Come riportato nel weblog di CreativeCommons.org, Introduction to Economic Analysis è uno studio (disponibile anche in formato PDF) curato da Preston McAfee, docente di economia al California Institute of Technology. Si tratta al contempo di un manuale di microeconomia in chiave open source che, oltre a essere rilasciato con licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike, può essere studiato dagli studenti universitari che si avvicinano per la prima volta – o quasi – alla materia. Nei presupposti dell’autore, è un trattato scientifico e non politico né militante. Anche se qualche cartuccia contro l’establishment delle università e dell’editoria la fa esplodere. Fin dalle righe iniziali, infatti, sottolinea il differente approccio all’economia del suo libro perché in esso “si trovano modelli ed equazioni, non fotografie di economisti” che riempirebbero molti altri manuali di “fuffa” e non di “strumenti concettuali”. Ma non finisce qui: McAfee spiega le ragioni della virata verso la libertà di utilizzo del libro.
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Perché open source? Gli accademici producono una notevole quantità di lavoro editoriale e ora gli editori hanno rescisso un contratto implicito con gli accademici in cui noi mettevamo il nostro tempo e loro non si dimostravano troppo avidi. Alcuni articoli da scaricare costano 20 dollari e i libri vengono venduti a oltre 100. Fanno uscire frequenti nuove edizioni per uccidere il mercato dell’usato e la rapidità con cui escono le nuove edizione contribuisce a errori e grossolanità. Inoltre i libri di testo sono stato “snelliti” e qualche scattante editore cerca di soddisfare quegli studenti che preferiscono non imparare nulla. Molti manuali sono stati “snelliti” (semplificati) al punto da essere semplicemente scorretti. E vogliono anche 100 dollari? Questo è un tentativo di presentare agli studenti l’economia e come funziona oggi? Perché non proviamo a spiegare agli studenti di più invece che di meno?
In merito poi alla scelta di una licenza Creative Commons, si legge:
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Il copyright conferisce un monopolio per un periodo presumibilmente limitato di tempo. Dunque la Disney Corporation detiene i diritti su Mickey Mouse. Diritti che, per legge, dovrebbero scadere, ma che sono stati estesi dal Congresso ogni volta che stavano per esaurirsi. Il copyright crea monopoli sulla musica così come sui personaggi dei cartoni animati e Paul McCartney detiene i diritti sulla canzone “Happy Birthday to You” ricevendo royalty ogni volta che viene passata in radio o utilizzata in qualsiasi altro ambito commerciale. Questo libro è rilasciato in termini che vietano espresamente un uso commerciale, ma che permette molte altre forme di utilizzo.
Infine una (buona) notizia italiana. Il 16 dicembre verrà infatti presentato a Roma il progetto LiberMusica durante il convegno Liberiamo la musica. Ideata da LiberLiber, che da anni diffonde versioni digitali di opere i cui diritti sono scaduti, l’iniziativa ha lo scopo di «distribuire gratuitamente l’immenso patrimonio di musica classica, jazz, popolare libera da copyright» riunendo incisioni precedenti al 1954.
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