Da Lussu a Gaza: scritti, interpretazioni e direttive

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Roberto Vignoli segnala l’articolo Gaza e Medioriente, un’analisi della disinformazione televisiva pubblicato su Rekombinant e ripreso da Articolo21 in cui si presenta un’indagine del 2006 del Glasgow Media Group (all’interno del quale, sempre in tema, è stato sviluppato il recente Bad News From Israel). Tornando all’articolo, si esordisce dicendo che “il modello di costruzione delle news che ha unificato i tg di Rai e Mediaset nella copertura della crisi di Gaza viene da lontano”. E infatti:

La ricerca diretta da Philo e Berry ha quindi un doppio valore: quello essere un lavoro critico e sistematico sui telegiornali come non ce ne sono in Italia, e quello di indicare lo standard di copertura e di ricezione delle notizie nel conflitto israelo-palestinese così come si è formato in questi anni nella BBC e che, come possiamo constatare, riassume gli stessi standard complessivi dell’informazione occidentale istituzionale in materia. [Quindi] il modello sovranazionale di copertura delle notizie […] oltre a influenzare l’opinione pubblica, strutturare la percezione dei fatti quando i partiti sono televisivi (ovvero sempre), detta direttamente l’agenda politica. E inoltre influenza la politica estera perché questa la si fa sempre sul modo di coprire televisivamente i fenomeni. Non a caso una copertura televisiva globale sostanzialmente favorevole alla guerra all’Iraq ha favorito politicamente l’invasione del 2003, nonostante che l’opinione pubblica mondiale fosse contraria. Il modello di integrazione tra politica e media è questo: applicare tattiche di disinformazione e di propaganda alle notizie. Se l’opinione pubblica le recepisce bene, se no agire ugualmente. Tanto alla lunga l’opinione pubblica sfavorevole si disgrega mentre i media agiscono tutti i giorni plasmando e rimodulando la realtà politica.

Altra lettura interessante è quella del testo di Andrea Cabassi su I profeti disarmati, Lussu, la Terza Forza pubblicato dal circolo Giustizia e Libertà di Sassari. Riflessioni derivate dalla lettura del libro di Mirella Serri e di quello di Massimo Teodori. Scrive Cabassi:

Credo che molti siano stati sviati dalle affermazioni di Lussu sul PCI. Pur non essendo mai stato comunista, pur avendo avuto tantissime polemiche con il PCI egli lo riteneva indispensabile per una lotta comune delle sinistre. Credo che molti siano stati sviati dall’altra affermazione di Lussu per cui o si era alleati della DC o si era contro e tertium non datur. Come si può pensare a Lussu profeta disarmato o arruolato in coloro che erano alla ricerca di uno spazio per la costruzione di una terza forza? Se per terza forza si intende un raggruppamento equidistante dalla DC e dal PCI e che si pone in una posizione di centro, Lussu non ha nulla a che fare con tutto ciò. Ma se per terza forza si intende la costruzione di un partito di sinistra, laico, libertario, federalista, autonomo dal PCI, allora Lussu ha molto a che fare con tutto ciò. Gran parte della sua esistenza è stata votata ai tentativi di fondare, costruire o ricostruire un tale partito. La sua inquietudine teorica, la sua insoddisfazione, il suo isolamento finale, che fanno pensare ad un senzapartito, ne sono una lampante testimonianza. E sotto questa ottica andrebbero riletti alcuni dei suoi scritti, molte delle sue scelte. E non lasciamoci ingannare dalle apparenze: fu profeta disarmato anch’egli, come Rossi, Salvemini, Pannunzio, Calamandrei. Profeti disarmati di grande attualità.