Storie di spie, arte e cultura pop: “Intrigo internazionale” di Fabio Cleto, tra sovversione e ordine da riaffermare

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Intrigo internazionale - Pop, chic, spie degli anni SessantaPreso il formato elettronico e iniziata la lettura, sembra meritare non poco il libro Intrigo internazionale – Pop, chic, spie degli anni Sessanta del saggista e critico Fabio Cleto. Appena pubblicato dalla casa editrice Il Saggiatore, il volume per certo versi ricorda lo splendido Dancing days. 1978-1979. I due anni che hanno cambiato l’Italia di Paolo Morando di cui si parlava qui. Nel caso del lavoro di Cleto, così viene presentato:

New York. Autunno 1964. Benvenuti nel luogo e nel tempo degli incontri spiazzanti, nel mix di upper class e working class, intellettuali e rifiuti umani, fan e star. James Bond, Andy Warhol, Susan Sontag, Victor J. Banis: spie e celebrità di ordini culturali diversi, figure dello scarto, icone d’identità clandestina, emblemi di un elitarismo di massa, dei margini del visibile. Protagonisti di un copione in maschera il cui modo è l’ironia, quella forma di perversione – è il camp, dirà Sontag, recuperando una tradizione radicata nell’esuberanza teatrale e nelle sessualità eccentriche di fine Ottocento – che celebra l’eccesso, la messinscena di sé, «le cose che sono ciò che non sono».

Dal neon dei cinema alle gallerie d’arte, dalle riviste d’avanguardia alle atmosfere chiaroscurali dei pulp erotici, Intrigo internazionale racconta una storia di spie: una storia d’identità prêtes-à-porter, di informatori, talpe, agenti sotto copertura, trame segrete, doppi giochi, tradimenti, segni rivelatori e falsi indizi. La storia e la mappa di un fenomeno che, innestandosi sul pop, interpreta le istanze più complesse della cultura della celebrità, dell’isteria del consumo e di una società innervata da una tensione crescente fra sovversione e riaffermazione dell’ordine.

Sulla pagina che contiene la scheda del libro, si può leggere anche un estratto del volume.