Da Carmilla On line, un articolo di Valerio Evangelisti che pone un interessante parallelo tra la mutazione della letteratura, quella gialla e noir, e della criminalità. O, forse, della società stessa. L’estinzione del movente.
Ormai il genere detto noir ha rimpiazzato larga parte della narrativa poliziesca tradizionale, di cui, pure, rappresenta un’evoluzione. Credo non sia un caso: è che anche nella vita reale, o perlomeno in quella sua componente non secondaria che è il crimine, il colore nero si è sovrapposto ampiamente al giallo. Il dato è spaventoso, ma ne va preso atto. Se nel campo terroristico diventa sempre più difficile individuare ideologia e moventi dei suoi protagonisti, in quello puramente e semplicemente criminale si moltiplicano gli atti di un’efferatezza inspiegabile, gli omicidi insensati, le esplosioni gratuite di sadismo. Giovanissimi innamorati alla Peynet accoltellano genitori e fratellini; ragazzine si inventano dal nulla una setta satanica e compiono un sacrificio umano; adolescenti di quartiere appiccano fuoco a un barbone oppure violentano e uccidono una compagna di classe. Anche una “tradizionale” rapina in una villa può mutarsi nell’occasione per l’esercizio di una ferocia non necessaria, mentre, sul versante opposto, la difesa legittima dei propri beni rischia di degenerare nell’omicidio di un aggressore disarmato.
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