sembra che chiunque abbia palesato pensieri pro-versione ufficiale, si è trovato di fronte dei controsensi, quindi i dubbi e le domande, piuttosto che diminuire, a quanto pare, sembra che aumentino…..
chissà….
Luce,
innanzi tutto i Massimo sono due ed io non sono Massimo Maravalli.
Avevo già postato una risposta ma evidentemente si è persa nei meandri della rete…
Cercherò di ricordare ciò che avevo scritto:
Non mi permetterei mai di azzardare ipotesi sulle cosiddette mani in pasta e tutte le varie amenità e cattiverie che si sono sentite dopo. Le reputo chiacchiere di paese piuttosto crudeli ed irrispettose. Ho conosciuto tuo padre e mi è sembrata una persona tranquilla, pacata e non mi sembrava assolutamente un “trafficone”. L’avrei definito un buon padre di famiglia.
Avvaloro la teoria del tragico incidente in quanto sono consapevole della facilità con la quale sia possibile fare danni con le armi anche accidentalmente. E peraltro non ritengo incongruente che dopo un incidente di questo tipo l’accidentale protagonista decida di togliersi la vita.
In quanto alla versione ufficiale dei colpi sparati non so che dire… Dico solo ciò che ho visto e che ricordo. Se poi per numeri ufficiali si intendono quelli scritti sui quotidiani… Bè, per carità, a quelli non credo proprio. Personalmente non ho mai letto i documenti delle autorità inquirenti e quindi non so che cosa contengano.
In buona sostanza posso solo dire che ho conosciuto due dei protagonisti di questa tragica vicenda che non mi hanno mai dato l’idea potessero essere persone che navigavano nel torbido. Piuttosto l’esatto contrario.
scusa di nuovo massimo, se non credi ai giornali a chi credi?
Luce, leggi bene, quelle sono frasi scritte da marco no da me, io le ho riprese proprio per palesare delle incongruenze… ciao
boni…..
x Maremosso
I giornali? Spesso distorcono la verità. E ti posso assicurare che l’ho potuto appurare di persona riguardo fatti, non questo, che conoscevo perfettamente.
A seconda dell’interesse che si intende solleticare si pone l’accento, talvolta a casaccio, se non addirittura inventando tante cose…
I giornali servono. Ma non sono oro colato e soprattutto non dispensano verità.
Guarda solo quando parlano di aeroplani, argomento che conosco abbastanza approfonditamente, quante amenità vengono dette.
Ma stiamo andando fuori tema,,
Sarei molto curioso di poter leggere documenti ufficiali ed anzi se qualcuno ne sa qualcosa li esaminerei volentieri…
Forse mi ripeto ma il mio contributo a questa discussione era solo per ricordare due persone che conoscevo, seppur non approfonditamente, ma che posso definire “per bene”. Diversamente da molti ho visto personalmente “il luogo del delitto” ed addirittura (da civile) ho dato una mano a sistemare gli arredi danneggiati sul furgone per il trasporto. Se ci fosse stato tanto da nascondere non credo che avrebbero permesso ad un civile (seppur da ex collega) non solo di dare una mano ma di vedere con assoluta tranquillità i luoghi il giorno successivo al fatto.
Massimo, è vero, i giornali a volte forniscono notizie distorte in base ai loro orientamenti politici ma, le notizie di cronaca, vengono loro fornite dagli investigatori e, sinceramente quando più giornali scrivono 111 e non 32, non c’è alcuna distorsione che tenga..
Sicuramente distorsione c’e’ stata: sappiamo quanto i giornali in Italia siano maestri in questa cosa. E non penso che in questa vicenda entrino gli orientamenti politici: le notizie si rincorrevano in modo caotico ed ognuno forniva la propria versione per poi correggerla nei giorni successivi. Sarei curioso anche io di leggere qualche documento ufficiale che dia una parvenza di “versione ufficiale dei fatti”. Mi pare che questa ultima non sia mai stata data. Per quanto riguarda quello che ha detto Marco stamattina : non mi pare giusto cancellare quel ricordo, anche se brutto. E’ un pezzo della storia di questo paese e come tale va ricordato. Dimenticare significa mettere la testa nella sabbia e fare finta di nulla. Io almeno sono fatto cosi’.
