Il ritorno al futuro dell’irreprimibile vizio

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Il testo che segue lo ha scritto Francesca De Carolis per commentare alcuni dei provvedimenti del governo volti a assolvere quei nove milioni di persone che cercano “soddisfazione” al loro “irreprimibile vizio” e ad avanzare al massimo l’idea di abbattere la legge Merlin. Ecco le considerazioni di Francesca.

Leggo dell’emendamento al decreto sicurezza, che inserisce le prostitute nell’elenco dei soggetti pericolosi per la sicurezza e la pubblica moralità. In buona compagnia di oziosi e vagabondi, di chi pratica traffici illeciti, dei delinquenti abituali, degli sfruttatori di prostitute e minori, degli spacciatori. Nell’emendamento si legge che deve essere considerato soggetto pericoloso per sicurezza e moralità anche chi vive “del provento della propria prostituzione e venga colto nel palese esercizio di detta attività”. Dunque, brutte sporche e cattive. Con buona pace di quei nove milioni (nove milioni, ripeto) di perbenissimi uomini italiani, che delle prostitute sembra proprio non possano fare a meno. Dimenticando anche la banalissima legge di mercato che vuole che sia fra l’altro la domanda ad alimentare l’offerta. Ignoranza incomprensibile in epoca di libero mercato reclamato e sbandierato ogni volta che ci sembra per qualche motivo conveniente…

E perché no, a questo punto, un emendamento all’emendamento, che imponga il contrassegno del Triangolo nero rovesciato. Certo non è un’idea nuova, ci avevano già pensato i nazisti. Un bel triangolo nero da affibbiare agli asociali, e cioè a tutte le categorie considerate a rischio per la società, un bel elenco che includeva le prostitute, insieme alle lesbiche, agli assassini, ai vagabondi, ladri e a quelli che osavano violare il divieto di rapporti sessuali tra Ariani ed Ebrei. Così abbiamo ben chiaro da chi stare alla larga (ma come se la caveranno quei nove milioni di esuberanti maschi latini?).

E pensare che alla notizia della proposta di riaprire le case chiuse, ero andata a rispolverare un vecchissimo libro. La “Modesta difesa delle pubbliche case di piacere”, cui aveva provveduto nella prima metà del ‘700 Bernard Mandeville, corrosivo polemista contemporaneo di Swift. Ripubblicato dall’editore palermitano Flaccovio circa una ventina d’anni fa, quando giustappunto si era riaffacciata l’ipotesi di modificare la legge Merlin. Lo ricordavo come un documento di quanto profonde fossero le radici di quello che Mandeville definisce “l’irreprimibile vizio”, testimonianza di quanto antico sia il disprezzo e la condanna a senso unico di chi vende il proprio corpo. Alla luce delle proposte contemporanee, non posso che invitare a rileggerlo come testo “d’avanguardia”. In fondo propone l’istituzione di case chiuse per contrastare l’ondata di perbenismo dell’epoca, in quel periodo assecondata da una serie di leggi che mettevano la prostituzione, appunto, fuori legge. Pubblici bordelli, dunque suggerisce Mandeville, non certo per indurre gli uomini all’incontinenza sessuale, ma per “incoraggiarli ad esercitare la lascivia in un luogo proprio, senza disturbare la pace della società, e con sì poco detrimento a se medesimi quanto possibile”.