Peareporter: “Somalia, la fine delle speranze”

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Immagine di Jehad NgaPunto della situazione somala dopo un fine settimana in cui le vittime degli scontri sono state un centinaio. Lo traccia Matteo Fagotto con l’articolo Somalia, la fine delle speranze. Una guerra senza fine che non si placa e all’interno della quale appaiono sfumate e opache le dinamiche che la stanno portando avanti.

“La situazione oggi in città è calma rispetto ai giorni scorsi” riferisce a PeaceReporter Bashiir Yusuf, residente a Mogadiscio, “Ma in generale la situazione peggiora in continuazione”. Più di cento morti in tre giorni di scontri, uno tra i bilanci più pesanti degli ultimi due anni di guerra. Dopo mesi di un conflitto a bassa intensità, i miliziani vicini alle Corti islamiche da una parte e gli eserciti somalo ed etiope dall’altra, sono tornati a darsi battaglia per le strade di Mogadiscio. Compromettendo, soprattutto, il lavoro diplomatico degli inviati Onu, che puntavano ai colloqui di pace del prossimo 10 maggio, in programma a Gibuti.

Secondo l’Onu, non tutto è perduto, e la possibilità di far incontrare le parti, per la prima volta in due anni, c’è. Una speranza che uno dei portavoce delle Corti, Sheikh Ibrahim Suley, ha di fatto affossato dichiarando alla Reuters che tutti i colloqui di pace sono sospesi per un periodo indefinito a séguito di quanto accaduto lo scorso fine settimana. Le Corti accusano l’esercito etiope di aver ucciso almeno 200 persone nella sola Mogadiscio, e di averne rapite altre 160, solo nell’ultimo weekend. Cifre respinte dalle Forze Armate, che incolpano le milizie islamiche per lo scoppio degli incidenti.

I due eserciti sono intanto riusciti a riconquistare la città meridionale di Guda, presa dagli insorti durante il fine settimana. L’occupazione di centri abitati, anche solo per poche ore, è una tattica che gli insorti hanno cominciato ad adottare con frequenza dall’inizio dell’anno, e secondo alcuni analisti locali mirerebbe esclusivamente a dimostrare la propria crescente forza nei confronti delle truppe etiopi.

I grandi perdenti della battaglia del weekend sono stati ancora una volta i civili, costretti a fuggire in massa da quella che sta diventando una vera città fantasma. Interi quartieri di Mogadiscio, specie nella zona settentrionale che è stata il teatro degli scontri più feroci, sono ormai disabitati. Secondo le cifre fornite dalla locale Elman Peace and Human Rights Organisation, nel 2007 un milione e mezzo di persone avrebbero abbandonato Mogadiscio, chi fuggito dai parenti in altre zone del Paese e chi finito nei campi di accoglienza, pochi chilometri fuori dalla città. I più sfortunati sono preda delle bande che controllano le vie di accesso alla città, e che spogliano gli sfollati dei loro ultimi averi.