Vagando per i meandri della grande rete mi imbatto in una colossale distorsione : leggo che a Bagnara fu ucciso dalle Brigate Rosse il senatore Roberto Ruffilli. Questo nell’aprile 1988, pochi mesi prima della strage dei carabinieri. Questa notizia e’ assolutamente falsa dato che il senatore Ruffilli fu ucciso a Forli. Questo per darvi la misura della manipolazione delle notizie. A Bagnara forse fu fatta la stessa cosa: fu costruita una notizia di sana pianta. Nessun abitante di Bagnara fu ascoltato dai giornalisti. Furono fatte alcune interviste dalle televisioni ma quando furono mandate in onda vennero impietosamente tagliate e ridotte.
allora devo chiedere scusa ai due massimi perchè c’è stata un pò di confusione e li ho scambiati per la stessa persona…
marmosso non so chi tu sia ma sai bene che sono quasi sempre d’accordo con te….
E la versione ufficiale ?
Esiste una versione ufficiale ?
La tesi della “pazzia” e’ stata costruita
dai giornali e forse avallata dalle
alte sfere della Benemerita. Per coprire
qualcosa ? Oppure per pura e semplice
comodita’ ? Oppure perche’ anche loro
non hanno idea di quello che sia successo ?
Mi metto nei panni di Luce che all’epoca
aveva circa 5 anni se non vado errato. Lei
sicuramente non crede nella pazzia del padre
ed anche io, avendolo conosciuto se pur
marginalmente, faccio fatica a crederci.
La vicina di casa del Mantella, amica di mia
madre, ha sempre sostenuto che era una famiglia
normale. D’altra parte qualcosa deve essere
successo. Inizialmente si disse di una persona
portata in caserma per accertamenti. Lo escludo
a priori : uscire dalla caserma a quell’ora senza
essere notati e dopo tale casino e’ difficile
dato che la caserma e’ proprio sulla strada
principale molto trafficata. La tesi del
complotto mi pare “intrigante” ma mi viene
da dire: quale complotto ? Contro chi ? Contro
cosa ? Si e’ parlato di Gladio piu’ volte, di
armi nascoste, di traffici strani. Mi chiedo:
avete mai vissuto a Bagnara ? Un posto di 1800
anime all’epoca dove tutti sanno tutto di tutti.
Neanche un segreto cosi’ rimane segreto in questo
paesucolo dove il vizio della “chiacchiera” e’
diventata pura arte. Rimango quindi sulla mia
posizione “neutra”.
Ti ringrazio Luce ma io la penso veramente così, anche prima di incontrare Te la figlia di un onesto Carabiniere.
Pablo, la versione ufficiale? La versione ufficiale mi sembra evidente ma, il fatto è che appare poco convincente…
molte disgrazie avvengono in italia e nel mondo ma non in tutte, la gente si pone delle domande. come mai in alcune si?
Ah gia’….la versione ufficiale…dimenticavo……anche su Ustica dissero che si trattava di un incidente………scusate…….come ho fatto a non crederci ? Hai ragione Marmosso, il fatto e’ veramente poco convincente…….
X Pablo
ah ah ah
Tralasciamo gli scherzi: la versione ufficiale sicuramente e’ stata data (a Bagnara non e’ mai arrivata notizia alcuna in proposito). Ma non ci vuole molto cervello a capire che incongruenze e dubbi sono parecchi. Qua in paese della questione se ne parla malvolentieri e se non se ne parla nemmeno e’ quasi meglio. Ma tutti, chi piu’ e chi meno, ha sempre espresso dubbi sul “momento di follia” del Mantella. Tutti lo conoscevano in paese e nessuno avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Non voglio difendere nessuno ma penso che sia stato il perfetto capro espiatorio.
