Aggiornamento del 28 novembre: l’articolo uscito ieri su Repubblica Bologna. Qui la prima parte e qui la seconda.
Da oggi è il libreria Uno bianca e trame nere. Cronaca di un periodo di terrore, pubblicato da Stampa Alternativa. D’accordo con il mio editore, è stato rilasciato con una licenza Creative Commons e dunque la sua versione elettronica è disponibile per il download qui (da qui invece si può scaricare la copertina e a breve verrà messo online anche su Libera Cultura, il sito che riunisce le pubblicazioni di Stampa Alternativa rilasciate sotto Creative Commons). Di seguito, invece, riporto la prefazione che Andrea Purgatori ha scritto in apertura libro:
Un Paese che s’accontenta della verità giudiziaria è un Paese che ha scelto di convivere con le ombre, i fantasmi, gli scheletri negli armadi. Che rifiuta di specchiarsi nella propria memoria e dunque si adatta a subire il costante ricatto di quelle forze oscure che, attraverso l’uso “istituzionalizzato” della violenza, ne hanno determinato le svolte più traumatiche.
La vicenda della Uno bianca – 103 azioni criminali, 24 vittime, 102 feriti – comincia nel 1987 e si conclude nel 1994 con l’arresto dei sei componenti della banda, cinque dei quali sono poliziotti in servizio. Processualmente, viene definita e archiviata come una storia di rapinatori assassini. Ma anche in questo caso la verità giudiziaria non è sufficiente a risolvere l’enigma di fondo che tuttora avvolge l’esistenza e le feroci imprese compiute dai tre fratelli Roberto, Fabio e Alberto Savi e dai loro complici.
Fili doppi e tripli, riscontri e persino dati di fatto incontrovertibili legano la Uno bianca ad altre vicende che si sono consumate a cavallo di quegli otto anni. Dalla strage alla stazione di Bologna a quella di Peteano, dalla bufera politica provocata dall’inchiesta di Tangentopoli al mistero della Falange Armata, passando attraverso la struttura di Gladio, le deviazioni dei servizi segreti e i collegamenti con diversi spezzoni della criminalità organizzata e persino con esponenti del terrorismo internazionale.
Volendo immaginarla come un film – la fiction televisiva ne ha ridotto la portata a semplice investigazione e scontro tra poliziotti buoni e cattivi –, potremmo paragonare la storia della Uno bianca al Romanzo criminale sulla Banda della Magliana. Una struttura a doppio servizio: privato (che punta al profitto attraverso estorsioni e rapine) e “pubblico” (che garantisce al gruppo l’impunità attraverso azioni compiute su commissione di singoli mandanti riconducibili ad apparati deviati dello Stato).
La prima chiave di lettura (quella proposta dalla verità giudiziaria) è certo rassicurante sul piano dell’opinione pubblica ma per nulla gratificante per i familiari delle vittime, neanche ora che i Savi e i loro complici se ne staranno dietro le sbarre. La seconda propone invece, intatti, tutti i quesiti che hanno accompagnato le stagioni più oscure della nostra storia recente: dai giorni della strategia della tensione alle trame massoniche della P2, dal cosiddetto SuperSismi al dossieraggio costruito all’ombra della sicurezza di Telecom. La domanda è la stessa, semplice e ancora senza risposta: come ha potuto una banda di poliziotti rapinare, ferire, uccidere per quasi otto anni senza che nessuno, nella scala gerarchica della Polizia di Stato, all’interno della magistratura e dei servizi d’informazione sospettasse o sapesse nulla?
Provate a cercare una soluzione tra le circostanze e le riflessioni di questo saggio, provate a rimontare i pezzi sparsi e solo apparentemente chiari di questa sporca storia. Vi imbatterete in somiglianze da brividi tra le gesta della banda della Uno bianca e quella dei rapinatori-terroristi del Brabante-Vallone. E troverete anche voi la risposta che Antonella Beccaria con pervicacia ha inseguito. Una risposta che, ancora una volta, quotidiani e Tg autointossicati dal gossip hanno evitato con estrema cura di investigare per non disturbare il manovratore, e invece appartiene alla migliore tradizione delle inchieste giornalistiche di questo Paese che troppo spesso (ma nel migliore dei casi) si arrende alla verità giudiziaria. No, non è possibile…
Ciao. Complimenti per i tuoi posts.
Ho scaricato il testo… e ancora complimenti per la licenza CC.
eolo999
Ho letto con molto interesse il libro “Uno bianca e trame nere”.Quando i fatti in questione si sono svolti,penso di aver percepito solo l’inaudita ferocia dei delinquenti.Poi il quotidiano ti assorbe e tutto sembra scivolarti di dosso. Ora invece,grazie ad Antonella Beccaria, quella complessa vicenda,l’ho rivissuta pagina dopo pagina, e solo grazie alla precisa ricostruzione dei fatti tutto è risultato più chiaro anche se, come dice l’autrice “non tutto è stato svelato”. Un libro che ho letto tutto d’un fiato con molto interesse.Brava, complimenti. Dopo di che l’ha letto anche mio marito.
Il suo commento è stato: ringrazio l’autrice per la lucidità con cui sono stati descritti i fatti.
Che dire, sono sconcertato da questi “permessi premio”. Premio per cosa? Ho vissuto quegli anni di terrore, ed è difficile descriverli, cosi come il dolore che hanno provato e che provano ancora i familiari delle persone uccise.
E’ per questa ragione che gli stati esteri faticano a concedere l’estradizione dei criminali italiani, perchè sanno benissimo che anche 100 ergastoli verranno poi convertiti in 20 anni di reclusione con tanto di “premi”.
Oltre al danno e gli omicidi, la beffa dello stato.
Non ho altre parole da aggiungere, se non quelle di disgusto.
Mi fermo qui.