Dovendo occuparmene, sono andata a cercare informazioni. Operazione neanche tanto complicata, almeno per la partenza, dato che la LAV ha presentato a inizio anno il Rapporto Zoomafia 2008 (scaricabile per intero in formato pdf). Il documento è redatto da Ciro Troiano, il responsabile nazionale dell’osservatorio istituito una decina di anni fa su questo tema, e si compone di 108 pagine che raccontano un fenomeno che si estende da nord a sud, che vede la collaborazione di criminalità organizzata italiana e straniera, cupole del bestiame, giri di denaro da capogiro per trafficare in cani e gatti con finti pedigree o in animali esotici, bracconaggio e contrabbando di fauna selvatica, combattimenti clandestini e corse ippiche truccate, finti canili creati solo per intascarsi finanziamenti pubblici seviziando i randagi o racket del pesce e mafie del Delta.
Uno spaccato che dimostra quanto la situazione sia estesa, articolata e remunerativa. E questo è un testo che sottolinea anche un altro aspetto: parte delle informazioni reperibili in rete derivano dal lavoro della LAV di quest’anno o degli anni precedenti. A dimostrazione di quanto preziose siano le attività svolte da questa associazione in oltre trent’anni. Così l’introduzione al rapporto contestualizza il fenomeno:
Sono ormai anni che la parola “zoomafia” fa parte del lessico animalista e, in parte, giuridico. La sua diffusione è sempre più ampia e spazia negli ambiti più disparati: dalla filosofia del diritto alla politica, dal giornalismo alla psicologia, alla criminologia. L’edizione del 2008 del vocabolario italiano della Zanichelli, lo Zingarelli, ha inserito tra i neologismi la parola zoomafia: “settore della mafia che gestisce attività illegali legate al traffico o allo sfruttamento degli animali”. Con questa nuova parola, coniata da noi circa dodici anni fa, si intende lo sfruttamento degli animali per ragioni economiche, di controllo sociale, di dominio territoriale, da parte di persone, singole o associate, appartenenti a cosche mafiose o a clan camorristici. Con questo neologismo, però, indichiamo anche la nascita e lo sviluppo di un mondo delinquenziale diverso, ma parallelo e contiguo a quello mafioso, di una nuova forma di criminalità, che pur gravitando nell’universo mafioso e sviluppandosi dallo stesso humus socio-culturale, trova come motivo di nascita, aggregazione e crescita, l’uso di animali per attività economico-criminali.