Vedi, Pablo, in un forum come questo è meglio non irridere nessuno, in quanto “quasi” nessuno di noi ha vissuto in modo diretto la vicenda, nessuno di noi può arrogarsi il diritto di sapere di più degli altri e, mi sembra che tutti vogliano addivenire ad una “soluzione” qualunque essa sia ma il dato certo è non la libertà di porsi delle domande ovvero è il fatto che molti se le pongono e quindi sicura mente, quando non c’è chiarezza forse è perchè c’è qualcosa che si vuol nascondere…. ossequi.
nel caso in cui qualcuno sapesse qualcosa che sia inconfutabile ne parli con Luce, Lei non sta cercando di santificare il padre ma cerca semplicemente una verità limpida e comprovabile, anche se questa si dovesse rilevare la peggiore che possa pensare…
comunque devo abbandonare il forum, ringrazio chi lo a creato e ringrazio tutti i partecipanti. un saluto particolare a Luce una persona davvero speciale, con un pensiero personale: non si diventa così come sei Tu senza una guida quindi ritengo che hai avuto e hai delle ottime guide. In bocca al lupo per tutto. Ciao.
Per dovere di cronaca,sarebbe opportuno ricordare che prima del Provvisionato,sull’allora settimanale Avvenimenti il giornalista Michele Gambino aveva condotto(peraltro con molta perspicacia)un’inchiesta sulla c.d. “Uno bianca” e sulla strage di Bagnara.Credo che il Provvisionato ne abbia poi ripreso in seguito i passaggi.
Per quanto riguarda la dinamica della strage,appare strano e illogico che nessun militare abbia opposto resistenza o che si sia fatto uccidere in questo modo.Un’arma silenziata provoca comunque un rumore udibile,figuriamoci una raffica di PM12 oppure anche la sola Beretta 9 Parabellum.
Non si cominci pero’ a favoleggiare sui soliti Servizi d’Informazione a vanvera.Se vogliamo cercare di capirne di piu’ su quella strage,cerchiamo di usare la logica e le informazioni reali e non quelle supposte.
Ad esempio,del famoso Ten.Col. dell’A.M. che testimonio’,nessuno puo’ scrivere qualcosa?
Salve 164° A.C.A. Di quale famoso Ten.Col. dell’A.M. che testimonio’ parla ? Non sapevo questa cosa. Puo’ illuminarci ?
Non so se e’ famoso,ma e’ famosa la sua testimonianza: ” …quel Colonnello dell’A.M. di ritorno da una gita fuoriporta e diretto verso casa,a Verona.Possibile che sia riuscito a sentire da dentro la macchina – e magari con la moglie che parlava e i figli che schiamazzavano – la frase “Ora basta!”,urlata in modo imperioso da qualcuno da dentro la caserma un attimo prima di sentire gli spari?E poi in quel periodo eravamo a meta’ novembre,magari fuori faceva freddo,i finestrini forse erano chiusi…”(cfr. Michele Gambino,Avvenimenti).
Bagnara e’ un paesino,l’incrocio principale passa davanti all’allora caserma,poi – se non ricordo male – accanto alla caserma c’era un bar (chiamato il Barettino,Pablo puo’ confermare?).Credo che ci dovesse essere un gran silenzio,alle 12:25 poi…,per udire certe frasi.
Bagnara e’ effettivamente un paesino: all’epoca circa 1800 anime, attualmente circa 2000. L’allora caserma e’ ancora li: la nuova sede dei Carabinieri sorgera’ in futuro fuori dal paese. A circa 100 metri dalla caserma c’e’ un bar (il Barettino per l’appunto) ma all’epoca non c’era. C’era una lavanderia. Per quanto riguarda la questione del Ten.Col. della AM concordo con Lei: difficile da credere. Sentire le frasi all’interno della Caserma con le finestre chiuse……..mah !!!!! PS per conoscere Bagnara ed il barettino evidentemente e’ della zona..oppure ci passa….giusto ?
Esatto Pablo,il bar e’ di fronte la caserma.
Della lavanderia non sapevo,mi ricordo del bar,anche se lei mi conferma che e’ stato aperto in seguito.
Abito in una zona che confina con la provincia di Ravenna.
Continui a frequentare questo blog,in futuro potrebbero esserci degli scambi di pareri e informazioni.
una domanda a qualcuno che può rispondere (fuori tema naturalmente): a chi fu rubata la prima uno bianca e qual’era il suo alibi?
sicuramente era a cena con dei magistrati…
la testimonianza di quel colonnello è al dir poco assurda….ancora non capisco perchè si debba offendere l’intelligenza delle persone…
una barca nuova per pescare e tanta carriera…
i cc forse erano sulle loro tracce, mah…
chiedo scusa per l’intrusione ma era un pensiero che volevo esternare…
adieu..
a seguire:
Sulla via del ritorno, Mantella e Fabbri si fermano per la spesa, chiacchierano con la fornaia e con il vigile urbano: parlano di calcio e Mantella commenta le gesta della Juventus e scherza invece sulle disavventure di Bologna e Cesena. Intanto due operai dell’Amiu, l’azienda rifiuti di Imola, si rivolgono ai due militari per denunciare un piccolo furto: E’ STATO FORZATO IL LORO FURGONE E RUBATE UN PAIO DI TUTE DA LAVORO. Ma viene detto loro di rivolgersi alla stazione di Mordano. «Noi abbiamo da fare, ci ha chiamati il comandante», avrebbero ribattuto alla coppia di operai.
Che strano furto….
Un grazie a 164° A.C.A. : lo scambio di pareri ed informazioni e’ sempre gradito. Tornando (per chiudere il discorso) sulla testimonianza del Ten.Col. direi che non ci sia altro da aggiungere. Come dice Luce e’ quasi offensivo pensare che ci siano persone che possano sostenere di avere sentito qualcosa dentro la caserma prima dell’eccidio. Poi ognuno faccia le proprie considerazioni……
Sicuramente Pablo,anche in forma privata.
Lei Pablo dovrebbe confermare quello che ha scritto sopra,al riguardo di quanto le hanno raccontato i suoi genitori che “persone in borghese sono entrate immediatamente dopo la strage nella caserma”.
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Mi perdoni Approssimativo,ma con questo dire e non dire dovrebbe essere un po’ piu’ chiaro.Illazioni o frasi buttate li tanto per ingarbugliare ancor di piu’ la matassa non sono molto utili.Se lei e’ a conoscenza di qualcosa,lo scriva apertamente.Anche una sua supposizione puo’ rivelarsi esatta,ma lo scriva in modo meno criptico.
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Luce,se lei e’ la figlia del Mantella – ed io non voglio dubitarne – sarebbe importantissimo,per non dire fondamentale,se lei confermasse la frase che piu’ volte e’ stata attribuita a suo padre.Ovvero: “Ci uccideranno tutti,i terroristi sono tra noi”.
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X 164° A.C.A.
ho solo rilevato un furto molto strano, che coincide con il non sporcarsi di quel giorno, ho fatto domande sul PRIMO FURTO della uno bianca e su chi era il titolare e, ho solo affermato un dato certo, i colpi sparati quel giorno non sono 111 ma bensì “112”… se non sbaglio, quì ci si pongono solo delle domande, daltro canto invece, le risposte mi sembrano poche e aleatorie basate proprio sull’approssimazione ecco l’origine del nick… Saluti
Confermo quello che mi ha detto mio padre: dopo qualche minuto dalla fine della strage sono arrivati i carabinieri della stazione del paese vicino. Poi ne arrivarono altri. La zona venne subito messa “in sicurezza” come dissero loro: questo perche’ si parlo’ di terroristi o persone ancora vive all’interno. A questo punto inizio’ il caos: sicuramente persone in borghese entravano ed uscivano dalla caserma dopo avere accertato che erano tutti morti. C’erano persone della Digos questo e’ certo. Poi quali altri personaggi e’ impossibile da dire: nessuno fu fatto avvicinare alla caserma. Mia madre ricorda la moglie del Chianese che sanguinava e si disperava. Ripeto: persone in borghese c’erano ma se fossero dei Carabinieri, della Digos, dei Servizi o cosa e’ difficile dirlo.
le indagini sono sempre molto delicate, non si può tralasciare nullla, nemmeno le cose più “insignificanti”
i particolari sono importantissimi…
se si è perso qualcosa bisogna ripercorrere il percorso all’inverso…
c’è una velata censura o sbaglio?
visto? quello che vi ho mandato ho scritto, ma non l’hanno pubblicato era come vi avevo detto…